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  Dicembre 2012

Articoli n° 7
agosto/settembre 2006
 


Inserto

Autorità per l’energia elettrica e il gas
Alessandro Ortis

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l’intervista A Andrea cozzolino - FACCIAMO LUCE SULLA POLITICA ENERGETICA DELLA CAMPANIA

l’intervista A Sandro fontecedro - la demagogia ostacola i buoni investimenti

l’intervENTO A Luciano morelli - comunicare con efficacia

l’intervENTO A Alessandro clerici - quale politica energetica? No nucleare?

quale politica energetica?
No nucleare?


Alessandro CLERICI
Delegato ANIE per l’Energia
Presidente Onorario Wec Italia

L'Italia dipende dalle importazioni per circa l'85% dei suoi consumi energetici e tale quota tenderà ad aumentare in futuro. Nel settore della produzione di energia elettrica, dopo la prima era "dell'oro bianco" (idroelettrico) del 19° e prima metà del 20° secolo, si è passati dal 1963 all'era "dell'oro nero" (petrolio) durante la quale le possibili opzioni del carbone e del nucleare non hanno mai potuto diventare una realtà apprezzabile. Il referendum del 1987, a seguito dell'incidente di Chernobyl, ha non solo cancellato praticamente l'opzione nucleare per possibili sviluppi, ma ha anche causato la chiusura delle centrali esistenti ed "abbandonato" il completamento delle unità in avanzatissimo stato di costruzione (Montalto di Castro). A partire dagli inizi degli anni 1990, la ventilata liberalizzazione e privatizzazione del mercato elettrico, diventata una realtà operativa con il cosiddetto "decreto" Bersani, ha provocato inizialmente una drastica riduzione degli investimenti in nuove centrali ed infrastrutture, date le incertezze dei nuovi assetti legislativi. Non appena la produzione di elettricità è divenuta praticamente liberalizzata, la quasi totalità degli investimenti è stata effettuata in centrali a ciclo combinato a gas che, in aggiunta ad un'alta efficienza, brevi tempi di costruzione e basso impatto ambientale, hanno il minimo costo di investimento per kW installato (meno della metà di quanto richiesto per centrali a carbone e circa un terzo/un quarto del costo delle centrali nucleari). Come risultato di tale politica, in Italia nel 2005 il gas ha quindi superato la quota del 50%, quota che continuerà ad aumentare nei prossimi anni. A parte alcune problematiche "tecnologiche" per il generale funzionamento del sistema elettrico, legate alle caratteristiche di flessibilità dei cicli combinati, il problema fondamentale rimane quello del costo del gas (che è connesso a quello del petrolio) e della possibile sicurezza di approvvigionamenti (e l'ultimo inverno, e ahimé forse il prossimo, sono dei chiari esempi). Occorre far notare che ad oggi il costo del gas è pari a circa 0,3 euro per m3 e non ha ancora recuperato gli incrementi del petrolio. Con tale valore l'energia elettrica iniettata in rete da un IPP (Indipendent Power Producer) proprietario di un ciclo combinato, supera i 70 euro al MWh e di questi oltre l'80% è il costo del gas! Il mercato energetico italiano sta sperimentando quindi una terza era, quella del "gas", caratterizzata da alti prezzi, alta volatilità e alta vulnerabilità dovuti all'utilizzo di una fonte preponderante di energia primaria; il problema è acuito dalle opposizioni da parte delle comunità locali verso i rigassificatori e dalla non realizzazione di facili e poco costosi "sbottigliamenti" su alcuni gasdotti provenienti dall'estero. Chiaramente la situazione pone una serie di commenti e domande. Il ritorno degli investimenti, richiesto in tempi sempre più brevi dal mondo finanziario, influenza le strategie energetiche degli investitori, specialmente in quei paesi, come l'Italia, aperti alla liberalizzazione dei mercati. Nella stragrande maggioranza dei casi, questi ritorni a breve termine non sono a favore di investimenti "capital intensive" e di uno sviluppo sostenibile. L'Italia è sempre più soggetta alle importazioni di energia ed un adeguato mix di risorse energetiche primarie e di diversificazioni geografiche, sono sempre più indispensabili per assicurare al paese competitività, sostenibilità ambientale e sicurezza degli approvvigionamenti: il mercato liberalizzato italiano sarà in grado di assolvere a questo compito? Una "politica energetica" italiana è ritenuta indispensabile dalla maggioranza del paese. Una reale "politica energetica" ha tuttavia tempi lunghi rispetto a quelli di un governo e può essere implementata solo da un approccio "bipartisan". Il punto focale è tuttavia come possano/debbano essere definiti a livello istituzionale limiti e/o incentivi in un mercato libero, senza creare inefficienze economiche sia a breve termine che/o a lungo termine (distorsione prezzi, stranded costs, etc.). Come per tutte le attività umane "il diavolo giace nei dettagli". Se le istituzioni italiane non inizieranno con un approccio bipartisan ad analizzare la situazione in termini realistici e senza idolatrare o demonizzare alcune risorse energetiche e se non verrà definita una corretta ed intensa campagna di comunicazione ed informazione verso il pubblico, l'Italia "perderà l'ultimo treno" che dovrebbe portare in futuro ad una "bolletta energetica" che consenta la competitività del paese, riducendone la vulnerabilità e gli impatti ambientali. In tale ottica si inquadra un possibile riesame realistico di una opzione nucleare che non risolve certo a breve i nostri problemi, dati i tempi di una sua eventuale realizzazione che comporta sia un adeguato approccio verso l'opinione pubblica, sia una verifica di quale quota dovrebbe avere per portare effettivamente sensibili vantaggi alla nostra bolletta energetica e di emissioni di CO2 e sia come inquadrarla in un libero mercato. Occorre notare che con gli attuali prezzi del gas sopra ricordati e con i costi delle emissioni di CO2, l'opzione nucleare risulta già da oggi economicamente vantaggiosa,anche senza le dimensioni del nuovo piano francese (oltre 40000 MW di centrali in meno di 20 anni) che può così sfruttare i notevoli effetti di scala e che prevede costi di produzione intorno ai 40-45 euro/MWh, includendo i costi di decommissioning delle centrali e del deposito finale delle scorie ad alta radioattività.
Articolo elaborato su quanto pubblicato da "ITALIA ENERGIA 2006"

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