ISTITUTI DI CREDITO COME “MARKET MAKER”
UNA BANCA DI AFFARI NEL BACINO MEDITERRANEO
Strumenti italiani e comunitari per favorire
l’internazionalizzazione
La via che garantisce l’accesso ai mercati nei Paesi emergenti
a cura di Ely Szajkowicz
Il
vivace dibattito in corso sui rapporti tra banca e grande impresa
scaturito dai casi Cirio e Parmalat rischia di distogliere l'attenzione
dai rapporti tra le banche e le imprese di dimensioni minori, in
particolare quelle che hanno già fatto la scelta di internazionalizzare
la loro attività. Il sistema bancario italiano non ha dato
luogo alla creazione di un mercato creditizio capace di accompagnare
le imprese nello sviluppo, compito che gli era stato assegnato dalla
riforma del settore bancario del 1993. La funzione di "market
maker" dei
soggetti bancari acquista però nuova centralità nel contesto
dell'attuale fase di concorrenza globale, in cui il nostro sistema
produttivo deve confrontarsi con una complessa compagine di fattori
politico-economici internazionali. Ad essi si aggiunge la mancanza
di adeguato supporto del mondo bancario alle imprese, di cui godono
invece i nostri competitors europei ed extraeuropei. È, invece,
necessario rivitalizzare tale funzione, contribuendo in tal modo
anche al recupero del clima generale di fiducia indispensabile per
il rilancio del modello-paese, che passa anche per il rispetto di
quei principi di etica e rigore che contraddistinguono la prevalenza
dei rapporti tra soggetti che lavorano sul comune territorio dell'imprenditorialità.
Assafrica & Mediterraneo, di cui fanno parte alcuni soggetti del
mondo bancario che lavorano invece a fianco delle aziende italiane -
e in modo particolare alle imprese facenti parte dell'Associazione -
ha chiesto a Vittorio Sisto, Direttore Generale di UBAE-Arab Italian
Bank, come opera una banca d'affari specializzata sul Mediterraneo e
in che modo la sua attività può supportare gli imprenditori
italiani impegnati nell’area.
Vittorio Sisto
Direttore Generale
UBAE-Arab Italian Bank
vittorio.sisto@ubae.it
UBAE-Arab Italian Bank è una joint-venture italo araba del settore
bancario. Quali sono le modalità operative di una banca d'affari
e in cosa consiste la specializzazione sul bacino del Mediterraneo?
Naturale evoluzione delle Confirming, Accepting e Discounting Houses
di britannica memoria - che, sorte nel 18° secolo, hanno prosperato
fino alla fine degli anni '60 del secolo scorso - le banche d'affari
moderne sono quelle istituzioni finanziarie capaci di "consigliare" al
cliente (azienda, banca e/o Governo del Paese) cosa e come fare per poter
attingere ai capitali disponibili sui mercati. Ciò avviene sia attraverso
l'emissione di prestiti obbligazionari, sia con sottoscrizioni di azioni
dirette a finanziare investimenti. A ciò si aggiunga la ricerca di
partners commerciali e/o di soci per la costituzione di joint-venture
aventi per oggetto sociale le più svariate attività. Ci sono
infine le banche che favoriscono la loro clientela, sia domestica che estera,
rendendo possibile l'esecuzione di grandi lavori infrastrutturali e/o di
grossi stabilimenti per la produzione industriale. UBAE-Arab Italian Bank
SpA è nata
con lo scopo di incrementare le relazioni finanziarie, commerciali, industriali
ed economiche tra l'Italia e i Paesi arabi, promuovendone la crescita
attraverso il sostegno finanziario di iniziative e di scambi correlati allo
sviluppo del comparto industriale e del lavoro italiano, con l'intento di
porsi cioè a
cerniera di un flusso di ricchezza in beni e servizi da e verso i mercati
arabi. Il nostro orizzonte operativo spazia infatti dal Marocco a Ovest,
all'Iran a Est, con puntate nell'area del Golfo a Sud e alla Turchia
a Nord.
Questo vi pone in una posizione privilegiata per registrare i cambiamenti
che stanno attraversando l'area del Mediterraneo. Quali sono gli aspetti
significativi per le imprese italiane?
Il contesto di mercato nel quale l'UBAE opera sta
subendo modificazioni profonde, tali da suggerire un'attenta considerazione
delle opportunità e dei rischi che tali cambiamenti presentano. Nel
medio-lungo termine l'apertura ai capitali internazionali di alcuni Paesi
emergenti condurrà a un ampliamento delle opportunità di sostegno
all'esportazione, e all'investimento a disposizione delle imprese operanti
in quei Paesi. Ciò contribuirà a "spiazzare" la
tradizionale attività di intermediazione, vale a dire il credito
documentario. Sulla sponda sud del Mediterraneo, che è il nostro
bacino di attività, si affacciano una ventina di Paesi. Da alcuni
di questi (Libia, Algeria, Iran e altri.) l'Italia importa notevoli quantità di
petrolio e gas, e qui la nostra bilancia commerciale risulta in forte
deficit. Negli altri Paesi dell'area (Egitto, Turchia, Marocco), il nostro
Paese esporta e con essi la nostra bilancia commerciale risulta perennemente
in attivo. In un'ottica consolidata ciò costituisce un dato positivo:
importiamo cento ed esportiamo altrettanto. Nei fatti, però, non è così,
perché mentre siamo obbligati a importare petrolio e gas da Paesi
che assorbono le nostre esportazioni in quantità ridotta, dobbiamo
andarci a conquistare i mercati per il nostro export in Paesi dai quali
importiamo poco o nulla. Al di là delle normali difficoltà concorrenziali,
ambientali e operative, i nostri esportatori devono ben cautelarsi anche
nei confronti del rischio di mancato pagamento che può assumere le
diverse sfaccettature del rischio controparte (normale), del rischio-paese
e del "fatto del Principe". Tali rischi sono assicurabili con
la SACE con pagamento di un premio assicurativo e a condizione che esista
spazio nei plafonds stabiliti per ciascun Paese. Quando questo non c'è o è minimo,
o quando l'entità del premio pagabile porta la transazione fuori
mercato, l'imprenditore si rivolge alla Banca d'affari specializzata,
in grado di assumere rischi paese e commerciali nei Paesi prima individuati.
Il mercato, però, sta cambiando. Giustamente i Paesi emergenti si
aprono sempre più ai capitali internazionali e ciò comporta
una drastica e benvenuta diminuzione del rischio-paese e del rischio
politico. Un esempio significativo di tale evoluzione nel Mediterraneo è rappresentato
dalla Tunisia, un Paese maturo, che si avvale di un'ottima struttura
socio-economica in un contesto di apprezzata democraticità e certezza
del diritto. Il Paese, cioè, non ha bisogno di intermediare il suo
rischio, in quanto esso è molto basso e limitato. Ma necessita di
servizi bancari avanzati, che non presuppongono la copertura del rischio
ma la somministrazione di know-how in campo finanziario e commerciale.
Nel futuro assisteremo nel Mediterraneo a una sempre più marcata
disintermediazione degli Istituti di Credito dalla gestione classica del
rischio, mentre l'offerta ai Paesi emergenti di servizi di natura consulenziale
e di ricerca di partners dovrebbe assumere, da parte delle banche, dimensioni
sempre più importanti.
Il processo permetterà di assicurare ai Paesi emergenti da un lato
l'accesso ai capitali internazionali e dall'altro il soddisfacimento
delle più svariate esigenze locali. È in quest'ambito che
si colloca anche la recente Convenzione per lo scouting d'affari firmata
tra UBAE-Arab Italian Bank e Assafrica & Mediterraneo, che costituisce
un modello, ripetibile anche in altri ambiti, di superamento del confronto
tra banca e impresa, aprendo viceversa la strada alla cooperazione tra
queste per l'internazionalizzazione del Sistema Paese. |