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  Dicembre 2012

Articoli - n° 2 Marzo 2004
 



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«LE PRIORITA' DEL MEZZOGIORNO?
SONO LE STESSE DEL PAESE»

Il rinnovo dei vertici confindustriali ripropone le tematiche di maggiore interesse

di Antonio Paravia Direttore Costozero magazine
antonio.paravia@assindustria.sa.it 

Da molti anni discutiamo al Sud dei nostri problemi più rilevanti: infrastrutture, burocrazia, criminalità e credito. A malincuore osserviamo che oggi questi sono gli stessi del Paese. Il notevole sviluppo di molte aree del Centro-Nord non è stato accompagnato da adeguate infrastrutture e la burocrazia è peggiorata non poco. La criminalità di importazione extracomunitaria si è diffusa a macchia di leopardo e oramai non fa più sensazione l'elemento architettonico delle inferriate di protezione alle abitazioni. Sul credito permangono le differenze territoriali anche a causa del dissolversi delle banche locali, grazie alla compiacenza o agli indirizzi di Palazzo Koch. Siamo sicuri, però, che dopo Cirio e Parmalat, solo Bankitalia e ABI negano la rilevanza nazionale della problematica del credito. Al riguardo, fuori dal coro delle tante ipocrisie, riteniamo indispensabile che tra le nuove regole in corso di approvazione, il Parlamento modifichi il Testo Unico bancario. Troppe sono le concessioni e i rinvii alla contrattualistica degli istituti di credito. Le piccole imprese, e i risparmiatori in generale, sono pesantemente colpiti dalla mancanza di correttezza e trasparenza nei rapporti. In passato, più volte, siamo stati per questi aspetti sul banco degli imputati. Vogliamo, ora, un "giusto processo". Siamo preoccupati, come imprenditori meridionali, non tanto di Basilea 2, ma di quanto sta già accadendo. Tra le tante negatività, evidenziamo le forti restrizioni dei crediti a tutte le società, che lavorano con il Pubblico (Regioni, Province, Comuni, ASL ed Enti vari). Questi sono, evidentemente, considerati inaffidabili, pur godendo spesso di anticipazioni da parte delle stesse banche a condizioni discutibili, che aggravano i loro bilanci falsi. Sull'argomento non andiamo oltre, né affrontiamo altre priorità quali l'internazionalizzazione, la formazione e la ricerca. Il Mezzogiorno soffre di ulteriori problemi, in primis, l'individualismo e lo scarso spirito associativo. Abbiamo difficoltà innate nel ragionare insieme e ricercare interessi e obiettivi comuni. Non riusciamo a essere coesi e risoluti nei confronti delle Amministrazioni Regionali di riferimento, ove spesso siamo più protesi alla ricerca delle nostre convenienze in qualche assessorato. È un grave e pericoloso limite, che si accentuerà di molto con la piena attuazione della devolution. Rileviamo i primi segnali di nuove e più pesanti fiscalità regionali, che cresceranno in modo esponenziale per gli infiniti sperperi, in particolare, nel settore sanità. Confindustria può essere di grande sostegno per aiutarci a svolgere quei ruoli di forte pressione sui rispettivi governi. La nostra Organizzazione è un articolato sistema di rappresentanza di categorie e territori, talvolta di interessi diversi e contrastanti. È un insieme di grandi valori, che sviluppano la cultura di impresa, motore principale della crescita civile. Non siamo come altre associazioni datoriali e sindacali governati senza limiti di tempo, ma abbiamo un ricambio delle rappresentanze, generalmente, quadriennale. È una straordinaria garanzia di democrazia e di arricchimento continuo di idee. Ecco perchè non dobbiamo perdere colpi e mai lo stile confindustriale. Non lasciamoci condizionare da campagne mediatiche, ma discutiamo all'interno delle nostre Associazioni. Non consentiamo polemiche pretestuose e analisi approssimate sulla rappresentanza, che sta terminando il mandato. Non lo abbiamo mai fatto con gli altri predecessori, né è giusto iniziare ora. In questo quadriennio abbiamo insieme determinato tutte le scelte, comprese quelle forse sbagliate. Riserviamo ad Antonio D'Amato, che con determinazione ci ha rappresentati, la stessa simpatia che nutriremo per chi lo seguirà. Se abbiamo bisogno di immagine internazionale in questo difficile periodo, dobbiamo avere ancora di più pragmatismo e concretezza nelle relazioni interne. Conoscenza del sistema associativo, gioco di squadra, capacità di mediazione sono il dna indispensabile per il nuovo vertice. Un limite dell'attuale statuto, che stride con i nostri richiami alla politica, è forse che il programma e il team seguono, e non anticipano, la designazione da parte della Giunta del nuovo presidente. Il cammino che questi avrà innanzi a sé sarà quantomeno tortuoso, perchè dovrà muoversi in un Paese in eterna campagna elettorale, dove prevalgono litigiosità in ogni spiffero o corrente di partito all'interno dei raggruppamenti di entrambe le coalizioni. Senza alcuna presunzione, cerchiamo in Confindustria di non imitarli.
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