LA FILIERA
AGROINDUSTRIALE
AZIONE A LIVELLO STRUTTURALE
Il rilancio dell’economia campana è anche la contrattazione
programmata
di
Genioso Zollo
Presidente Società Consortile Agrofuturo Scarl -
Vicepresidente Agroinvest spa
geniosozollo@agrofuturo.it
Contrattazione programmata: è questo il segreto del rilancio
dell'economia campana. Il ricorso a questo strumento consentirà un
passaggio più graduale verso una struttura e una dimensione aziendale
differente dalla attuale, una maggiore qualificazione delle produzioni
realizzate, una adeguata innovazione tecnologica che porterà ad
una riduzione dei costi aziendali. È proprio attraverso la contrattazione
negoziata che Agrofuturo ha inteso e intende rilanciare la filiera
agroalimentare della provincia di Salerno. Definito da più parti "modello
di sviluppo per l'occupazione", Agrofuturo rappresenta oggi un
reale volano di crescita per le aree dell'agro-nocerinosarnese, uno
strumento che ha al centro delle sue finalità la formazione costante
dei lavoratori, lo sviluppo dell'occupazione, l'allargamento della
filiera agroalimentare, la competitività produttiva e la crescita
socio-economica del territorio. Ma questo progetto non sarebbe attuabile
senza la contrattazione programmata. E i motivi sono semplici, legati,
in primo luogo, al difficile contesto economico e produttivo, in cui
l'accesso agli incentivi automatici (in particolare alla legge 488)
risulta molto difficile. In un'area come quella della provincia di Salerno
dove la questione delle zone industriali è un problema non ancora
risolto, la Contrattazione programmata riveste un ruolo fondamentale,
una condizione dalla quale non si può prescindere. Senza contare
che il contesto ove Agrofuturo opera, il Distretto industriale Nocera-Gragnano
che riunisce venti comuni, distribuiti tra le province di Napoli (quattro)
e Salerno (sedici), su una superficie complessiva di 290 chilometri
quadrati popolati da oltre trecentosessantamila persone, è composto
da piccole e medie imprese che hanno la necessità di fare filiera,
per superare il problema (altrimenti insormontabile) della competitività sul
mercato. E se è vero che la filiera agroindustriale rappresenta
un fiore all'occhiello dell'economia regionale lo è altrettanto
che il settore va rilanciato, attraverso azioni tese al rafforzamento
della competitività sul mercato. Soprattutto, parlando della
Programmazione negoziata, va sfatato un luogo comune che induce a
errori a volte grossolani. Contrattazione Programmata non è sinonimo,
esclusivamente, di Patti Territoriali. Questa si esplica, al contrario,
attraverso quattro strumenti strategici per l'economia: il Contratto
d'Area, quello di Programma, di Investimento e i Patti territoriali.
Attualmente, nella provincia di Salerno, sono tre i Contratti di
Programma finanziati: Agrofuturo, il Consorzio tessile dell'agro e un
progetto legato alla multinazionale Ericsson, peraltro recentemente
revocato. In questo quadro non certo esaltante per la nostra provincia,
dove anche un colosso come la Ericsson incontra difficoltà, Agrofuturo
riveste un ruolo ancora più importante che dimostra la valenza
di un progetto e di una filosofia sposata da decine di piccoli e medi
imprenditori. E, oltre al caso Ericsson, anche le recenti polemiche
legate ai Patti territoriali dimostrano, ancora una volta, che non è giusto
fare "di
tutta l'erba un fascio", per scongiurare qualunquismi che nulla
fanno se non danneggiare la nostra economia. Agrofuturo, in tal senso, è sinonimo
di sviluppo e occupazione, dove l'impegno e la responsabilità diretta
degli operatori privati nella gestione di uno strumento complesso
di programmazione negoziata, sta contribuendo in maniera decisiva a
rafforzare le sinergie e le collaborazioni tra enti locali, soggetti
privati, organizzazioni sindacali e agricole (unico esempio in Campania)
attuando quelle pratiche di concertazione su fatti concreti e con risultati
tangibili. È storia
recente la sottoscrizione, presso la sede di Assindustria Salerno,
del protocollo di intesa per sostenere il secondo modulo del Contratto
di Programma, ancora in attesa di finanziamento. Così come si
sta concretizzando il lavoro per rendere ancora più sinergiche
le relazione tra gli strumenti di programmazione negoziata e gli organismi
di pianificazione territoriale di comprensorio come il distretto
industriale.
Costituita il 19 ottobre 2000, Agrofuturo raggruppa, ad oggi, oltre
200 aziende della filiera agroindustriale. La prima fase ha coinvolto
un gruppo di 37 aziende che il CIPE ha approvato con un investimento
complessivo di circa 118 milioni di euro, e che avrà un impatto
occupazionale di circa 500 unità lavorative. Il progetto, definito
sulla base di un processo di concertazione, sta evidenziando il suo
positivo impatto per la riqualificazione e lo sviluppo del tessuto produttivo,
l'adeguamento tecnologico e lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi,
oltre che la ricerca e la formazione dei profili professionali. L'azione
svolta, proietta il Consorzio come attore significativo del territorio,
tanto che la delibera CIPE ha evidenziato: «Agrofuturo si pone
come strumento essenziale di riqualificazione della filiera agroindustriale
nella sua interezza, determinando positive ricadute sull'occupazione
e sul reddito dell'area interessata». Il progetto si struttura
secondo lo strumento del Contratto di Programma e si sostanzia in un
piano organico di rafforzamento, razionalizzazione e sviluppo della
filiera, con l'attenzione alla vivibilità del territorio, allo
sviluppo di un sistema di servizi evoluto e coerente con le esigenze
del comparto e orientato all'internazionalizzazione. Il progetto complessivo
prevede la realizzazione di 132 iniziative d'investimento che riguardano
i diversi comparti della filiera alimentare. La prima fase ha riguardato
la riqualificazione degli impianti produttivi, un'operazione che ha
movimentato finanziamenti per importo complessivo di 75 milioni di euro.
La seconda prevede, invece, fondi di oltre 312 milioni di euro e 1000
nuovi occupati. Un'occasione, una svolta, certamente un metodo innovativo
che tende a organizzare la domanda, attraverso una filiera istituzionale
che ponga la riqualificazione industriale, l'ammodernamento tecnologico,
lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi in una nuova scala di valori
condivisi di base. Spingere, cioè, le vocazioni (attitudini,
storia e vissuti delle nostre comunità) ad assumere una consapevolezza
tale da poter aspirare ad un ruolo leader sui mercati mondiali. La ricaduta
positiva del progetto sull'occupazione e sul reddito dell'area del Distretto
industriale n.7, in questa nuova ottica, è insomma, soltanto
uno degli aspetti della mutata strategia di intervento: si tratta, infatti,
di agire a livello strutturale su un tessuto sociale complesso e variegato
con un'organizzazione programmatica in grado di raccogliere immediati
risultati, ma anche di tracciare percorsi meta-economici. Ad essere
coinvolte, infatti, non sono semplicemente le singole aziende, ma un
intero sistema produttivo, un polo industriale, che oggi vende in tutto
il mondo. Il Contratto di Programma, così come progettato da
Agrofuturo, darà slancio all'economia dell'intera regione. Con
questo strumento, infatti, sarà possibile rivitalizzare alcune
imprese, migliorare i costi e la competitività per le industrie
storiche del settore. Questo è un contratto che eleva tutta la
filiera agroindustriale, a monte e a valle. I numeri non si riferiscono,
dunque, alla sola agroindustria, ma anche a tutto l'indotto, dalle industrie
di logistica, di trasformazione, di imballaggi vari ai produttori agricoli. |