LE SOCIETÀ RIAMMESSE "IN BONIS"
RIFLESSI CIVILISTICI E FISCALI SUL BILANCIO
SOSTEGNO DELLE IMPRESE
UN'ANALISI DELLE AGEVOLAZIONI POSSIBILI
SOSTEGNO DELLE IMPRESE
UN'ANALISI DELLE AGEVOLAZIONI POSSIBILI
Il Ministero delle Attività Produttive esamina gli effetti degli interventi in materia
Antonio Squillante
Progetto Arcadia s.r.l. - Dottore Commercialista
antonio.squillante@progettoarcadia.com
Nella Relazione sugli interventi di sostegno alle attività economiche e produttive del MAP aleggia la prospettiva di un processo di riforma dell'intero sistema delle agevolazioni nazionali. Inevitabile il riferimento all'eccesso di concentrazione di risorse sugli investimenti produttivi, a danno soprattutto della ricerca e sviluppo. Nel documento ministeriale si evidenzia il crollo del credito d'imposta sugli investimenti, la buona tenuta della legge 488/92 e la qualità degli strumenti della Programmazione Negoziata.
Meno incentivi e più efficienza
Nella "Relazione sugli interventi di sostegno alle attività economiche e produttive", sono emersi vizi e virtù del sistema degli incentivi alle imprese nazionale. Fa certamente riflettere che nel 2003 le aziende italiane abbiano fruito, in termini di agevolazioni, di 1.390 milioni di euro in meno rispetto al 2002, portando l'incidenza aiuti pubblici/PIL allo 0,38%, valore inferiore alla media europea, fissata sullo 0,39%, ma, soprattutto pesantemente al di sotto di quelli tedesco (0,56%) e francese (0,42%). Se da una lato, il dato suggerisce una maggiore selezione degli aiuti da parte del nostro Paese, con un'attenzione scrupolosa al taglio degli incentivi distorsivi della concorrenza e un occhio di riguardo alle politiche regionali e alle PMI, dall'altro riflette la scarsa propensione agli investimenti in ricerca e sviluppo, ancoratisi all'1,1% del PIL, contro la media europea del 2% dove tedeschi e francesi fanno certamente meglio, rispettivamente con il 2,5% e il 2,2%. Siamo sotto anche alla Spagna che registra, invece, un apprezzabile 1,9%. La preoccupazione cresce sensibilmente considerando che ben l'81% dei programmi di ricerca nazionali è promosso da imprese centro-settentrionali, evidenziando un gap macroscopico fra le due aree del Paese. Al riguardo, si ricorda che gli stati membri dell'UE - compreso il nostro - si sono impegnati, nel Consiglio Europeo di Barcellona del 2002, a portare la spesa in ricerca e sviluppo almeno al 3% del PIL entro il prossimo 2010. Sarebbe impossibile raggiungere tale risultato per l'Italia, se la cultura della ricerca non venisse trapiantata anche al Sud.
In questo senso, esperimenti come quelli del PIA - Innovazione, dove ricerca e sviluppo sono stati abbinati a programmi di investimenti produttivi, non possono che rappresentare la strada da intraprendere per sostenere gli sforzi di orientamento del nostro panorama di agevolazioni verso una configurazione più europeistica, soprattutto nell'ottica di riallineamento fra le due aree del Paese. Il Ministero, comunque, non ha mancato di stigmatizzare l'elemento di maggiore criticità nell'insieme delle agevolazioni nazionali, rappresentato dall'elevato numero di incentivi, ben 67, contemplati dal nostro ordinamento. È solo fisiologico, pertanto, pensare a un processo di riordino che consenta, attraverso uno snellimento, performance più efficienti. In realtà, il programma proposto dal MAP ha fissato cinque graduali obiettivi che, nell'insieme, dovrebbero agevolare tale sperata riforma. Tali finalità consistono nella:
- concentrazione delle risorse su pochi strumenti efficienti, coerenti rispetto agli obiettivi da perseguire, efficaci nei meccanismi di selezione;
- concentrazione degli obiettivi, indirizzando gli interventi verso la ricerca e l'innovazione, la riduzione dei divari territoriali di sviluppo, il rafforzamento e la crescita dimensionale delle PMI e l'internazionalizzazione;
- specializzazione degli interventi, in funzione di tali obiettivi e di una più equilibrata articolazione fra strumenti selettivi e automatici, anche in relazione all'intensità e alla tipologia delle agevolazioni;
- semplificazione delle procedure e degli schemi operativi e organizzativi, anche attraverso una concentrazione delle funzioni gestionali su pochi soggetti;
- un più forte coinvolgimento del sistema bancario, non solo in relazione alla gestione di strumenti agevolativi, ma per un sostegno finanziario continuo alle imprese, soprattutto nel Mezzogiorno.
Il credito d'imposta fa strada agli incentivi più tradizionali
Passando in breve rassegna le più comuni agevolazioni disposte dal nostro ordinamento, la Relazione ribadisce come il processo di trasformazione del credito d'imposta sugli investimenti, dettato dall'articolo 8 della l.n. 388/00, ne ha fortemente ridimensionato la fruizione e la fruibilità. Anche se ha contribuito a tenere su livelli accettabili gli investimenti nel Mezzogiorno, i dati sull'agevolazione parlano di una riduzione degli stanziamenti a favore delle imprese dell'11,6%, e di un taglio alle domande di incentivo approvate del 50% rispetto a quelle del 2002. Nel 2003, infatti, è stato accordato, in media, solo il 28% delle risorse richieste, a testimonianza di una maggiore rigidità acquisita dall'incentivo per effetto delle modifiche introdotte. Quanto alla più sperimentata 488/92, invece, il Ministero si sofferma essenzialmente sui riscontri positivi dell'agevolazione. Ne emerge il quadro di uno strumento coerente, disponibile ai principali settori della nostra economia e, soprattutto, con un elevato riscontro occupazionale. Più costante anche il rapporto delle imprese con l'incentivo, atteso che solo il 14,6% dei programmi agevolati ha richiesto una revoca dei contributi accordati. Estremamente positivo anche il giudizio sugli strumenti della Programmazione Negoziata e, più segnatamente, sui Contratti di Programma e i Patti Territoriali. I primi, con la definizione dei tempi limite entro cui concludere le istruttorie e l'introduzione di precisi requisiti di procedibilità hanno quasi integralmente rimosso le lungaggini del passato, incontrando il favore generale del mondo imprenditoriale. Quanto ai Patti Territoriali, un segnale di maggiore efficienza ed efficacia è stato garantito dal coinvolgimento delle Regioni nella fasi di gestione e programmazione, ma anche dalla previsione di un sistema di indicatori di performance che penalizzeranno gli strumenti che non raggiungono un determinato livello di erogazioni e iniziative avviate. Prevista la revoca dei fondi per i Patti che hanno maturato due anni di attività e che si trovano al di sotto degli standard predefiniti.
Contratti di programma approvati per Regione (1996-2003)
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