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  Dicembre 2012

Articoli n° 4
maggio 2006
 

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Le proposte industriali
per lo sviluppo della logistica

Le infrastrutture e il rilancio della competitivitÀ del Paese


FEDERTRASPORTO
Le infrastrutture e il rilancio della competitivitÀ del Paese

Gian Maria GROS-PIETRO

La politica dei trasporti va riconvertita in chiave logistica per consentire alle imprese del settore di crescere regole negoziali

Dall’offerta autostradale italiana emerge un deficit del 63% rispetto alla media europea di km per milione di abitanti

Servono alcune grandi opere per avvicinare il Mezzogiorno e assicurare le connessioni con i grandi corridoi marittimi internazionali

In assenza di certezza del contesto o di capacità di governo si rischia che la realizzazione di infrastrutture venga rimandata nel tempo

Secondo autorevoli istituti di ricerca, le previsioni di medio termine indicano un proseguimento del trend espansivo dell'economia internazionale; l'Italia, trainata dal buon andamento della domanda mondiale, potrebbe finalmente uscire da una fase di stagnazione che si protrae ormai da diversi anni, pur rimanendo immutate le debolezze strutturali alla radice della ridotta competitività. Siamo infatti un Paese che si trascina una serie di carenze di diversa natura e tipologia, che pesano sulle capacità di accelerazione del sistema produttivo: ricerca, innovazione, produttività, liberalizzazione, fiscalità, burocrazia, sono alcune delle aree dove è prioritario l'intervento per ridare "gambe" allo sviluppo.
In particolare, le reti infrastrutturali fungono da motore per la crescita economica, sociale e culturale del Paese: permettono infatti la soddisfazione di bisogni umani fondamentali, quali il mantenimento di moderni standard qualitativi di vita; lo sviluppo di attività produttive e la creazione di ricchezza; la comunicazione, la mobilità e lo scambio di persone, merci e dati.
Risalta invece agli occhi di tutti l'inadeguatezza della dotazione infrastrutturale del nostro Paese, soprattutto nel trasporto, dove strozzature e anelli mancanti producono diseconomie, impediscono recuperi di produttività, ostacolano la creazione di nuova occupazione; in sintesi, bloccano le prospettive di sviluppo. Nel trasporto, più che in altre attività, il tempo è denaro. Ed è denaro di tutti perché il tempo che si perde in coda per entrare in città o per l'imbarco, in dogana, in attesa di un carico, ai valichi o per attraversare un tunnel è un costo elevato che si riverbera non solo sui prezzi del trasporto, e quindi sui prezzi dei prodotti, ma anche sulla produttività di chi si sposta e sull'ambiente. La transitabilità del territorio e delle frontiere non è solo vitale per la competitività della nostra industria, è anche un importante fattore di attrazione di investimenti stranieri e di flussi turistici. Gli investimenti in infrastrutture di trasporto, inoltre, hanno un impatto di rilievo sull'economia in termini di sostegno ciclico (incremento di PIL e occupazione) e di aumenti di produttività e competitività, funzionali all'innalzamento del tasso di sviluppo potenziale del Paese.
Il deficit infrastrutturale
L'Italia ha accumulato negli anni un forte gap infrastrutturale e gestionale nel sistema dei trasporti, connesso al mancato adeguamento dell'offerta alla crescita della domanda; ciò comporta: squilibri nella ripartizione modale del traffico; insufficiente integrazione fra modi di trasporto; ridotta connessione con la rete europea; mancata valorizzazione del Mezzogiorno. In tale contesto, la strada ha svolto e svolge tuttora un ruolo di supplenza nei confronti delle altre modalità, sostenendo quote rilevanti di domanda: oltre l'80% del trasporto - sia passeggeri che merci - utilizza la strada.
Dall'offerta autostradale italiana emerge un deficit del 63% rispetto alla media europea di km per milione di abitanti e dell'88% rispetto alla densità veicolare.
Le opportunità da valorizzare
La difficile conformazione morfologica italiana non deve essere percepita come un ostacolo allo sviluppo delle vie di comunicazione, bensì come una singolarità in grado di tradursi in un punto di forza, vero "asset" strategico per la crescita del nostro Paese, avendo chiaro che la mobilità è l'asse portante del processo di sviluppo di un Sistema-Paese. Non si può ignorare che oggi l'espansione economica mondiale è guidata dall'Asia, nè si può pensare di fare concorrenza ai Paesi emergenti sul terreno del costo del lavoro. Va però tenuto presente che il traffico delle merci proveniente dall'Oriente deve transitare obbligatoriamente dal canale di Suez per arrivare in Europa. Sfruttando il vantaggio competitivo della propria posizione geografica (5 giorni di viaggio in meno rispetto ai porti del Nord Europa), l'Italia si può proporre come piattaforma logistica nel Mediterraneo per i prodotti asiatici. É importante tuttavia che gli imprenditori non si limitino a scaricare e rivendere le merci a basso prezzo in arrivo, ma sfruttino le opportunità offerte dalla divisione internazionale dei processi produttivi, attivandosi per elaborare i semilavorati in arrivo (manipolazione, confezionamento), arricchire i prodotti di valore aggiunto a marchio Italia, sviluppare funzioni di assistenza, gestione e perfezionamento del prodotto. In questo senso la sfida è tradurre in opportunità il rischio della concorrenza dei paesi emergenti. Analogamente, adeguate e moderne infrastrutture sono indispensabili per lo sviluppo del settore del turismo, nel quale il nostro Paese, per l'eccezionale dotazione di beni culturali e ambientali, gode di un vantaggio inimitabile, che resta tuttavia ampiamente sottoutilizzato. Ciò avviene perchè attualmente le carenze del sistema dei trasporti rendono difficile e costosa l'accessibilità in molte mete italiane, soprattutto al Sud. Non dimentichiamo che il turismo rappresenta circa il 10% del PIL nazionale e costituisce una forte leva per lo sviluppo, in quanto in grado di alimentare un circolo virtuoso capace di sostenere e incrementare i livelli di occupazione e delle attività produttive collegate, sia nel settore commerciale che in quello industriale. Per il Mezzogiorno, in particolare, il grande potenziale di capacità di attrazione turistica rappresenta un'occasione unica di rilancio economico e sociale.
Gli effetti della globalizzazione
Un altro fattore da tener presente per inquadrare il ruolo delle infrastrutture per lo sviluppo economico è dato dalla globalizzazione; questa realtà sta provocando una divaricazione fra l'interesse dei territori e quello delle imprese:
- i primi, alla luce del processo di redistribuzione internazionale della divisione del lavoro, sono in competizione fra loro per attrarre investimenti produttivi, anche in funzione della propria dotazione di infrastrutture e servizi;
- le imprese invece possono delocalizzare le attività produttive, ma questo fenomeno comporta problemi per il territorio "abbandonato", in termini di perdita di posti di lavoro.
Diventa allora cruciale elevare la competitività del territorio, arricchendolo della necessaria dotazione infrastrutturale e di servizi, funzionale non solo a trattenere le imprese esistenti, ma anche ad attrarre nuovi investimenti produttivi. L'espansione del mercato della logistica, su scala europea e globale, è una delle occasioni che l'Italia può e deve cogliere, anche perché i posti di lavoro connessi alla logistica hanno il vantaggio di non essere delocalizzabili. Gli operatori del trasporto, e non solo del trasporto, sono pronti ad investire; i più strutturati lo fanno da tempo e con successo, ma hanno anche bisogno di certezze sugli indirizzi e le scelte delle politiche pubbliche.
L'obiettivo del riequilibrio modale
Come è noto, l'Italia ha caratteristiche produttive, morfologiche e storiche particolari. Ha un tessuto di piccole e medie imprese sparse sul territorio, è circondata dalla barriera alpina e dal mare, è percorsa da rilievi in tutta la sua lunghezza e ha un'alta densità abitativa. Inoltre ha una tradizione marinara da cui abbiamo ereditato realtà portuali collocate nel cuore storico delle nostre città. Da qui nascono molte delle nostre difficoltà e da qui dobbiamo partire per dare risposte alle esigenze di mobilità di un Paese moderno, inserito nel contesto europeo e globale. La domanda di mobilità che si sta sviluppando richiede un uso più razionale delle infrastrutture esistenti; a questo proposito spesso si parla di esigenza di riequilibrio modale. Da questo punto di vista siamo tutt'altro che soli: in tutta Europa il rapporto tra modalità è fortemente sbilanciato a favore della strada. Tuttavia anche qui occorre esser chiari. Le diverse modalità di trasporto sono intercambiabili solo a certe condizioni, per determinati tipi di spedizioni, per percorrenze medio-lunghe, e qualunque spedizione è destinata ad iniziare e/o terminare il suo percorso su un camion o su un furgone. Il trasporto stradale ha caratteristiche di flessibilità e capillarità non eguagliabili, tanto più in un Paese che ha le peculiarità prima descritte. Non a caso anche a Bruxelles si discute su come trasferire dalla strada ad altre modalità non la maggior parte dei carichi, ma la crescita prevista, e già questo è considerato un obiettivo ottimistico. La nozione di riequilibrio modale è di uso corrente come espressione sintetica delle politiche sostenute, soprattutto dall'Unione europea, a fini di contenimento dell'impatto ambientale dei trasporti e della congestione, rilancio della modalità ferroviaria e promozione del corto raggio marittimo. L'Italia presenta tuttavia peculiarità che suggeriscono di porre la questione del riequilibrio modale nell'ottica più ampia dell'ottimizzazione della complementarietà intra-modale e inter-modale per la crescita quantitativa e qualitativa dell'offerta, a fini di sviluppo. Non ci sono rivoluzioni da fare, ma correttivi da calibrare per ottenere almeno due risultati:
- rendere più elastiche le condizioni di economicità della multimodalità per il committente, in termini di tempo, prezzo e qualità, così favorendo l'uso del ferro, del mare e del cielo;
- ottimizzare i carichi destinati comunque a viaggiare su strada, per ridurre in misura apprezzabile la percentuale di veicoli che circolano vuoti o semi vuoti.
Gli operatori del trasporto hanno abbandonato da tempo l'ottica della competizione tra modalità in favore di una collaborazione e complementarità in chiave logistica, che è ben più produttiva per tutti. L'upgrade qualitativo e quantitativo dell'offerta di trasporto è diffusamente immaginato in chiave di flessibilità plurimodale, e su di essa soprattutto si incardinano i servizi suscettibili di produrre risultati apprezzabili anche in tempi brevi, come le autostrade del mare e il complesso pacchetto per la fruibilità turistica del territorio italiano.
Le strategie di intervento: la posizione di Federtrasporto
In tale contesto si inserisce l'attività di Federtrasporto, costituita nel 1993 come federazione delle imprese di trasporto terrestre aderenti a Confindustria, che associa oggi anche larga parte del trasporto marittimo, aereo e dei servizi logistici. La convinzione era allora ed è ancora oggi che solo mettendosi uniti intorno ad un tavolo, ciascuno mettendo in gioco le proprie competenze e responsabilità, fosse possibile superare un approccio tradizionale di divisione e competizione modale per approdare ad una logica di integrazione mettendo "a sistema" i diversi anelli della catena del trasporto, in dialogo costruttivo con il vasto e variegato mondo delle imprese che generano domanda di mobilità.
Le risorse, anche di territorio, sono limitate e allora è vitale concentrare gli interventi e puntare sulle tecnologie. Servono alcune grandi opere, per avvicinare il Mezzogiorno e per assicurare le connessioni con i grandi corridoi marittimi e terrestri internazionali. Sono urgenti le opere minori di magliatura della rete, realizzabili in tempi più brevi e mirate ad eliminare i colli di bottiglia, a decongestionare i nodi urbani, a connettere in modo efficiente le reti delle diverse modalità. E servono le applicazioni tecnologiche e informatiche, in grado di favorire, anche in ambito urbano, la fluidificazione dei transiti, l'ottimizzazione dei flussi, la sicurezza e l'interoperabilità dei sistemi, anche oltre frontiera. I sistemi intelligenti sono infatti da considerare parte della concezione stessa di "rete infrastrutturale", come componente in grado di ottimizzare anche le capacità della rete fisica. Le infrastrutture terrestri, in particolare, non sono più concepibili come semplici nastri d'asfalto o di rotaia né solo come piattaforme di smistamento, ma come sistemi capaci anche di partecipare alla gestione dei flussi di informazione sulla circolazione e sui carichi.
Ma le infrastrutture restano solo uno dei nodi da sciogliere. A monte di tutto serve una pianificazione razionale e di sistema, e decisioni conseguenti; forse proprio per queste mancanze scontiamo oggi una situazione di inadeguatezza del sistema.
Si sente la necessità di una riconversione in chiave logistica della politica dei trasporti nel suo complesso, che ha sinora favorito il mantenimento di modelli operativi, e quindi di una struttura del mercato che comprime la possibilità delle imprese del settore di evolvere nel ruolo che è loro più congeniale, quello appunto della logistica, specie in termini di dimensioni d'impresa, di standardizzazione dei servizi, di specializzazione. Va perseguita la coessenzialità e interdipendenza degli interventi. Solo dalla parallela azione su più fronti - assetto normativo, politica industriale dei trasporti, interconnessione infrastrutturale, upgrade tecnologico, ecc. - può derivare una "politica" per i trasporti capace di mettere in movimento le capacità progettuali e di investimento delle imprese e dunque aprire spazi per la necessaria innovazione organizzativa e tecnica. Si avverte l'urgenza di un coordinamento istituzionale che prevenga scelte di pianificazione, regolazione e incentivazione contraddittorie ai livelli locale, nazionale, europeo e favorisca una pianificazione integrata della rete e dei nodi su scala almeno interregionale, secondo un approccio opportunamente selettivo.
Il contributo dei privati
Il coinvolgimento del capitale privato può consentire di migliorare e accelerare la progettazione, costruzione e gestione delle infrastrutture di trasporto, con benefici per la mobilità di uomini e mezzi, ma dipende dal tipo di opera e da come si procede. Per realizzare infrastrutture è innanzitutto necessario garantire che sussistano le condizioni di fattibilità delle stesse. Le risorse finanziarie sono infatti reperibili sul mercato ad un costo ragionevole, ma solo se i progetti risultano essere credibili, non solo dal punto di vista tecnico ed economico. É infatti indispensabile il sostegno di un'adeguata capacità di governo del sistema: ciò significa che i diversi livelli di governo del territorio condividano senza riserve le nuove opere, altrimenti ciò si traduce in criticità e ritardi.
In assenza di certezza del contesto o di capacità di governo si rischia che la realizzazione di infrastrutture, pur se necessarie, venga rimandata nel tempo, come nel caso della tratta autostradale nuova Milano-Brescia (Brebemi) e quindi che i finanziatori chiedano tassi di remunerazione del capitale più elevati. Il consenso del territorio deve viaggiare di pari passo con i tempi e i cicli politici: se una nuova proposta progettuale ottiene il consenso del territorio solo molti anni dopo la sua presentazione, potrebbe aprirsi un nuovo ciclo politico, con una nuova classe dirigente non più allineata alle proposte del precedente governo, rimettendo in discussione i tempi, i costi dell'opera e in alcuni casi persino la sua stessa fattibilità.
Conclusioni
La domanda di moderne infrastrutture è oggi ineludibile. Basta guardare all'esperienza della Spagna che ha saputo utilizzare al meglio i fondi europei, facendo delle infrastrutture un motore dello sviluppo.
Abbiamo bisogno di un potenziamento dell'offerta di logistica, necessaria per un Paese che resta manifatturiero ma che non potrà avere sul territorio tutte le fasi delle produzioni.
L'investimento in infrastrutture va finalizzato anche tenendo in conto la necessità di decongestionare i "colli di bottiglia" del sistema nazionale dei trasporti; in tale contesto appare critica la situazione dei complesso dei valichi, la cui funzione è indispensabile per consentire regolari processi di scambio con il resto d'Europa. L'adeguamento della rete dei trasporti, funzionale al sistema produttivo, permetterà anche una maggiore accessibilità e valorizzazione del territorio, in termini di attrattività per investimenti e flussi turistici.
Gli scenari sono in rapida evoluzione sotto diversi punti di vista: quadro normativo, processi produttivi, logiche di sviluppo, pianificazione dei trasporti. Ci sono oggi le condizioni per avviare un modo nuovo di fare programmazione nel sistema dei trasporti coordinata fra modalità di trasporto, in modo da: salvaguardare le esigenze del territorio; rafforzare il patrimonio infrastrutturale al servizio della capacità produttiva; proiettare l'Italia in una logica di crescita e di sviluppo.

Presidente Federtrasporto

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