IL PATRIMONIO DELLE FONDAZIONI
BANCARIE
QUARANTA MILIARDI DI EURO IN LIBERTÁ
Il monitoraggio delle attività è autoreferenziale,
il controllo ministeriale solo formale
di Antonio Paravia
Direttore Costozero
magazine
antonio.paravia@assindustria.sa.it
Il
tema delle Fondazioni di origine bancaria ci appassiona da
tempo e dal 13 novembre 2003 siamo impegnati personalmente
nella presidenza della Fondazione Salernitana Sichelgaita (78a
su 89). Abbiamo già trattato in altri editoriali le
peculiarità di questi organismi, creati dalla legge
Amato-Carli n. 218/90 e successivamente normati da ulteriori
interventi legislativi a firma Dini, Ciampi e Tremonti. Una
prima riflessione riguarda la loro ubicazione: ben 81 nel Centro
Nord del Paese e solo 8 nel Mezzogiorno. Una seconda notazione
fa riferimento al patrimonio e ci fa pensare a un Amato in
linea con i leghisti di Bossi. Infatti, la sperequazione che
ha determinato in sfavore del Sud è evidente nel confronto
patrimoniale in milioni di euro: Nord circa 25.000, Centro
12.000 e Sud 1.400. Nei poco meno di dieci anni di attività le
Fondazioni di origine bancaria hanno prodotto interessanti
iniziative e fornito importanti contributi alla ricerca, alla
formazione, alle organizzazioni di volontariato, al recupero
dei beni culturali e ambientali e ad altri settori. Ma oltre
ai rapporti annuali, al momento 8, dell'Acri, Associazione
che raggruppa 88 Fondazioni di origine bancaria, non c'e alcun "Nucleo
di Valutazione", che verifichi il rapporto tra le notevoli
disponibilità, 40 miliardi di euro, e la quantità e
la qualità delle attività realizzate. L'attuale
monitoraggio è, a nostro avviso, autoreferenziale, perchè su
questa massa immensa di risorse l'unico rilevamento dati è svolto
da parte dell’Acri, presieduta dall'avvocato Giuseppe
Guzzetti, che è anche il Presidente della Fondazione
Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, la più ricca
in Italia. Strano che Amato, Dini, Ciampi, Tremonti e altri
autorevoli politici non abbiano pensato alla necessità di
avere un'Autorità o comunque un servizio di monitoraggio
e controllo, che potesse seriamente occuparsi dell'operatività di
tali organizzazioni. Per analogia, qualora Fedele Confalonieri
fosse chiamato alla presidenza della RAI oppure Tronchetti
Provera nominato Autorità di controllo delle telecomunicazioni
di sicuro i nostri Media non disserterebbero più sui
conflitti di interesse. Affermiamo ciò perchè queste
nostre riflessioni, in uno ad altre problematiche affrontate
in precedenza sulle Fondazioni, non sono state mai raccolte
e approfondite dalla cosiddetta informazione economica, a iniziare
dal nostro "IlSole24Ore". Questa gloriosa testata
confindustriale, così come gli altri giornali, ha dato
la sensazione di trattare la materia delle Fondazioni quasi
come un ufficio stampa delle stesse, mentre per le iniziative
dell’Acri è stata per lo più un report
di veline. Comprendiamo le ragioni di tali comportamenti, che
in termini economici aiutano il nostro associazionismo. Forse,
però, una maggiore autonomia rispetto a questi nuovi
poteri forti, potrebbe rispondere di più alla necessità di
chiarezza e trasparenza da tutti invocata, ma da pochi praticata.
Queste nostre “eccessive” affermazioni non mirano
a denigrare alcuno, ma rappresentano semplicemente l’ennesimo
tentativo di aprire serie riflessioni su un pianeta, che come
abbiamo già scritto è ancora tutto da esplorare.
Riprendendo le considerazioni iniziali registriamo per qualche
Fondazione consistenti perdite tra il 2000 e il 2002 grazie
all'opera di alcuni gestori. A riguardo rileviamo che dopo
i "crack societari e le anomalie del nostro sistema bancario" l'attenzione
delle varie autorità istituzionali e politiche è stata "urlata" sui
Media, senza poi produrre in dodici mesi la nuova legge sul "risparmio".
E ancora, è semplicemente ridicolo che per la normativa
vigente le 89 Fondazioni siano tutte Investitori Istituzionali.
La prima di queste (Fond. Cariplo) ha oltre 5.700 milioni di
euro di patrimonio, mentre la più piccola solo un milione
e mezzo di euro (un rapporto di 3.800 volte superiore). Altrettanto
anomalo è che le Fondazioni, pur nella loro enorme diversità,
debbano seguire le stesse procedure: - piani programmatici
triennali - bilanci sociali - individuazione dei settori di
intervento e altro. Tutto ciò rappresenta per le più piccole
una vera e propria presa in giro. Infine, sulle Fondazioni
dovrebbe operare la vigilanza del Ministero dell'Economia e
delle Finanze, ma la mancanza di spazio ci induce a fermarci
qui, nella speranza di non dover tornare più da soli
sull'argomento (www.fondsichelgaita.it).
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