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  Dicembre 2012

Articoli n° 4
maggio 2006
 

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Il rilancio del modello
dei distretti produttivi



Le principali novitÀ
introdotte con la riforma della 488



Il rilancio del modello
dei distretti produttivi

Camillo CATAROZZO

Una crescita possibile per le imprese
coniugando autonomia e coesione

Il distretto produttivo deve diventare la piattaforma di sviluppo e tenuta della nostra economia


Il modello dei distretti produttivi dal 1966 al 2001 ha rappresentato un'importante macchina produttiva pur in presenza di un Paese che non possedeva il numero di grandi imprese degli altri paesi industrializzati, con una presenza marginale nei settori high-tech, con i più alti costi di energia in Europa, con gravi inefficienze infrastrutturali e in presenza di una pesante burocrazia. Tuttavia anche questo modello ha dovuto segnare il passo in presenza della concorrenza di nuove nazioni emergenti. Ed è proprio con la globalizzazione che la dimensione delle imprese diventa un fattore cruciale di competitività; ma forte è la resistenza delle aziende stesse a processi di concentrazione che farebbero perdere la loro individualità. Il distretto produttivo deve diventare la piattaforma di sviluppo e di tenuta della nostra economia, surrogando la grande industria in declino e sviluppando il processo di internazionalizzazione. V'è da osservare che non esiste simmetria tra la struttura economica unitaria del distretto e la struttura giuridica delle singole imprese. La finanziaria 2006 ha introdotto una disciplina fortemente innovativa - un vero e proprio "Statuto dei distretti produttivi" - in cui sostanza economica e forma giuridica convergono su obiettivi condivisi, creando una comune piattaforma sulla fiscalità, sugli adempimenti amministrativi, sull'attività negoziale, sulla finanza, sulla ricerca e sviluppo. La definizione di "libere aggregazioni territoriali" intende rappresentare un sistema di imprese che possono perseguire l'obiettivo del sostegno allo sviluppo in una logica di sussidiarietà orizzontale e verticale.
La fiscalità dei distretti viene articolata e armonizzata col sistema tributario e viene lasciata ampia libertà di scelta alle imprese, le quali possono optare per la tassazione consolidata, unitaria o individuale.
Il sistema della tassazione consolidata non fa altro che fruire dell'opportunità fiscale che viene attribuita ai gruppi aziendali: possono aderire al consolidato distrettuale (mediante apposita opzione triennale) solo le società di capitali, nel pieno rispetto della libertà di perimetrazione dell'area di consolidamento fiscale. Si perviene alla determinazione di un'unica base imponibile, costituita dalla somma algebrica dei redditi e delle perdite fiscali delle imprese aderenti: conseguentemente la liquidazione delle imposte avviene su base consolidata. È anche possibile trasferire immobilizzazioni e beni strumentali tra le imprese partecipanti in regime di neutralità fiscale. Tale sistema pone una problematica particolare rappresentata dal fatto che, se ai redditi di un'impresa partecipante si contrappongono le perdite di un'altra, l'imponibile distrettuale diminuisce; appare quindi corretto prevedere contrattualmente che l'apporto di perdite nell'imponibile distrettuale venga remunerato dalle imprese in utile in misura corrispondente alle imposte risparmiate: se ciò accade le somme riconosciute dall'impresa in utile a favore di quella in perdita (come contropartita delle imposte non versate all'Erario) sono prive di rilevanza fiscale.
Nel sistema della tassazione distrettuale unitaria, il distretto opera come un distinto soggetto di imposta al quale vengono imputati gli imponibili delle imprese che hanno esercitato l'opzione triennale. Ad un unico soggetto passivo tributario corrisponde una base imponibile determinata in modo unitario (e non quale somma algebrica come in precedenza) con le regole proprie dell'IRES: in questo caso la libertà negoziale delle imprese è soggetta al rispetto di principi guida scaturenti dalla circostanza che la tassazione unitaria opera su base pre-concordata e non effettiva; trattandosi di un imponibile sostanzialmente forfettizzato, la ripartizione del carico impositivo tra le aziende non può essere rimessa alla discrezionalità degli organi distrettuali ma deve essere improntata a principi di trasparenza e parità di trattamento, con la conseguenza che si possono adottare anche criteri non rigorosamente proporzionali, laddove sussistano ragioni di solidarietà tra le imprese (per sostegno occupazionale, per far fronte a congiunture sfavorevoli, per sostenere nuovi investimenti). Siamo in presenza di un valido esempio di uso virtuoso della leva fiscale ispirato a principi di sussidiarietà, in quanto orientato dal basso e non imposto.
Il sistema di tassazione su base individuale consente alle aziende di gestire individualmente il proprio rapporto fiscale secondo le ordinarie regole. In tutte le predette opzioni è possibile aderire al concordato preventivo triennale.
Altro elemento di novità è costituito dalla possibilità di pre-concordare i tributi locali per una durata triennale, con la conseguenza che, in caso di tassazione distrettuale unitaria, viene definita una cifra unica per tutte le somme di pertinenza degli enti locali. Riguardo agli adempimenti amministrativi, il distretto diventa l'unico referente delle imprese nei rapporti con la pubblica amministrazione, attraverso una funzione di pre-istruttoria, assumendo un ruolo di consulenza e certificazione.
Sull'attività negoziale, può concludere per conto delle imprese contratti attraverso un implicito rapporto di mandato.
Sotto l'aspetto finanziario, il distretto ha la possibilità di rimuovere le criticità nel settore finanziario perfezionando strumenti finanziari adeguati alle esigenze delle aziende quali i "bond di distretto", incentivando l'intervento di intermediari finanziari complementari alle banche tradizionali (venture capital, private equity), intervenendo nel settore delle garanzie, costituendo agenzie di valutazione del merito creditizio. Infine viene istituita un'Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l'innovazione con lo scopo di supportare e assistere i distretti facilitando l'accesso ai fornitori di tecnologia.
In conclusione, viene offerta una nuova opportunità per fare massa critica, per crescere aggregandosi nel rispetto delle identità aziendali.
Crescere per competere, coniugando autonomia e coesione, rappresenta la sfida necessaria del prossimo futuro.
Consigliere Ordine
dei Dottori Commercialisti di Salerno

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