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  Dicembre 2012

Articoli n° 4
maggio 2006
 

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Internazionalizzazione:
istruzioni per l’uso


Annibale PANCRAZIO

Come rilanciare l’economia evitando gli sprechi e la polverizzazione
degli interventi



Confesso che il mio articolo su CostoZero del marzo scorso mi ha fatto ricevere numerose e inaspettate attestazioni di solidarietà e condivisione delle mie idee non solo da parte di imprenditori, che voglio ringraziare pubblicamente in questa occasione. Per non passare però per il solito imprenditore disfattista che contesta e basta, con slogan di Bartaliana memoria: «tutto sbagliato tutto da rifare», e proprio per la consapevolezza di essere comunque parte di un sistema che è la classe dirigente economica del Paese, sento il dovere di far seguire a quell'articolo di denuncia, un altro “propositivo”, che possa indicare anche un percorso di costruzione, con proposte concrete sulle cose da fare per quanto attiene all'internazionalizzazione che continua a essere sempre più una chimera o uno dei tanti termini alla moda, da citare ad effetto in qualche convegno pubblico.
In questi due mesi, grazie alla grande sensibilità della presidente di Confindustria Campania Cristiana Coppola, che ringrazio ancora per aver accolto la mia proposta, finalmente è partito uno specifico tavolo di coordinamento regionale di Confindustria Campania. Ritengo sia un passo fondamentale per dare il segnale alla Regione Campania che il sistema di rappresentanza democratico delle imprese è unito, riesce a ragionare insieme e a proporre programmi comuni per tutto il territorio regionale. Naturalmente siamo solo all'inizio del percorso che ci porterà in tempi brevi ad incontrare gli assessorati competenti con la forte determinazione di denunciare le cose che non vanno, ma soprattutto di dare stimoli costruttivi e indicazioni serie sulle cose da fare e le azioni da adottare. Dalla prima riunione è emersa molto forte la volontà di fare un check sulle esigenze delle imprese delle cinque province e successivamente, negli incontri che faremo con le istituzioni, saremo pronti per le proposte e anche per ascoltare le problematiche che ha il “pubblico”. Siamo anche pronti a fare la necessaria autocritica qualora ce ne fosse bisogno, ma crediamo fermamente che sia arrivato il momento di cambiare registro. Iniziando dalla fine dell'articolo di due mesi fa, proverò a formulare qualche proposta operativa concreta, che può essere sicuramente l'inizio di un nuovo ragionamento sulla materia dell'internazionalizzazione. A livello nazionale, valuto positivamente le missioni-Paese in Cina, India, Bulgaria, Turchia, Brasile, che cercano di elevare l'immagine globale dell'Italia e dei nostri prodotti, “esportando” le eccellenze. Ho però qualche perplessità quando si ha l'ambizione, al seguito di tali missioni, in una mezza giornata, di mettere insieme operatori di tutte le dimensioni e di tutti i settori in incontri one to one: mi sembra evidente che in questo periodo di forte specializzazione e segmentazione dei mercati, i risultati poi non possano essere molto lusinghieri.
Ritengo che al seguito di tali missioni-Paese sia importante portare esclusivamente l'eccellenza, in termini di dimensioni e immagine, del sistema economico nazionale e puntare su qualche accordo di collaborazione commerciale, o magari sull'adeguamento di norme che non favoriscono la penetrazione dei nostri prodotti su tali mercati (penso alle cosiddette barriere non tariffarie). Un'altra grande riflessione si dovrebbe fare: se il nostro settore manifatturiero ha sempre puntato sull'eccellenza (prodotti di grande qualità e design, per consumatori esigenti ma naturalmente di fascia alta) perché non si è ancora fatta una missione-Paese negli Stati Uniti o in Canada o in Giappone? Oppure, se si vuole puntare su mercati nuovi ma di grande sensibilità a prodotti di fascia alta, perché non si è ancora pensato alla Corea o all'Australia?
Altro grande capitolo riguarda la partecipazione alle fiere delle imprese in Italia e all'estero. È molto importante iniziare a fare uno screening di tutti gli Enti che abitualmente favoriscono direttamente o indirettamente le imprese nella partecipazione alle fiere: sono sicuro che nell'elencarli certamente ne dimenticherei qualcuno, visto il numero così elevato di enti, tra cui l'Ice, la Regione, l'Ersac, la Provincia, la Camera di Commercio, gli Ept, le AAST e i Gal per il Turismo, qualche Comunità Montana, per il passato qualche grosso Comune; il risultato è che di frequente si effettuano delle "Collettive" che non distinguono i prodotti di una specifica impresa da quelli di un'altra azienda, non danno la possibilità ai pochi operatori che vanno al seguito di lavorare adeguatamente per l'assoluta carenza di spazio. Molto spesso anche l'allestimento lascia a desiderare in quanto manca la professionalità necessaria per contrattare gli allestitori, perché nella maggior parte degli enti la fiera è organizzata con discontinuità e non sempre dallo stesso funzionario. Tutto questo, ovviamente, a danno della qualità del "prodotto" finale. Al riguardo, non credo ci sia bisogno di più di cinque Enti, per lo stesso territorio, per fare la stessa cosa, a maggior ragione se poi molti di questi collaborano insieme in altri ambiti, vedi per esempio lo sportello Sprint, che riunisce Ice, Regione, Camera di Commercio. Non credo che le fiere debbano essere offerte gratis alle imprese: basterebbe pensare ad un co-finanziamento da parte delle imprese per abbattere di moltissimo il numero di richieste che gli enti pubblici ricevono da parte del mondo produttivo. Si può anche pensare di applicare una scaletta sulla percentuale di co-finanziamento per cui la piccola impresa potrebbe contribuire con un 30% del valore dell'area, la media impresa con un 50% e la grande con un 75%. Ritengo sia questo il miglior modo per avere la sicurezza che alla fiera partecipino tutte imprese realmente motivate e interessate, con un ritorno di immagine positivo per tutti.
Ultimamente sto riscontrando di grandissimo interesse l'organizzazione di iniziative di incoming, cioè dell'accoglimento di delegazioni di compratori esteri nel nostro territorio: a mio avviso un sistema di grande efficacia sotto il profilo costi/benefici. Infatti, basta pagare pochi biglietti aerei e qualche notte nei nostri alberghi per poi far visitare agli stessi buyer le nostre imprese. L'organizzazione dell'accoglimento di queste missioni è di notevole utilità per tutto il nostro sistema economico per molti motivi. Innanzitutto, per la sua funzione straordinaria di promozione territoriale, in special modo sulla fascia alta dell'offerta turistica, la più interessante e quella di cui la nostra regione è costantemente alla ricerca. Inoltre, privilegia moltissimo le imprese industriali rispetto a quelle commerciali, in quanto con la visita direttamente agli stabilimenti di produzione si favorirebbe soprattutto il comparto industriale che è sostanzialmente quello che crea la maggior occupazione. Nel mondo della produzione industriale ancora di più si stratificherebbe l'offerta fra le imprese che offrono qualità e servizio e quelle che fanno della quantità e del prezzo i loro plus competitivi. Naturalmente per fare questo è più che mai necessario il raccordo fra pubblico e privato, per fare insieme tutte le scelte propedeutiche alla preparazione di tali iniziative.
Noi siamo pronti, attendiamo fiduciosi che qualcuno ci chiami.

Vice Presidente Confindustria Salerno
delegato all’internazionalizzazione

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