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  Dicembre 2012

Articoli n° 9
NOVEMBRE 2004
 

EDITORIALE - Home Page
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IL PATRIMONIO DELLE FONDAZIONI BANCARIE
QUARANTA MILIARDI DI EURO IN LIBERTÁ
Il monitoraggio delle attività è autoreferenziale, il controllo ministeriale solo formale

di Antonio Paravia
Direttore Costozero magazine

antonio.paravia@assindustria.sa.it 

Il tema delle Fondazioni di origine bancaria ci appassiona da tempo e dal 13 novembre 2003 siamo impegnati personalmente nella presidenza della Fondazione Salernitana Sichelgaita (78a su 89). Abbiamo già trattato in altri editoriali le peculiarità di questi organismi, creati dalla legge Amato-Carli n. 218/90 e successivamente normati da ulteriori interventi legislativi a firma Dini, Ciampi e Tremonti. Una prima riflessione riguarda la loro ubicazione: ben 81 nel Centro Nord del Paese e solo 8 nel Mezzogiorno. Una seconda notazione fa riferimento al patrimonio e ci fa pensare a un Amato in linea con i leghisti di Bossi. Infatti, la sperequazione che ha determinato in sfavore del Sud è evidente nel confronto patrimoniale in milioni di euro: Nord circa 25.000, Centro 12.000 e Sud 1.400. Nei poco meno di dieci anni di attività le Fondazioni di origine bancaria hanno prodotto interessanti iniziative e fornito importanti contributi alla ricerca, alla formazione, alle organizzazioni di volontariato, al recupero dei beni culturali e ambientali e ad altri settori. Ma oltre ai rapporti annuali, al momento 8, dell'Acri, Associazione che raggruppa 88 Fondazioni di origine bancaria, non c'e alcun "Nucleo di Valutazione", che verifichi il rapporto tra le notevoli disponibilità, 40 miliardi di euro, e la quantità e la qualità delle attività realizzate. L'attuale monitoraggio è, a nostro avviso, autoreferenziale, perchè su questa massa immensa di risorse l'unico rilevamento dati è svolto da parte dell’Acri, presieduta dall'avvocato Giuseppe Guzzetti, che è anche il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, la più ricca in Italia. Strano che Amato, Dini, Ciampi, Tremonti e altri autorevoli politici non abbiano pensato alla necessità di avere un'Autorità o comunque un servizio di monitoraggio e controllo, che potesse seriamente occuparsi dell'operatività di tali organizzazioni. Per analogia, qualora Fedele Confalonieri fosse chiamato alla presidenza della RAI oppure Tronchetti Provera nominato Autorità di controllo delle telecomunicazioni di sicuro i nostri Media non disserterebbero più sui conflitti di interesse. Affermiamo ciò perchè queste nostre riflessioni, in uno ad altre problematiche affrontate in precedenza sulle Fondazioni, non sono state mai raccolte e approfondite dalla cosiddetta informazione economica, a iniziare dal nostro "IlSole24Ore". Questa gloriosa testata confindustriale, così come gli altri giornali, ha dato la sensazione di trattare la materia delle Fondazioni quasi come un ufficio stampa delle stesse, mentre per le iniziative dell’Acri è stata per lo più un report di veline. Comprendiamo le ragioni di tali comportamenti, che in termini economici aiutano il nostro associazionismo. Forse, però, una maggiore autonomia rispetto a questi nuovi poteri forti, potrebbe rispondere di più alla necessità di chiarezza e trasparenza da tutti invocata, ma da pochi praticata. Queste nostre “eccessive” affermazioni non mirano a denigrare alcuno, ma rappresentano semplicemente l’ennesimo tentativo di aprire serie riflessioni su un pianeta, che come abbiamo già scritto è ancora tutto da esplorare. Riprendendo le considerazioni iniziali registriamo per qualche Fondazione consistenti perdite tra il 2000 e il 2002 grazie all'opera di alcuni gestori. A riguardo rileviamo che dopo i "crack societari e le anomalie del nostro sistema bancario" l'attenzione delle varie autorità istituzionali e politiche è stata "urlata" sui Media, senza poi produrre in dodici mesi la nuova legge sul "risparmio". E ancora, è semplicemente ridicolo che per la normativa vigente le 89 Fondazioni siano tutte Investitori Istituzionali. La prima di queste (Fond. Cariplo) ha oltre 5.700 milioni di euro di patrimonio, mentre la più piccola solo un milione e mezzo di euro (un rapporto di 3.800 volte superiore). Altrettanto anomalo è che le Fondazioni, pur nella loro enorme diversità, debbano seguire le stesse procedure: - piani programmatici triennali - bilanci sociali - individuazione dei settori di intervento e altro. Tutto ciò rappresenta per le più piccole una vera e propria presa in giro. Infine, sulle Fondazioni dovrebbe operare la vigilanza del Ministero dell'Economia e delle Finanze, ma la mancanza di spazio ci induce a fermarci qui, nella speranza di non dover tornare più da soli sull'argomento (www.fondsichelgaita.it).


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