Master SDOA in Direzione d’Impresa
Inaugurata la XVII edizione
Come cambia il rapporto con le banche dopo Basilea 2
a
cura di Vittorio Paravia
Presidente Fondazione Antonio Genovesi Salerno - SDOA
sdoa@sdoa.it
Ha
avuto luogo lo scorso 27 settembre nella sede della Fondazione
Antonio Genovesi Salerno - SDOA in Vietri sul Mare, la cerimonia
di inaugurazione della XVII edizione del Master in Direzione
d'Impresa. Sono intervenuti il presidente della Camera di
Commercio di Salerno Augusto Strianese, il presidente di
Assindustria Salerno Andrea Prete, il presidente di Intertrade
Demetrio Cuzzola, il vice presidente della Banca della Campania
s.p.a. Adriano Barbarisi. Ha concluso i lavori Gianfranco
Alois, assessore alle Attività Produttive della Regione
Campania. Tema della di-scussione: "PMI e circuito del
credito: difficoltà e processi di sviluppo".
Il presidente di Assindustria Salerno Andrea Prete - citando
uno studio dell'Istituto Tagliacarne - ha sottolineato che «dall'evidenza
dei numeri risalta il differente costo del denaro tra le
province campane, Salerno in particolare, con quelle del
nord. Un finanziamento bancario a Napoli si paga il 7,28%
contro il 5,35% di Roma e il 4,34% di Milano. Ad Avellino
si è al 7,95%, a Caserta all'8%. A Benevento e Salerno
il tasso d'interesse sui prestiti lievita addirittura oltre
l'8%». Nel concludere i lavori l'assessore alle Attività Produttive
Gianfranco Alois ha richiamato l'attenzione su due iniziative
della Regione Campania in fase di start up: il fondo di garanzia
finalizzato al sostegno delle Pmi e il fondo chiuso per agevolare
la partecipazione al capitale di rischio delle Pmi. «Poco
mi appassiona il dibattito sul nome - ha dichiarato Alois
riferendosi alla discussione sull'istituzione di una banca
del Sud - a me interessano invece le banche per il Sud che
decidono realmente di investire nel nostro territorio».
Ancora una volta l'inaugurazione del Master in Direzione
d'Impresa della SDOA si è trasformata in preziosa
occasione di dibattito e discussione su temi determinanti
per le dinamiche di sviluppo soprattutto in un momento nel
quale Confindustria ha riposizionato fortemente al centro
dell'agenda governativa il Mezzogiorno. Il rapporto tra le
piccole e medie imprese con il circuito del credito nel Sud è stato
negli anni scorsi, e lo è tuttora, particolarmente
complesso, per non dire "difficile". Né mancano
in questo momento timori e perplessità in relazione
all'attuazione dei protocolli e delle procedure previste
nell'ambito di Basilea 2, che vanno a sommarsi, per la verità,
ad una diffidenza ormai radicata nel tempo, dovuta anche
- è bene dirlo con franchezza - alla carenza di cultura
d'impresa che spesso tende a rendere difficile l'approccio
con le banche da parte delle Pmi. Detto questo, è evidente
che il sistema del credito ordinario ha sempre penalizzato
le imprese meridionali: dal costo del denaro alla scarsa
considerazione del potenziale progettuale del nostro agglomerato
economico e produttivo. Situazione aggravata dal trasferimento
delle centrali operative di tutti - o quasi - gli istituti
di credito lontano dal Mezzogiorno. In questo contesto l'esperimento
della Banca della Campania è certamente in controtendenza,
ma è evidente che dovranno essere i fatti a conferire
a questo prestigioso istituto di credito il titolo di Banca
della Campania. Le premesse certamente ci sono, ma nel mondo
del business contano i numeri, le cifre. Il dibattito innescato
dalla proposta dell'ex ministro Tremonti di dotare il Sud
di una banca propria ha stimolato varie prese di posizione.
Occorre davvero una banca del Sud? È una questione
di strutture o di capitali? E quando ancora c'era una grande,
vera banca del Sud come il Banco di Napoli le cose andavano
meglio? Domande che ci portano a una considerazione complessiva:
una vera e propria banca d'affari, una Mediobanca del Mezzogiorno,
per intenderci servirebbe eccome. Ma dovrebbe essere espressione
del territorio e non calata ancora una volta dall'alto, magari
dal Nord. È importante, quindi, interrogarsi, sulle
motivazioni di fondo che non consentono al Sud di trovare
un luogo di mediazione e di compensazione vero, scevro da
influenze politiche, dove sostenere con capitali adeguati
progetti di sviluppo economico promossi da imprenditori.
Molti autorevoli studiosi parlano di "un cane che si
morde la coda": mancano i capitali, dicono gli imprenditori.
Non ci sono gli imprenditori e i progetti, dicono le banche.
Siamo cioè vittime di stereotipi duri a morire: le
banche che vogliono fare affari sulla pelle degli imprenditori
e viceversa. Basilea 2 deve essere vissuto - a nostro avviso
- non come ulteriore vincolo, ma come importante opportunità.
Da una parte e dall'altra devono prevalere il buon senso
e la professionalità individuando un obiettivo comune
nel segno della trasparenza e della reciproca affidabilità:
lo sviluppo reale del Mezzogiorno. Una sfida che non è possibile
perdere. In conclusione qualche breve nota sul Master in
Direzione d'Impresa della SDOA. Accreditato ASFOR dal 1991,
si propone di fornire una visione integrata e globale del
sistema azienda, trasferendo metodologie e tecniche operative
indispensabili per operare nelle diverse funzioni aziendali.
L'obiettivo è formare manager e professionisti in
grado di gestire situazioni organizzative complesse integrando
la formazione universitaria di base. Il corso ha una durata
full time di 14 mesi, di cui 8 di attività d'aula
e project work e 6 di stage. Le docenze sono affidate a liberi
professionisti, consulenti, uomini d'azienda e professori
universitari con la finalità di trasmettere conoscenze
e di stimolare comportamenti organizzativi coerenti alle
necessità di una moderna azienda. Il Master secondo
il protocollo ASFOR garantisce almeno l'80% di placement.
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