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  Dicembre 2012

Articoli n° 9
NOVEMBRE 2004
 

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LA NUOVA QUALITà DELL’ABITARE
VERSO LA SMART HOUSE
Le prospettive emerse durante il 6° meeting dei Giovani Imprenditori Edili

di Antonio Lombardi
Presidente Associazione Costruttori Salernitani
info@costruttori.sa.it

La sesta edizione del meeting nazionale dei Giovani Imprenditori Edili dal titolo “Per una nuova qualità dell’abitare. Sostenibilità, flessibilità e comfort”, tenutosi a Positano l’8 e il 9 ottobre scorsi, ha assunto l'obiettivo di affrontare uno dei temi determinanti di questo nuovo millennio. E non solo perché la casa, come sua nuova concezione e, soprattutto, quale sempre più emergente necessità, ha rappresentato un cardine della società dagli albori della civiltà fino a oggi. Noi stiamo guardando al domani e ci stiamo interrogando, devo dire anche con oculatezza, sulle prospettive dell'abitare nella sua accezione complessiva. Se dopo aver tracciato i labirinti del futuro, che fino a qualche decennio fa definivamo solo come letteratura fantascientifica, anche i futurologi iniziano a occuparsi della casa e dell'abitare, allora dobbiamo chiederci il perché di questa nuova esigenza e come affrontarla in maniera efficace. Watts Wacker, una delle principali espressioni della futurologia, sostiene che «la casa non è un luogo lontano, è un concetto. Voglio sentirmi a casa dovunque io sia». Wacker è tra gli ispiratori, almeno letterari, della Domotica. Che, come tutti sappiamo, vuol dire l'automazione della casa, dispositivi e impianti, definiti tecnicamente agenti domotici, che attraverso una rete di comunicazione e un sistema integrato interagisce con l'utente. Utente che altri non è se non l'abitante, se singolo, o una famiglia. E se l'agenzia domotica sostituirà l'uomo e la donna nel regolare la propria domus, noi dobbiamo anche preoccuparci di come costruire case che possano diventare funzionali a questa diversa concezione dell'abitare. Che futura, o futuribile, non lo è più perché il mercato presenta già questi prodotti. Ho, volutamente, tracciato un asse con il futuro prossimo per evidenziare chiaramente la prospettiva seguente al problema che oggi ci ritroviamo ad affrontare. E che abbiamo compreso, nella sua interezza, grazie all'illuminante presentazione della ricerca fatta da Ance e Makno & Consulting, durante il convegno dei Giovani Imprenditori Edili, proprio sulla casa e la nuova qualità dell'abitare. Io credo che lo sforzo da compiere sia dettato dall'adattare la casa alle esigenze e bisogni di chi vi abita, inteso anche come elemento fisico che condivide una quotidianità con la società: quindi con i vantaggi che ne derivano e le modalità di interazione che ne scaturiscono. Quindi una trasformazione, funzionale e tecnologica, del concetto tradizionale della casa che, giustamente, deve saper coniugare all'elemento qualità le direttrici della ricerca: miglioramento del comfort, nuove tecnologie sostenibili, utilizzo di materiali eco-compatibili, basso consumo di energia. Questo vale per l'abitare e, quindi, direi soprattutto, per il costruire. Discutere poi, ancor più ampiamente e approfonditamente, di casa e abitare significa affrontare il complesso delle vicissitudini delle politiche abitative. Dalla sostenibilità degli interventi all'aspetto economico delle politiche della casa. Senza dimenticare il fattore ambientale, della compatibilità dei prodotti e, naturalmente, della qualità. Siamo al cospetto di un profondo cambiamento che meriterebbe una riforma delle politiche della casa, che spetta, con il federalismo, alle Regioni: maggiormente coscienti (perché enti locali), dei problemi legati agli aspetti economici di un territorio, ai mutamenti delle esigenze e alle richieste di abitare che giungono, soprattutto, da nuove coppie e da un numero sempre maggiore di single. Perché lo stesso concetto della famiglia è mutato. Così come è mutata l'esigenza dell'abitare per i professionisti, medici, avvocati e altre categorie, che hanno nuove necessità proprio in quell'esigenza dell'abitare che non è soltanto "familiare" ma soprattutto professionale. Tale trasformazione presuppone che tutti gli elementi attori principali delle politiche abitative abbiano una visione complessiva, capace di saper stimare aspetti di natura qualitativa, economica, ambientala e tecnologica. Comprendo, e condivido, ad esempio, la necessità di contemplare in materia di costruzioni il principio, più che concetto, di bioedilizia. Lo accetto e lo sottoscrivo appieno. Partendo dal presupposto che vi sia una condivisione di obiettivi, non solo da parte degli imprenditori edili, ma anche da parte dei progettisti. Unione che deve essere tradotta in confronto reale dei costi e di tutte le spese di realizzazione e produzione. Bisogna far comprendere, in alcuni casi, che il costo totale dell'intervento edilizio deve essere misurato nella sua gestione economica complessiva. Nella visione generale di ciclo vitale dell'intervento. Far capire che una scelta superiore di materiali e tecnologie consente, globalmente e complessivamente, risparmi maggiori che possono essere energetici, quindi ambientali, e soprattutto di comfort e qualità abitativa oltre che edilizia. Le nuove tipologie di intervento abitativo puntano direttamente sul concetto della Smart House, la casa intelligente, una casa che sia più semplice da gestire, maggiormente sicura e funzionale, soprattutto comoda per la vita di tutti i giorni. Casa intelligente, quindi, che ha però bisogno di strutture adeguate affinché lo diventi effettivamente. Qualunque spazio abitativo può diventare Smart House, con l'utilizzo di prodotti che sono già disponibili in commercio. Una casa intelligente ha elettrodomestici che utilizzano una tecnologia Wap. Questi sono in grado di scambiarsi informazioni sul loro funzionamento, controllare consumi elettrici ed eventuali guasti, essere gestiti all'esterno tramite internet e, ancora, essere riparati e controllati dal centro manutenzione sempre on line. Abbiamo dispositivi di telemonitoraggio, telesoccorso, teleassistenza, strumenti di telelavoro per chi opera tra le mura domestiche, e un'ampia gamma di servizi, dal rapporto con le banche al commercio e alla pubblica amministrazione. Basta un solo comando per poter azionare ognuna di queste singole funzioni. Addirittura, attraverso la televisione, è possibile controllare, magari durante gli spot di un film, cosa c'è in frigo e se i surgelati sono scaduti, mediante la verifica telematica del codice a barre. E perché no, scegliere l'ambiente che si preferisce, l'illuminazione, la musica, la temperatura dell'acqua. Ma servono case adatte per poter ospitare questi servizi. E anche i costi di realizzazione non sono certo quelli che vengono spesso chiesti. Come accadde qualche decennio fa con gli impianti centralizzati, adesso le prospettive dell'abitare richiederanno interventi maggiori e differenti. Come l'integrazione degli impianti elettrici, di sicurezza ambientale, di climatizzazione e di telecomunicazione per la gestione di tutto quanto viene utilizzato nella casa intelligente. Su questi sforzi va fatta anche una opera pedagogica. Bisogna far comprendere come la nuova qualità dell'abitare garantisca risparmi ed ecocompatibilità nel lungo periodo ma possa, talvolta, avere necessità di investimenti economici maggiori nell'attuazione. Si sta discutendo molto, e credo sia elemento fondante del confronto, sulla necessità di migliorare il risparmio energetico partendo proprio dagli edifici residenziali. È chiaro che questa situazione, per le abitazioni consolidate nel tempo, può essere migliorata. Va invece, tentato un passo in avanti per il futuro. Magari implementando le caratteristiche architettoniche di un fabbricato con il possibile utilizzo di energie rinnovabili. Scegliendo i più adeguati sistemi di climatizzazione o riscaldamento. Ricercando modelli di edifici capaci di integrare sostenibilità ed efficienza ecologica, utilizzando materiali per l'edilizia che possano contemplare ogni tipo di risparmio energetico.
In alcune zone dell'Europa, soprattutto centrale e settentrionale, cominciando dalla Germania, è stato avviato un processo che ritengo alquanto positivo. Nella elaborazione dei costi dei fabbricati è stata inserita, nella contabilità delle opere, la voce costo ambientale. Spesa che altro non è che la somma degli elementi fin qui menzionati.
La possibilità di avere maggiori costi di realizzazione all'inizio è compensata da minori spese lungo tutto il ciclo di vita del manufatto. Valga per tutti questo parametro: un appartamento di 100 metri quadrati, realizzato con tecniche che consentono il risparmio energetico, consuma il 25% in meno di gasolio o gas di un'abitazione tradizionale.
Sono certo che tra qualche tempo per le case sarà utilizzato, quale criterio di scelta, quello che le signore attualmente adottano per i frigoriferi. Potrebbe sembrare una battuta ma non lo è. Si sceglie, oltre alla capacità e alla bellezza dell'elettrodomestico, la classe. Che poi è classe energetica e di consumo. È presumibile che in un futuro prossimo si assisterà a una perdita di valore degli immobili "tradizionali" o, meglio, consumatori di energie fossili e inquinanti, con una corrispondente rivalutazione degli edifici a basso consumo energetico. Così come credo presumibile che il costo ambientale di un edificio sarà inserito nei computi metrici, e il consumo energetico di gestione, soprattutto per il riscaldamento, sarà un suo importante parametro.
In materia di nuove tecnologie è utile richiamare uno studio, definito STRUTTURA/RIVESTIMENTO, effettuato dal Politecnico di Milano che punta sull'implementazione e il miglioramento di dieci punti focali, tra i quali:
- differenziazione e miglioramento prestazionale (acustiche, termiche, antincendio) con ottimizzazione nella scelta dei materiali;
- durabilità dinamica (possibilità di stabilire a priori l'obsolescenza nel tempo delle componenti e, conseguentemente progettare cicli di manutenzione);
- funzionalità dinamica (possibilità di realizzare strati impiantistici o di captazione energetica diffusi nelle parte interna o esterna dell'edificio).
Rispetto alla tradizione, il metodo costruttivo S/R presuppone di considerare il cantiere luogo, non solo di creazione del manufatto, ma di assemblaggio: questo comporta per le imprese la necessità di dotarsi di "procedure più raffinate" e di "certificare" la loro offerta tecnica. Valorizzando la professionalità delle maestranze con l'ausilio delle nostre scuole edili. Per l'edilizia abitativa sociale, inoltre, può contribuire a una riduzione dei tempi di cantiere, oltre che dei costi. Siamo in un momento importante, sia sul piano nazionale che sul versante del Mezzogiorno. La nuova richiesta dell'abitare, lo stesso mercato immobiliare, la rinnovata concezione di famiglia ci conduci dritti a un crocevia. Analisi nazionali, effettuate da diversi istituti di monitoraggio, e non ultimo dallo stesso Istat su commissione di Federabitazioni - illustrato nei giorni scorsi proprio a Salerno nel corso di un workshop internazionale promosso da Inarch, hanno evidenziato una crescente richiesta di nuovi insediamenti abitativi.
Lo sprone che arriva da questa congiuntura nazionale è di potenziare, implementare e favorire la creazione di nuclei edilizi alloggiativi che sappiano guardare al futuro e offrano nuove occasioni realizzative. Nella sola città di Salerno, ad esempio, dovranno essere costruiti 28.000 nuovi vani. Insieme alle forze politiche e sociali noi ci candidiamo a essere partecipi di questo percorso per poter offrire il nostro contributo di idee e progetti. Non più quartieri dormitorio ma centri vitali della comunità ai quali contribuiremo nella nostra veste di imprenditori e membri della società civile. Tra le molteplici iniziative promosse dell'Associazione Nazionale Costruttori Edili di Salerno mi preme segnalare due azioni qualificanti della nostra attività associativa. La prima è intervenire sui fabbricati di non recente costruzione sperimentando nuove tecniche per il recupero e introducendo il fascicolo di fabbricato per migliorare la manutenzione e ottimizzare le condizioni di immobili che non abbiano vincoli architettonici o storici.
Abbiamo iniziato questo percorso con successo dal centro storico di Salerno, sperimentando una nuova tecnica non invasiva di consolidamento delle murature, ottenendo risultati positivi.
Le ragioni di tale determinazione sono molteplici: afferiscono innanzitutto alla sicurezza stessa dei fabbricati, consentendoci di avere uno screening continuo sulle condizioni dell'edificio, garantiscono una continua evoluzione delle condizioni del fabbricato stesso, apportando ogniqualvolta se ne presenti l'occasione dei miglioramenti sia strutturali che di servizi.
In secondo luogo, puntare sulla casa ecologica bio ed ecocompatibile tramite l'utilizzo di tecniche e materiali che garantiscano all'utente finale una migliore qualità dell'abitare oltre che, naturalmente, della sicurezza in casa.
Su questo versante sono in atto azioni concrete di progettazione, tant'è che il primo esperimento di casa ecocompatibile del Mezzogiorno sarà realizzata proprio nella provincia di Salerno, a Santa Marina, nel Golfo di Policastro, dove è in programma un intervento edilizio di riqualificazione di parte di un quartiere con l’utilizzo di tecniche innovative e il ricorso ad energie rinnovabili per il fabbricato stesso.

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