LEADERSHIP
E TENSIONE AL RISULTATO
DAL CANESTRO ALL’AZIENDA
Quando il valore inestimabile per vincere
si chiama gioco di squadra
a cura dell’Area Legislativa Assindustria Salerno
di
Oreste Pastore
Area Legislativa Assindustria Salerno
o.pastore@assindustria.sa.it
In questo pezzo andrò leggermente fuori dai temi assegnati,
pur riprendendo un argomento trattato ampiamente dai due più recenti
numeri di Costozero. Mi riferisco all'intervista a Rosario Miniero,
Vicepresidente della società di basket di serie B d'Eccellenza
Pepsi Caserta, pubblicata a Dicembre, che ci ha raccontato di una
passione imprenditoriale (un ossimoro, secondo molti) per lo sport dei
canestri all'ombra della Reggia. E, poi, penso alle sei pagine del numero
scorso dedicate al Progetto formativo "Combinazione d'Impresa" promosso
dall'Unione di Avellino e, tra gli altri, dall'ottimo Salvatore Amitrano.
Leggere sul nostro magazine citazioni tratte dalla filosofia di Phil
Jackson, coach più volte Campione NBA con i Chicago Bulls di
Michael Jordan e con i Los Angeles Lakers di Shaquille O' Neal e
Kobe Bryant; e scorrere quindi l'intervista di Zare Markowski, (più modestamente)
allenatore della AIR Avellino, protagonista nella massima serie del
basket nazionale e docente, per l'occasione, degli imprenditori a
scuola di organizzazione presso l'Unione di via Palatucci, ha fatto
scattare in me la voglia di utilizzare questa preziosa occasione per
testimoniare la passione di una vita per il "mio" sport. Il
basket, che, in quanto gioco di squadra basato su principi e regole
abbastanza rigidi, talvolta "matematici", ma pur sempre legati
a un contesto umano disciplinato, è esperienza peraltro molto
vicina ai temi che proponiamo ogni giorno alle nostre aziende e all'interno
di esse: organizzazione, valorizzazione dei singoli in un contesto collettivo,
leadership, motivazione, tensione al miglioramento, sono elementi
qualificanti ed essenziali sia di un team di basket che di una crew
aziendale, nella analoga tensione al risultato. Consiglio a tutti, in
proposito, la lettura di "Dialogo sul team - Note di organizzazione
da un anno di basket",
un libro uscito nel 2001 per la collana Economia e management di
Baldini & Castoldi,
scritto a quattro mani da Massimo Bergami, docente di Economia Aziendale
alla Università di Bologna e alla Bocconi, e da Ettore Messina,
attualmente allenatore della Benetton Treviso, già alla guida
della (oggi scomparsa) Virtus Bologna e della Nazionale, pluriscudettato,
Campione d'Europa di club e medaglia d'argento europea con gli azzurri.
Il testo racconta a due voci l'irripetibile annata della Virtus Kinder
Bologna, Campione d'Italia e d'Europa e vincitrice della Coppa Italia
nel 2000/2001, approfondendo - in un curioso dialogo tra un allenatore
e un professore di organizzazione aziendale - alcune domande comuni
ai due mondi a confronto: «Come cresce un team? Cosa porta diverse
individualità a costruire un'unica identità? Come si creano
i conflitti in una squadra e come è possibile affrontarli? Qual è l'influenza
della pressione sulla performance?». La conclusione, suggello
del diario di una stagione vittoriosa, è: «La chiave vincente è stata
la costruzione e l'affermazione dell'identità del team su ogni
individualità. Questo non implica una minor considerazione del
talento individuale, anzi lo esalta, ma solo nella misura in cui
questo contribuisce alla valorizzazione di tutte le risorse disponibili….».
Agli imprenditori e dirigenti d'azienda che stanno cercando l'elemento
per rendere vincente o solo per migliorare una organizzazione che
stenta o che non rende quanto ci si aspettava, la risposta di un allenatore
di basket può costituire una chiave utile in tal senso. Chi,
come me, è "permeato da questo sport", gode, quindi,
nel trovarsi a gestire anche in ambiente lavorativo argomenti vicini
all'esperienza che è stata (ahimè, nel passato) di atleta
e che oggi, da spettatore, soffre di una situazione salernitana che
non è molto esaltante. Fuori dalla retorica, ai salernitani innamorati
del basket un po' brucia, nell'eterna rivalità sportiva regionale,
vedere ai massimi livelli, non tanto Napoli, che con il Presidente
Maione (peraltro uomo d'azienda da sempre ai vertici dell'Unione degli
Industriali partenopea) sta ripercorrendo i fasti che furono dell'Ignis
Sud negli anni '60/70, quanto Avellino, ansimante ma tenacemente avvinghiata
alla A1, e Caserta, che risale perentoria dall'inferno delle serie minori
dopo aver assaporato, nell'era del Cavalier Maggiò, le magie
di Oscar e il gusto dello scudetto con gli "enfants du pais" Nando
Gentile e Vincenzo Esposito. E a Salerno? La storia ci parla di un'altra
fortunata e curiosa coincidenza con gli ambienti (e le pagine) che
oggi pratico. Dopo l'era pionieristica degli anni 50 e 60, la squadra
della nostra provincia, con il marchio Paravia Ascensori sulle maglie
si è fatta
onore nella serie B nazionale nei successivi anni 70, seguita direttamente
e con passione dai giovani Nino e Vittorio Paravia. La spasmodica
attenzione per il calcio delle Amministrazioni, del pubblico e della
stampa salernitana (in A, B, C sempre la stessa), la mancanza di un
campo di gioco degno e la coincidente crescita di altre realtà in
provincia (in primis Battipaglia e Scafati, ma anche Sarno, Agropoli,
Nocera) hanno tenuto per anni in un inconsistente limbo la passione
cestistica salernitana. La provincia, invece, come già accennato,
trovava prima l'exploit della compagine di Battipaglia, accompagnata
dalle Casse Rurali del patron Silvio Petrone e poi dai fratelli Iemma
della Jcoplastic fino all'avventura del tentativo di allignare a Napoli,
con l'acquisto del titolo della squadra locale, finito con un brutto
fallimento; quindi, oggi, con la creatura di Nello Longobardi a Scafati,
gioia e delizia del suo appassionato pubblico in Legadue. Con la RIDA
Scafati siamo tornati ai tempi più recenti. A Salerno, negli
ultimi anni, grazie all'impegno di un gruppo "storico", capeggiato
da Alfonso Siano, impegnato anche nelle organizzazioni cittadine del
commercio, sostenuto in fasi diverse da Gerardo Soglia (Soglia Group),
Giacomo Bancone (4x4 System) e dai fratelli Vitolo (Vi Matel), la Società ha
via via definito una sua identità e un proprio progetto, che
guarda ad una crescita dei risultati e dell'attenzione della città,
valorizzando il piccolo palazzetto di Matierno, concesso in gestione
dal Comune, come la casa del basket salernitano. Un settore giovanile
seguito con particolare cura, rispettato anche fuori regione, è il
volano di entusiasmo per la Società. Alla dirigenza del sodalizio
salernitano si sono aggiunti quest'anno il contributo, la verve e
l'impegno di un gruppo di appassionati "guidati" dall'esperienza
degli ex giocatori Michele Tramontano, Aurelio Cucco, Nello Lentini,
con il medico Giulio Corrivetti ad affiancare Bancone alla Presidenza
e l'avvocato Tommaso Ferro a consolidare lo staff; persone che già in
una precedente esperienza Societaria, "fusasi" poi con la
Pallacanestro Salerno, hanno individuato nello sport dei canestri soprattutto
un elemento di possibile crescita sociale del nostro territorio, attraverso
la formazione dei giovani a una competizione "pulita", attiva,
non condizionata dalle tante distorsioni legate ad altre discipline
sport-spettacolari, purtroppo segnate negli ultimi anni anche da fatti
luttuosi. Lo sponsor è la
dinamica azienda di abbigliamento Fortunato di Bellizzi, che ha aggiunto "stile" all'ambiente.
Il sogno, la massima serie, diventerà prima o poi realtà,
magari assieme ad un Palazzetto adeguato alle necessità e commisurato
alle ambizioni di tutto lo sport cosiddetto minore, di cui il basket
può ergersi a capofila. Le analisi sviluppate dimostrano che
il basket è un veicolo promozionale di grande impatto, con il
suo contesto dinamico e non inquinato da scandali, che valorizza
tante piccole e medie realtà italiane, promovendone l'immagine
in Italia e in Europa (Varese, Cantù, Pesaro, la stessa Caserta).
Speriamo che lo stesso possa avvenire per Salerno. |