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  Dicembre 2012

Articoli n° 1
gennaio/febbraio 2006
 

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Irpinia e Gruppo Fiat insieme
per una collaborazione industriale

Il distretto tessile di Calitri

Ripensare il distretto

Creare un polo del lusso
accessibile

Ripensare il distretto
di Filomena LABRUNA


Un modello "vincente" ma che risulta "invecchiato". Ne parliamo con Lucio Fierro, responsabile regionale dei Pit distrettuali

Qual è la sua valutazione di questo strumento sulla base di quanto fatto finora?
Il Pit distrettuale è nato in un quadro di economia in crescita, anche se lenta. Oggi la situazione è diversa. Quelli che abbiamo sono i migliori Pit possibili nelle condizioni giuridico-amministrative e politiche susseguitesi negli anni. Era più giusto investire in altri settori? Certo. Ma soltanto conoscendo i dati e le condizioni attuali.

I distretti possono rappresentare una risposta alla crisi del sistema industriale?
No, ma sul piano generale non esistono strutture, né strumenti in grado di aiutarci a fronteggiare questo contesto.

E quindi i distretti sono un fallimento?
No, perché di fatto stanno già risolvendo alcuni problemi come quelli riguardanti le infrastrutture e il sostegno alle imprese negli investimenti. Ma non sono sufficienti. Ad esempio il nostro sistema industriale non è competitivo per il costo della manodopera. Ci viene consigliato di puntare a produzioni destinate ad un target più alto, il cosiddetto polo del lusso. Ma per fare questo bisogna investire in ricerca e nuove tecnologie. Chi può farlo? Solo le grandi aziende o i gruppi nazionali e internazionali. Oppure un sistema organizzato di piccole aziende che in Irpinia non c'è.

Ha senso andare avanti con i distretti?
É importante, perché comunque si può dare respiro al sistema economico. Ma bisogna essere consapevoli che i risultati saranno inferiori a quelli auspicati.

Nessun rischio, quindi di perdere i fondi?
No, perché stiamo rispettando i tempi prestabiliti.Ormai abbiamo molti progetti esecutivi, appalti già avviati o lavori in corso. Ogni Pit ha un suo cronoprogramma e finora non abbiamo ritardi. Dobbiamo spendere tutto entro la prima metà del 2008 e lo faremo. L'altra metà dell'anno sarà dedicata alla fase di contabilizzazione.

Distretto industriale di Solofra e tutela ambientale. Un binomio inconciliabile?
No, c'è in programma la realizzazione di un impianto di cogenerazione in grado di produrre energia da fonti rinnovabili o di recuperare energia altrimenti dispersa. Queste strutture rendono un territorio più predisposto all'accoglimento dell'industria, al di là dell'andamento del settore.

Ma quali sarebbero i vantaggi per gli imprenditori?
Un abbattimento dei costi. Con il modello cogenerativo una parte dell'energia prodotta non viene dispersa nell'atmosfera, ma convogliata e utilizzata sottoforma di acqua calda.

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