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  Dicembre 2012

Articoli n° 4
maggio 2006
 

EDITORIALE - Home Page
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Il territorio non è un bene riproducibile


Giovanni LETTIERI

Si avranno a disposizione, forse per l'ultima volta, fondi ingenti per riequilibrare le nostre aree rispetto agli standard di regioni più avanzate d'Italia e d'Europa


Il territorio non è un bene riproducibile. Quando si parla di infrastrutture bisognerebbe tenerne conto. Le richieste non possono essere indiscriminate, ma essere coerenti con le strategie di sviluppo messe in campo. Si è alla vigilia della nuova fase 2007-2013 dei Fondi Strutturali. Si avranno a disposizione, forse per l'ultima volta, fondi ingenti per riequilibrare le nostre aree rispetto agli standard di regioni più avanzate d'Italia e d'Europa. Le cospicue risorse affluite in Campania e nel Mezzogiorno in cinquant'anni di intervento straordinario, nelle varie declinazioni che ha assunto storicamente, hanno contribuito alla modernizzazione del Sud ma non a chiudere definitivamente la questione meridionale. Occorre far sì che questo avvenga nei prossimi anni. È un traguardo obbligato, visto l'estendersi dell'Unione Europea e la prospettiva di un futuro non lontano in cui sempre minori attenzioni potrebbero essere poste verso le problematiche del Mezzogiorno. Ciò, purtroppo, si verificherà comunque, anche in mancanza del superamento degli attuali squilibri. L'allargamento dell'Ue ai nuovi membri eleva infatti automaticamente la media degli indicatori meridionali.
Per centrare il bersaglio, vanno selezionati gli interventi. La Campania e le altre regioni meridionali debbono innanzitutto puntare su quei grandi progetti strategici la cui realizzazione determinerebbe un salto di qualità per gli assetti economici e sociali dell'area. Dal potenziamento di una rete dei trasporti, specialmente ferroviaria, ancora molto arretrata, alla questione del gap energetico. A quest'ultimo riguardo, basterà osservare che regioni come la Campania non solo sono importatrici per circa l'80% del fabbisogno di energia, ma sono anche vittima di una rete distributiva inefficiente, causa di sprechi e interruzioni del servizio, con danni rilevanti per l'apparato produttivo e per l'intera collettività.
Le risorse europee vanno concentrate soprattutto sugli assi infrastrutturali, materiali e immateriali. Bisogna inoltre finanziare partite fondamentali per la crescita del territorio, come ad esempio la creazione dello scalo internazionale di Grazzanise. Così come vanno risolte drammatiche emergenze quotidiane, che danneggiano qualità della vita e bilanci aziendali, come quella dei rifiuti.
Altra questione sono i tempi e le modalità degli interventi di infrastrutturazione. In proposito andrebbe favorito il coinvolgimento sia finanziario che gestionale dei privati. Accelerando un processo già in atto. In Campania circa il 45% dei bandi pubblicati per opere pubbliche registra forme di partenariato pubblico-privati. Il ricorso alla finanza di progetto è passato dall'11% del 2002 al 27% del 2004. Andrebbero snellite le procedure del project financing per stimolare ulteriormente l'uso di uno strumento prezioso, sia per la maggiore efficienza manageriale assicurata dai privati, sia per la possibilità di ricorrere a fonti complementari, in una fase delicata per i conti pubblici del Paese. La proposta avanzata dall'Unione Industriali di Napoli è che tutte le opere usufruibili mediante tariffa siano realizzate con la finanza di progetto.
Un problema specifico è quello dell'infrastrutturazione e della manutenzione delle aree industriali. Qui serve recuperare letteralmente, in senso "fisico", spazio per l'attività d'impresa. Superando nodi come il commissariamento dell'Asi di Napoli, che da anni condiziona negativamente la gestione delle aree, che andrebbero razionalizzate e ricondotte a livelli di maggiore agibilità, anche sul piano dei servizi essenziali.
È da condividere in tal senso lo sforzo innovativo effettuato dall'Assessore alle Attività Produttive Cozzolino con la realizzazione degli Stati generali dell'economia. Vanno verificate le potenzialità dell'istituendo fondo immobiliare cui conferire le aree industriali regionali. Con l'attenzione a evitare errori del passato, quali la commistione tra funzioni produttive e residenziali.

Presidente dell'Unione Industriali di Napoli

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