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  Dicembre 2012

Articoli n° 2
MARZO 2006
 

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Le opportunitÀ di finanziamento offerte dalla Simest

Simest punta sulle piccole
e medie imprese del Sud

Box 42 mette in moto la provincia di Avellino

Il progetto MEDEA
e l’internazionalizzazione

Simest punta sulle piccole
e medie imprese del Sud
di Filomena LABRUNA


Piero Mastroberardino, vice presidente nazionale,
indica alle aziende i percorsi di internazionalizzazione

Simest apre alle piccole e medie imprese. L'annuncio giunge dal vice presidente nazionale Piero Mastroberardino, affermato imprenditore vitivinicolo e illustre docente universitario, da due mesi ai vertici della società per azioni, controllata dal Ministero delle attività produttive.

Da che cosa è stata determinata l'inversione di tendenza?
Oggi vi è una presa di coscienza diffusa del fatto che le istituzioni debbano tener conto della presenza, nel panorama delle piccole e medie imprese, ossatura del nostro sistema produttivo, di soggetti imprenditoriali che presentano tutte le condizioni per imboccare la via di una maggiore competitività. Al Sud esiste un tessuto imprenditoriale che ha le capacità per emergere.

In che modo? Quali sono gli strumenti concreti a disposizione delle piccole e medie imprese?
Simest fornisce strumenti finanziari flessibili. Mette a disposizione l'esperienza e la capacità di professionisti che accompagnano gli imprenditori nei processi di sviluppo all'estero.

Sono iniziative messe in campo già in altre occasioni. Qual è il tratto distintivo di Simest?
In primo luogo orientare i propri servizi in modo più mirato verso il target prima delineato costituisce senza dubbio un elemento di novità non trascurabile. A questo si accompagna il fatto che presso il nuovo target strumenti già consolidati possono produrre benefici superiori rispetto a quelli realizzati in passato.

Quali sono i principali ostacoli che frenano lo sviluppo? Come può un imprenditore, in un momento innegabilmente difficile, accettare la sfida dei nuovi mercati?
In primo luogo è bene avere consapevolezza che in certi frangenti l'accesso a nuovi mercati, caratterizzati da più elevati tassi di crescita dell'economia, consente di cogliere maggiori opportunità di sviluppo del business. Ma è chiaro che bisogna avere a disposizione tutte le informazioni necessarie e una efficace valutazione dei rischi. Sappiamo che nell'intero sistema paese, e in alcune aree più che in altre, si riscontrano alcuni evidenti fattori di svantaggio, come il peso di una burocrazia ridondante e poco efficiente. La semplificazione normativa nazionale e regionale è un passaggio importante nel recupero di competitività del nostro sistema di offerta.

Qual è il ruolo degli imprenditori in questo contesto?
Prendere coscienza delle opportunità, presentarsi con un'immagine aziendale solida e credibile, non tendere a trasferire su altri la componente di rischio calcolato che è connaturata al fare impresa, unire alla grande forza del modello familiare la giusta dose di managerialità, in modo da unire i punti di forza dei diversi approcci al problem solving nell'impresa. Dobbiamo trasmettere all'estero il modello di un sistema imprenditoriale maturo.

L'associazionismo, quindi, è un obiettivo da perseguire?
Certo e non bisogna nascondersi dietro l'alibi di una mancata propensione ad associarsi, né è ammissibile arroccarsi su posizioni pregiudiziali. È naturale che il fenomeno associativo ha maggior successo quando si realizza cogliendo opportunità di sinergie e limitando i rischi di collisione, in sostanza se ognuno riesce a comprendere che dedicando un po' di tempo e risorse al percorso in comune può consolidare le posizioni e favorire la creazione di condizioni di contesto più favorevoli e dunque ritrarre benefici anche indiretti non trascurabili.

E il ruolo delle istituzioni?
Anche le istituzioni pubbliche hanno il compito di favorire la creazione di un quadro regolamentare proteso a favorire le condizioni di competitività del sistema paese e dei suoi soggetti deputati alla generazione di benessere da ridistribuire alla collettività. In conclusione, il made in Italy è un grande brand "ombrello", di notevole potenzialità. Dobbiamo uscire dal guscio e accettare le nuove sfide ridefinendo alcuni principi che abbiamo ritenuto intramontabili e inattaccabili. Confido che anche Simest possa fornire un supporto prezioso in questa ridefinizione di scenario.

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