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  Dicembre 2012

Articoli n° 4
maggio 2006
 

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Il viaggiatore: strumento ignaro per nuove architetture


Stefano castelli gattinara

Per il cliente suggestioni inedite negli alberghi che raccontano l’anima delle città


Ho spesso parlato di benessere, di architettura usata come mezzo di comunicazione, di architettura come strumento per ottenere il benessere, di architettura pensata come strumento per mantenere il nostro pianeta e come scudo di protezione per noi umani.
É rilevabile, in questi ultimi tempi, una tendenza che coniuga, che unisce, vari dei punti suddetti. É un filone d'architettura legato al "soggiorno momentaneo", nomade. É l'architettura che si occupa di offrire accoglienza e benessere ai "viaggiatori". Mi cimento, prima di entrare nei meandri di questo mondo dai mille aspetti, a cercare di definire "il viaggiatore", fruitore ultimo di questo mondo. Non trovando una definizione appropriata mi viene più facile associare il viaggiatore ad una persona con un forte spirito di adattamento, inteso come la necessità, in ogni luogo in cui andiamo, di ritrovare punti di riferimento conosciuti. Mi viene in mente quando siamo in viaggio e gioiamo nel trovare un ristorante italiano, visto come oasi in un ambiente ostile o come tendiamo a familiarizzare e a coalizzarci con i nostri compatrioti molto più facilmente di quando li abbiamo a portata di mano nel nostro Paese. Mi ritorna anche in mente che il geniale Bruno Munari ideò una scultura da viaggio, simbolo del nostro ambiente che viaggia con noi e che rende familiare l'ambiente "estraneo" in cui lo collochiamo. Gli alberghi, da semplici luoghi di passaggio, si tramutano, oggi, in occasioni per "esercitare" architettura e design, cultura, o divenire luoghi simbolo di città, spunto per il recupero di patrimoni monumentali o semplicemente mete per ritrovare l'armonia con se stessi, quel tanto sospirato benessere interiore che ci sta a cuore. É l'esempio dell'Hotel Bulgari a Milano, inaugurato nel 2004 e opera dello studio Antonio Citterio & Partners, dove si respira un'atmosfera urbana, sottolineata dal colore dei materiali che vanno dal marmo dello Zimbabwe al teck, dalla quercia sbiancata alla pietra di Vicenza. Ma nello stesso luogo è possibile ritrovare l'armonia e la rilassatezza, il benessere con se stessi, fruendo del giardino che offre la scoperta di angoli per la meditazione piuttosto che della “spa” dove acqua e materiali si fondono per farci dimenticare il mondo frenetico che si agita al di fuori. xAltro esempio, è l'Hotel Aleph a Roma, opera dell'Architetto A.D. Tihany, vincitore del premio europeo per il migliore design d'interni. Sorge in un edificio storico romano che ospitava la sede di una banca. L'architetto ideatore sostiene che «gli alberghi hanno il dovere di comunicare le atmosfere della città in cui sorgono» in contrapposizione con la tendenza di far ritrovare l'ambiente domestico al fruitore. Per questa negazione adotta la strategia di «…personalizzare l'hotel offrendo al cliente tentazioni che non troverebbe mai a casa sua», e ispirandosi alla Divina Commedia, troviamo l'inferno che permea gli ambienti della tentazione identificati nel bar e nel ristorante e nel nucleo di aggregazione della hall; il purgatorio identificato nelle stanze dove sono adottate tonalità calde del beige e dell'avorio, per terminare nel Paradiso, nascosto e celato nell'ex bunker della banca, luogo dove purificarsi e rigenerarsi, identificato con una spa che offre dalla piscina termale al bagno turco in un'armonia di materiali, di colori e di suggestioni. L'accesso a questo Paradiso, terrestre, avviene tramite la massiccia porta della cassaforte del bunker, quasi a custodire un bene prezioso.
Un altro hotel pensato come luogo unico di intrattenimento e svago è quello progettato da Jean Nouvel a Lucerna, anche il suo nome "The Hotel", con l'articolo iniziale vuole sottolineare la sua unicità. In ognuna delle 25 stanze, ciascuna diversa dall'altra, sul soffitto, sono proiettate scene cult del cinema d'amore, lo spettacolo è offerto anche a quanti, di notte, passeggiano nel centro di Lucerna. Un palcoscenico dove l'ospite, attratto dalle proiezioni sui soffitti, immerso in questa luce animata, diventa soggetto di un altro film: quello immaginato dal passante della strada; viene a rompersi il confine tra il dentro e il fuori, l'intimità racchiusa in una stanza d'albergo è esposta all'occhio del passante. Dall'esterno, la vista notturna è suggestiva: i soffitti illuminati dipingono un mosaico sulla facciata dell'albergo. All'interno i corridoi sono totalmente senza ornamento o colore così da massimizzare l'effetto sorpresa quando si entra in camera. In tutto l'albergo, gli arredi sono stati disegnati da Jean Nouvel che non ha lasciato niente al caso: scrivanie, letti, tavoli, sedie, poltrone sono tutte firmate dall'architetto-designer francese. Tutti i divisori verticali sono fatti di legno e tutti i pannelli orizzontali sono realizzati in acciaio inossidabile: un'interazione affascinante di natura e tecnologia. Nouvel disponeva di un'anonima palazzina, in pietra arenaria, di inizio novecento, da trasformare in un punto di riferimento per la clientela più esclusiva di passaggio. Lo stesso architetto francese afferma che «bisogna trovare un altro approccio per mostrare il lusso. Prima, in architettura, lo si misurava con le decorazioni, con i dipinti e i fregi, in camere barocche. I miti di questi ultimi decenni, invece, sono legati all'immagine, al cinema soprattutto. Ed è questo che ho voluto esprimere».
Si identifica, invece, come oasi di salute e benessere, un'altra tipologia di albergo anche se, in questo caso, il termine è senz'altro riduttivo. Parlo, ad esempio, dell'Ulusaba Lodge, dove il lusso delle suite si fonde con la bellezza incontaminata della natura sudafricana. L'Ulusaba è un angolo di Terra dove ancora l'uomo non ha alterato nulla, preso e protetto dall'ideatore e proprietario Richard Branson che iniziò quest'avventura nel 1999. Il fruitore di questo posto si trova immerso e completamente inglobato nella natura che lo circonda, di "materiale" si percepisce solo il lusso e l'esclusività economica di questo posto unico. O del Pita Maha, nel cuore di Bali, immerso nella natura che come slogan propone relax e bellezza, o dei tanti riad esclusivi marocchini, dimore nobili trasformate in ospitali alberghi dove vivere soggiorni esclusivi, rivisitazione in chiave moderna di edifici unici, caratterizzati dalla centralità dello spazio aperto e dalla caratteristica collocazione degli ambienti su questo spazio, oltre alle terrazze, coni di vista esclusivi sulla città.

*Architetto - studio-architettura@castelli-gattinara.it

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