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  Dicembre 2012

Articoli n° 4
maggio 2006
 

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Le proposte industriali
per lo sviluppo della logistica

Le infrastrutture e il rilancio della competitivitÀ del Paese


Le proposte industriali
per lo sviluppo della logistica

Emma MARCEGAGLIA

Una grande opportunità per un’economia sempre più internazionale

La mobilità di beni e persone è sempre più percepita come un fattore fondamentale di sviluppo

Oltre che di infrastrutture c’è bisogno di politiche per lo sviluppo della logistica, di liberalizzazioni dei mercati e di semplificazioni procedurali

Ho aderito volentieri all'invito di CostoZero per illustrare, in questo numero del magazine dedicato alle infrastrutture, la posizione di Confindustria sviluppata su questo tema all'interno del "Progetto Logistica" di cui il 1° febbraio scorso sono stati presentati i primi, consistenti risultati nell'ambito della Giornata per la Logistica, svoltasi a Roma con una grande partecipazione del sistema associativo e con l'intervento di autorevoli esponenti delle imprese coinvolte e di tutte le componenti sociali, economiche e politiche interessate.
L'attuale Presidenza confederale considera, infatti, la logistica una priorità strategica per il rilancio della competitività del Paese, essendo determinante il suo ruolo ai fini della crescita e della modernizzazione dell'intero sistema economico nazionale.
L'Italia ha, infatti, grandissime esigenze di logistica, cioè di imprese, strutture, tecnologie, regole e standard operativi in grado di sostenere un'economia che sia sempre più orientata alla dimensione internazionale, tanto dal lato dello sviluppo della presenza sui mercati esteri, quanto da quello della capacità di attrarre capitali e investimenti sul territorio nazionale.
La competizione globale viene ormai giocata non solo sulla concorrenza, sulla qualità e sui prezzi, ma anche sulla attitudine e prontezza di adeguare sistemi e processi ad una più ampia dimensione dei mercati di produzione e consumo: la "mobilità" di beni e persone è sempre più chiaramente percepita come un fattore fondamentale di sviluppo. Nel nostro Paese il sistema economico non ha ancora trovato un coerente sostegno della logistica e dei servizi ad essa collegati, necessario all'accelerazione e alla crescita continua dei flussi commerciali. Esiste, anzi, un vero e proprio "vincolo logistico", che rischia di annullare le notevoli opportunità che la competizione globale può offrire al nostro Paese. Questo vincolo, in particolare, coinvolge il nostro Mezzogiorno; il ruolo di potenziale "piattaforma logistica" continentale di quest'area può oggi effettivamente realizzarsi, grazie alla sua posizione strategica in un Mediterraneo non più e non solo "ponte" tra Europa, Nord Africa e Medio Oriente, ma "nodo di scambio" dei flussi commerciali da e per una vastissima area in piena espansione economica che va dal Sub-continente Indiano all'Estremo Oriente.
Questa grande occasione di sviluppo sarà tanto più straordinaria quanto più il nostro Paese sarà in grado di offrire sia infrastrutture e servizi logistici e di trasporto, sia opportunità di localizzazione produttiva, ad essi collegati, per la manipolazione di merci e semi-lavorati, prima del loro trasferimento sui mercati di sbocco. A fronte di un innegabile "vantaggio localizzativo", l'offerta di logistica del nostro Paese presenta diversi punti di forza, ma anche limiti strutturali.
Il più evidente di tali limiti è il sottodimensionamento del mercato dei servizi logistici integrati, cioè di quei servizi in grado di integrarsi nei nuovi modelli organizzativi delle imprese industriali: con la fabbrica "aperta" o "mobile" o "multi-localizzata" occorre un'offerta logistica più forte e attrezzata di quella attuale. La notevole crescita della mobilità delle merci e delle persone fa sì che i costi per i servizi logistici incidano inevitabilmente in misura determinante sui costi di produzione e sulla competitività. Questi costi si stanno rivelando in Italia ben più significativi rispetto agli altri Paesi (secondo alcune stime il divario è mediamente del 25%) e si aggiungono ai maggiori costi di altri fondamentali fattori produttivi, come l'energia.
Il rilancio dell'economia nazionale dipende dalla capacità delle imprese non solo di innovare e aggiungere qualità ai propri prodotti, ma anche di controllarne e ridurne i costi complessivi: per quelli logistici, tra i più rilevanti, esistono significativi margini di potenziale ridimensionamento.
I maggiori costi logistici rilevabili nel nostro Paese derivano soprattutto da inefficienze individuabili sia in termini di regolazione e funzionalità dei mercati, cioè nella domanda e nell'offerta di servizi logistici, che in termini strutturali, cioè nell'infrastrutturazione e negli standard tecnico-operativi.
La sommatoria dei limiti economici e strutturali della logistica porta ad un'incidenza dei costi esterni generati dalla congestione più elevata rispetto agli altri Paesi europei.
Nel nostro Paese, ad esempio, la congestione determina un aggravio dei costi di trasporto valutabile nell'1,4% del PIL, a fronte di una media europea dell'1%. Secondo i risultati di alcune simulazioni, da qui al 2010, senza interventi modificativi della tendenza in atto, l'incidenza sul PIL dei costi di congestione passerebbe a 1,8% in Italia e a 1,3% in Europa. La necessità di evitare che tale scenario diventi realtà è dunque evidente ed esistono gli spazi per ridurre l'incidenza di tali costi, migliorando la funzionalità e l'efficienza del nostro sistema. I servizi logistici prodotti direttamente (in conto proprio) dall'utenza manifatturiera e commerciale italiana risultano preponderanti (84,5% del mercato), e questo rappresenta ancora un dato incoerente rispetto ai principali Paesi concorrenti; ugualmente rilevante, è il peso del conto proprio sulla logistica allargata al trasporto (65,6%).
È evidente che l'offerta logistica reperibile sul mercato non è ancora in grado di fornire risposte adeguate alla domanda, sul piano dell'efficienza, dei prezzi e della qualità dei servizi.
È quindi necessario intervenire sulle cause strutturali che ancora impediscono un più ampio ricorso all'outsourcing dei servizi logistici e di trasporto, anche promuovendo un approccio dell'utenza industriale e commerciale più orientato alla ricerca sul mercato delle soluzioni alle proprie esigenze logistiche. Ma preoccupanti sono anche la carenza di imprese nazionali ed il rischio di "colonizzazione" del nostro mercato logistico. Negli ultimi anni si sta assistendo ad una costante e progressiva acquisizione di imprese nazionali da parte di operatori esteri e, contemporaneamente, ad una perdita di competitività delle imprese nazionali di logistica sui mercati esteri. Appare evidente che le imprese estere percepiscono benissimo le opportunità logistiche nazionali, ma tutto questo, da vantaggio per l'attrazione di investimenti esteri, non deve diventare il modo col quale il nostro Paese possa trasformarsi solo in un luogo di transito, con ulteriore incremento dei costi da congestione. Vanno quindi promossi lo sviluppo e la competitività delle imprese logistiche nazionali con opportune misure di politica industriale, ma anche agendo sul fronte dell'apertura dei mercati e delle liberalizzazioni.
Alle carenze imprenditoriali dell'offerta, si aggiungono i vincoli e le rigidità "di sistema" a livello di infrastrutture ma anche di apertura dei mercati, di regolamentazioni tecniche e operative, che insieme realizzano una strozzatura insostenibile per la complessiva attività logistica e produttiva.
Di fronte alle nuove esigenze della domanda, ai limiti dell'offerta ed all'inadeguatezza dei sistemi operativi, è essenziale un'azione di efficace rilancio e sviluppo della logistica, anche se l'impostazione risulta complessa e difficile, perché necessita, allo stesso tempo, di interventi distinti e coerenti, materiali e immateriali, di grande e piccola dimensione. Anche gli interessi in gioco sono molteplici (operatori logistici e/o del trasporto; gestori di infrastrutture puntuali e a rete; imprese industriali e commerciali, utenti e/o produttrici in proprio di logistica) e, in parte, divergenti, per cui non è semplice reperire il necessario consenso al cambiamento in una logica di sistema.
Proprio la difficoltà del tema rappresenta uno stimolo per l'elaborazione di proposte concrete ed efficaci per lo sviluppo della logistica, in grado di conseguire un sufficiente livello di adesione a partire dalla sua complessa articolazione di interessi. In tal senso, negli ultimi mesi Confindustria ha delineato diverse proposte, su alcuni grandi ambiti di intervento, attorno alle quali si è già verificato un ampio consenso della base associativa.
Si tratta, innanzitutto, di proposte di azione in campo infrastrutturale. La logistica delle merci e delle persone è, per il nostro Paese, una importante opportunità che sarà possibile sfruttare pienamente solo disponendo di strutture efficienti e di qualità e costi competitivi dei relativi servizi.
Il verificarsi di queste condizioni coinvolge necessariamente le infrastrutture complessivamente dedicate alle merci e alle persone e, in particolare, i nodi di scambio attraverso i quali i flussi sono prima accolti e poi indirizzati verso le altre modalità necessarie alle loro destinazioni finali.
Nodi e strutture ad essi collegate potranno, poi, consentire di aggiungere valore alle merci con la "lavorazione" dei flussi, dopo la quale le stesse saranno indirizzate ai mercati finali di produzione e consumo. Soprattutto questa funzione può generare un impatto considerevole sull'economia, rispetto alla semplice gestione dei flussi in transito.
Purtroppo proprio nei campi della "interportualità" (cioè nodi specificamente dedicati alla funzione di lavorazione) o della "retro-portualità" (cioè aree inserite nei nodi, come porti o aeroporti, nelle quali svolgere tali funzioni) il nostro Paese presenta livelli particolarmente deficitari di infrastrutturazione, soprattutto nel Mezzogiorno, che con la sua portualità potrebbe essere il fondamentale beneficiario dei flussi commerciali, specie di quelli containerizzati. Un altro problema da affrontare riguarda la disponibilità di assi di comunicazione terrestre (stradale e ferroviaria) connesse ai nodi, lungo i quali merci e persone si avviano verso le destinazioni finali. Queste possono essere le città del nostro Paese, per le quali va affrontato un problema non irrilevante di city logistics (cioè di gestione intelligente dei flussi urbani), o quelle di altri Paesi e, in questo caso, è essenziale il passaggio di una barriera naturale come le Alpi, i cui punti di transito (soprattutto stradali) soffrono di rilevanti problemi di saturazione.
L'infrastrutturazione, quindi, ricopre un ruolo determinante per l'efficienza logistica, ma la risoluzione dei deficit esistenti deve necessariamente confrontarsi con una finanza pubblica restrittiva: occorre, in particolare, procedere ad una rilettura in chiave logistica della legge obiettivo e alla connessa riselezione degli interventi.
L'attuazione di giganteschi programmi infrastrutturali, senza un chiaro ordine di priorità rispetto a seri e specifici progetti di sviluppo economico come quello logistico, non ha molto senso, ma soprattutto ha poche chance di realizzazione. Per Confindustria occorre, dunque, una funzione di attenta valutazione che conduca ad una selezione serrata dei progetti logisticamente più efficienti, cui attribuire una reale priorità di finanziamento e di realizzazione. E questo discorso non vale solo per le grandi infrastrutture, ma anche per quelle minori, cioè di interventi anche di modesta entità finanziaria (raccordi, dragaggi, impiego dell'ICT, aree di scambio, ecc.) che potrebbero offrire un contributo rilevantissimo all'efficienza logistica di sistema.
Ai fini dello sviluppo logistico, insieme a quelli infrastrutturali, vanno posti in essere altri interventi, parimenti importanti e necessari.
Specifiche linee di azione vanno certamente rivolte alla liberalizzazione dei mercati direttamente coinvolti nell'attività logistica, alla definizione di una politica industriale per lo sviluppo imprenditoriale della logistica, all'adeguamento dell'assetto giuridico e regolamentare sul quale poggiano le varie attività coinvolte e in gran parte retto da logiche strettamente settoriali, poco aperte all'integrazione.
Su tutti questi aspetti, sinteticamente richiamati, Confindustria intende sviluppare una attività continua di stimolo e sollecitazione ai fini della concreta attuazione di misure volte alla crescita del sistema economico nel suo complesso e al recupero di più adeguati livelli di competitività dell'apparato produttivo: si tratta di un realistico contributo di idee e proposte che guarda alla logistica e all'ammodernamento infrastrutturale del Paese come una priorità strumentale, la struttura portante, materiale e immateriale, dell'economia nazionale e, in definitiva, una vera opportunità per prospettive di sviluppo più stabili e certe.

Vice Presidente Confindustria per l’Impresa e il Territorio

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