LA NUOVA QUALITà DELL’ABITARE
VERSO LA SMART HOUSE
Le prospettive emerse durante
il 6° meeting dei Giovani Imprenditori Edili
di
Antonio Lombardi
Presidente Associazione Costruttori Salernitani
info@costruttori.sa.it
La
sesta edizione del meeting nazionale dei Giovani Imprenditori
Edili dal titolo “Per una nuova qualità dell’abitare.
Sostenibilità, flessibilità e comfort”,
tenutosi a Positano l’8 e il 9 ottobre scorsi, ha assunto
l'obiettivo di affrontare uno dei temi determinanti di questo
nuovo millennio. E non solo perché la casa, come sua
nuova concezione e, soprattutto, quale sempre più emergente
necessità, ha rappresentato un cardine della società dagli
albori della civiltà fino a oggi. Noi stiamo guardando
al domani e ci stiamo interrogando, devo dire anche con oculatezza,
sulle prospettive dell'abitare nella sua accezione complessiva.
Se dopo aver tracciato i labirinti del futuro, che fino a
qualche decennio fa definivamo solo come letteratura fantascientifica,
anche i futurologi iniziano a occuparsi della casa e dell'abitare,
allora dobbiamo chiederci il perché di questa nuova
esigenza e come affrontarla in maniera efficace. Watts Wacker,
una delle principali espressioni della futurologia, sostiene
che «la casa non è un luogo lontano, è un
concetto. Voglio sentirmi a casa dovunque io sia».
Wacker è tra gli ispiratori, almeno letterari, della
Domotica. Che, come tutti sappiamo, vuol dire l'automazione
della casa, dispositivi e impianti, definiti tecnicamente
agenti domotici, che attraverso una rete di comunicazione
e un sistema integrato interagisce con l'utente. Utente che
altri non è se non l'abitante, se singolo, o una famiglia.
E se l'agenzia domotica sostituirà l'uomo e la donna
nel regolare la propria domus, noi dobbiamo anche preoccuparci
di come costruire case che possano diventare funzionali a
questa diversa concezione dell'abitare. Che futura, o futuribile,
non lo è più perché il mercato presenta
già questi prodotti. Ho, volutamente, tracciato un
asse con il futuro prossimo per evidenziare chiaramente la
prospettiva seguente al problema che oggi ci ritroviamo ad
affrontare. E che abbiamo compreso, nella sua interezza,
grazie all'illuminante presentazione della ricerca fatta
da Ance e Makno & Consulting, durante il convegno dei
Giovani Imprenditori Edili, proprio sulla casa e la nuova
qualità dell'abitare. Io credo che lo sforzo da compiere
sia dettato dall'adattare la casa alle esigenze e bisogni
di chi vi abita, inteso anche come elemento fisico che condivide
una quotidianità con la società: quindi con
i vantaggi che ne derivano e le modalità di interazione
che ne scaturiscono. Quindi una trasformazione, funzionale
e tecnologica, del concetto tradizionale della casa che,
giustamente, deve saper coniugare all'elemento qualità le
direttrici della ricerca: miglioramento del comfort, nuove
tecnologie sostenibili, utilizzo di materiali eco-compatibili,
basso consumo di energia. Questo vale per l'abitare e, quindi,
direi soprattutto, per il costruire. Discutere poi, ancor
più ampiamente e approfonditamente, di casa e abitare
significa affrontare il complesso delle vicissitudini delle
politiche abitative. Dalla sostenibilità degli interventi
all'aspetto economico delle politiche della casa. Senza dimenticare
il fattore ambientale, della compatibilità dei prodotti
e, naturalmente, della qualità. Siamo al cospetto
di un profondo cambiamento che meriterebbe una riforma delle
politiche della casa, che spetta, con il federalismo, alle
Regioni: maggiormente coscienti (perché enti locali),
dei problemi legati agli aspetti economici di un territorio,
ai mutamenti delle esigenze e alle richieste di abitare che
giungono, soprattutto, da nuove coppie e da un numero sempre
maggiore di single. Perché lo stesso concetto della
famiglia è mutato. Così come è mutata
l'esigenza dell'abitare per i professionisti, medici, avvocati
e altre categorie, che hanno nuove necessità proprio
in quell'esigenza dell'abitare che non è soltanto "familiare" ma
soprattutto professionale. Tale trasformazione presuppone
che tutti gli elementi attori principali delle politiche
abitative abbiano una visione complessiva, capace di saper
stimare aspetti di natura qualitativa, economica, ambientala
e tecnologica. Comprendo, e condivido, ad esempio, la necessità di
contemplare in materia di costruzioni il principio, più che
concetto, di bioedilizia. Lo accetto e lo sottoscrivo appieno.
Partendo dal presupposto che vi sia una condivisione di obiettivi,
non solo da parte degli imprenditori edili, ma anche da parte
dei progettisti. Unione che deve essere tradotta in confronto
reale dei costi e di tutte le spese di realizzazione e produzione.
Bisogna far comprendere, in alcuni casi, che il costo totale
dell'intervento edilizio deve essere misurato nella sua gestione
economica complessiva. Nella visione generale di ciclo vitale
dell'intervento. Far capire che una scelta superiore di materiali
e tecnologie consente, globalmente e complessivamente, risparmi
maggiori che possono essere energetici, quindi ambientali,
e soprattutto di comfort e qualità abitativa oltre
che edilizia. Le nuove tipologie di intervento abitativo
puntano direttamente sul concetto della Smart House, la casa
intelligente, una casa che sia più semplice da gestire,
maggiormente sicura e funzionale, soprattutto comoda per
la vita di tutti i giorni. Casa intelligente, quindi, che
ha però bisogno di strutture adeguate affinché lo
diventi effettivamente. Qualunque spazio abitativo può diventare
Smart House, con l'utilizzo di prodotti che sono già disponibili
in commercio. Una casa intelligente ha elettrodomestici che
utilizzano una tecnologia Wap. Questi sono in grado di scambiarsi
informazioni sul loro funzionamento, controllare consumi
elettrici ed eventuali guasti, essere gestiti all'esterno
tramite internet e, ancora, essere riparati e controllati
dal centro manutenzione sempre on line. Abbiamo dispositivi
di telemonitoraggio, telesoccorso, teleassistenza, strumenti
di telelavoro per chi opera tra le mura domestiche, e un'ampia
gamma di servizi, dal rapporto con le banche al commercio
e alla pubblica amministrazione. Basta un solo comando per
poter azionare ognuna di queste singole funzioni. Addirittura,
attraverso la televisione, è possibile controllare,
magari durante gli spot di un film, cosa c'è in frigo
e se i surgelati sono scaduti, mediante la verifica telematica
del codice a barre. E perché no, scegliere l'ambiente
che si preferisce, l'illuminazione, la musica, la temperatura
dell'acqua. Ma servono case adatte per poter ospitare questi
servizi. E anche i costi di realizzazione non sono certo
quelli che vengono spesso chiesti. Come accadde qualche decennio
fa con gli impianti centralizzati, adesso le prospettive
dell'abitare richiederanno interventi maggiori e differenti.
Come l'integrazione degli impianti elettrici, di sicurezza
ambientale, di climatizzazione e di telecomunicazione per
la gestione di tutto quanto viene utilizzato nella casa intelligente.
Su questi sforzi va fatta anche una opera pedagogica. Bisogna
far comprendere come la nuova qualità dell'abitare
garantisca risparmi ed ecocompatibilità nel lungo
periodo ma possa, talvolta, avere necessità di investimenti
economici maggiori nell'attuazione. Si sta discutendo molto,
e credo sia elemento fondante del confronto, sulla necessità di
migliorare il risparmio energetico partendo proprio dagli
edifici residenziali. È chiaro che questa situazione,
per le abitazioni consolidate nel tempo, può essere
migliorata. Va invece, tentato un passo in avanti per il
futuro. Magari implementando le caratteristiche architettoniche
di un fabbricato con il possibile utilizzo di energie rinnovabili.
Scegliendo i più adeguati sistemi di climatizzazione
o riscaldamento. Ricercando modelli di edifici capaci di
integrare sostenibilità ed efficienza ecologica,
utilizzando materiali per l'edilizia che possano contemplare
ogni tipo di risparmio energetico.
In alcune zone dell'Europa, soprattutto centrale e settentrionale,
cominciando dalla Germania, è stato avviato un processo
che ritengo alquanto positivo. Nella elaborazione dei costi
dei fabbricati è stata inserita, nella contabilità delle
opere, la voce costo ambientale. Spesa che altro non è che
la somma degli elementi fin qui menzionati.
La possibilità di avere maggiori costi di realizzazione
all'inizio è compensata da minori spese lungo tutto
il ciclo di vita del manufatto. Valga per tutti questo
parametro: un appartamento di 100 metri quadrati, realizzato
con tecniche che consentono il risparmio energetico, consuma
il 25% in meno di gasolio o gas di un'abitazione tradizionale.
Sono certo che tra qualche tempo per le case sarà utilizzato,
quale criterio di scelta, quello che le signore attualmente
adottano per i frigoriferi. Potrebbe sembrare una battuta
ma non lo è. Si sceglie, oltre alla capacità e
alla bellezza dell'elettrodomestico, la classe. Che poi è classe
energetica e di consumo. È presumibile che in un futuro
prossimo si assisterà a una perdita di valore degli
immobili "tradizionali" o, meglio, consumatori
di energie fossili e inquinanti, con una corrispondente rivalutazione
degli edifici a basso consumo energetico. Così come
credo presumibile che il costo ambientale di un edificio
sarà inserito nei computi metrici, e il consumo energetico
di gestione, soprattutto per il riscaldamento, sarà un
suo importante parametro.
In materia di nuove tecnologie è utile richiamare
uno studio, definito STRUTTURA/RIVESTIMENTO, effettuato
dal Politecnico di Milano che punta sull'implementazione
e il miglioramento di dieci punti focali, tra i quali:
- differenziazione e miglioramento prestazionale (acustiche,
termiche, antincendio) con ottimizzazione nella scelta dei
materiali;
- durabilità dinamica (possibilità di stabilire
a priori l'obsolescenza nel tempo delle componenti e, conseguentemente
progettare cicli di manutenzione);
- funzionalità dinamica (possibilità di realizzare
strati impiantistici o di captazione energetica diffusi
nelle parte interna o esterna dell'edificio).
Rispetto alla tradizione, il metodo costruttivo S/R presuppone
di considerare il cantiere luogo, non solo di creazione
del manufatto, ma di assemblaggio: questo comporta per
le imprese la necessità di dotarsi di "procedure più raffinate" e
di "certificare" la loro offerta tecnica. Valorizzando
la professionalità delle maestranze con l'ausilio
delle nostre scuole edili. Per l'edilizia abitativa sociale,
inoltre, può contribuire a una riduzione dei tempi
di cantiere, oltre che dei costi. Siamo in un momento importante,
sia sul piano nazionale che sul versante del Mezzogiorno.
La nuova richiesta dell'abitare, lo stesso mercato immobiliare,
la rinnovata concezione di famiglia ci conduci dritti a
un crocevia. Analisi nazionali, effettuate da diversi istituti
di monitoraggio, e non ultimo dallo stesso Istat su commissione
di Federabitazioni - illustrato nei giorni scorsi proprio
a Salerno nel corso di un workshop internazionale promosso
da Inarch, hanno evidenziato una crescente richiesta di
nuovi insediamenti abitativi.
Lo sprone che arriva da questa congiuntura nazionale è di
potenziare, implementare e favorire la creazione di nuclei
edilizi alloggiativi che sappiano guardare al futuro e offrano
nuove occasioni realizzative. Nella sola città di
Salerno, ad esempio, dovranno essere costruiti 28.000 nuovi
vani. Insieme alle forze politiche e sociali noi ci candidiamo
a essere partecipi di questo percorso per poter offrire il
nostro contributo di idee e progetti. Non più quartieri
dormitorio ma centri vitali della comunità ai quali
contribuiremo nella nostra veste di imprenditori e membri
della società civile. Tra le molteplici iniziative
promosse dell'Associazione Nazionale Costruttori Edili di
Salerno mi preme segnalare due azioni qualificanti della
nostra attività associativa. La prima è intervenire
sui fabbricati di non recente costruzione sperimentando
nuove tecniche per il recupero e introducendo il fascicolo
di fabbricato per migliorare la manutenzione e ottimizzare
le condizioni di immobili che non abbiano vincoli architettonici
o storici.
Abbiamo iniziato questo percorso con successo dal centro
storico di Salerno, sperimentando una nuova tecnica non invasiva
di consolidamento delle murature, ottenendo risultati positivi.
Le ragioni di tale determinazione sono molteplici: afferiscono
innanzitutto alla sicurezza stessa dei fabbricati, consentendoci
di avere uno screening continuo sulle condizioni dell'edificio,
garantiscono una continua evoluzione delle condizioni del
fabbricato stesso, apportando ogniqualvolta se ne presenti
l'occasione dei miglioramenti sia strutturali che di servizi.
In secondo luogo, puntare sulla casa ecologica bio ed ecocompatibile
tramite l'utilizzo di tecniche e materiali che garantiscano
all'utente finale una migliore qualità dell'abitare
oltre che, naturalmente, della sicurezza in casa.
Su questo versante sono in atto azioni concrete di progettazione,
tant'è che il primo esperimento di casa ecocompatibile
del Mezzogiorno sarà realizzata proprio nella provincia
di Salerno, a Santa Marina, nel Golfo di Policastro, dove è in
programma un intervento edilizio di riqualificazione di parte
di un quartiere con l’utilizzo di tecniche innovative
e il ricorso ad energie rinnovabili per il fabbricato stesso.
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