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  Dicembre 2012

Articoli - n° 2 Marzo 2004
 



ASSAFRICA & MEDITERRANEO - Home Page
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ISTITUTI DI CREDITO COME “MARKET MAKER”
UNA BANCA DI AFFARI NEL BACINO MEDITERRANEO

Strumenti italiani e comunitari per favorire l’internazionalizzazione

La via che garantisce l’accesso ai mercati nei Paesi emergenti
a cura di Ely Szajkowicz



Il vivace dibattito in corso sui rapporti tra banca e grande impresa scaturito dai casi Cirio e Parmalat rischia di distogliere l'attenzione dai rapporti tra le banche e le imprese di dimensioni minori, in particolare quelle che hanno già fatto la scelta di internazionalizzare la loro attività. Il sistema bancario italiano non ha dato luogo alla creazione di un mercato creditizio capace di accompagnare le imprese nello sviluppo, compito che gli era stato assegnato dalla riforma del settore bancario del 1993. La funzione di "market maker" dei soggetti bancari acquista però nuova centralità nel contesto dell'attuale fase di concorrenza globale, in cui il nostro sistema produttivo deve confrontarsi con una complessa compagine di fattori politico-economici internazionali. Ad essi si aggiunge la mancanza di adeguato supporto del mondo bancario alle imprese, di cui godono invece i nostri competitors europei ed extraeuropei. È, invece, necessario rivitalizzare tale funzione, contribuendo in tal modo anche al recupero del clima generale di fiducia indispensabile per il rilancio del modello-paese, che passa anche per il rispetto di quei principi di etica e rigore che contraddistinguono la prevalenza dei rapporti tra soggetti che lavorano sul comune territorio dell'imprenditorialità.
Assafrica & Mediterraneo, di cui fanno parte alcuni soggetti del mondo bancario che lavorano invece a fianco delle aziende italiane - e in modo particolare alle imprese facenti parte dell'Associazione - ha chiesto a Vittorio Sisto, Direttore Generale di UBAE-Arab Italian Bank, come opera una banca d'affari specializzata sul Mediterraneo e in che modo la sua attività può supportare gli imprenditori italiani impegnati nell’area.


Vittorio Sisto
Direttore Generale UBAE-Arab Italian Bank
vittorio.sisto@ubae.it

UBAE-Arab Italian Bank è una joint-venture italo araba del settore bancario. Quali sono le modalità operative di una banca d'affari e in cosa consiste la specializzazione sul bacino del Mediterraneo?
Naturale evoluzione delle Confirming, Accepting e Discounting Houses di britannica memoria - che, sorte nel 18° secolo, hanno prosperato fino alla fine degli anni '60 del secolo scorso - le banche d'affari moderne sono quelle istituzioni finanziarie capaci di "consigliare" al cliente (azienda, banca e/o Governo del Paese) cosa e come fare per poter attingere ai capitali disponibili sui mercati. Ciò avviene sia attraverso l'emissione di prestiti obbligazionari, sia con sottoscrizioni di azioni dirette a finanziare investimenti. A ciò si aggiunga la ricerca di partners commerciali e/o di soci per la costituzione di joint-venture aventi per oggetto sociale le più svariate attività. Ci sono infine le banche che favoriscono la loro clientela, sia domestica che estera, rendendo possibile l'esecuzione di grandi lavori infrastrutturali e/o di grossi stabilimenti per la produzione industriale. UBAE-Arab Italian Bank SpA è nata con lo scopo di incrementare le relazioni finanziarie, commerciali, industriali ed economiche tra l'Italia e i Paesi arabi, promuovendone la crescita attraverso il sostegno finanziario di iniziative e di scambi correlati allo sviluppo del comparto industriale e del lavoro italiano, con l'intento di porsi cioè a cerniera di un flusso di ricchezza in beni e servizi da e verso i mercati arabi. Il nostro orizzonte operativo spazia infatti dal Marocco a Ovest, all'Iran a Est, con puntate nell'area del Golfo a Sud e alla Turchia a Nord.

Questo vi pone in una posizione privilegiata per registrare i cambiamenti che stanno attraversando l'area del Mediterraneo. Quali sono gli aspetti significativi per le imprese italiane?
Il contesto di mercato nel quale l'UBAE opera sta subendo modificazioni profonde, tali da suggerire un'attenta considerazione delle opportunità e dei rischi che tali cambiamenti presentano. Nel medio-lungo termine l'apertura ai capitali internazionali di alcuni Paesi emergenti condurrà a un ampliamento delle opportunità di sostegno all'esportazione, e all'investimento a disposizione delle imprese operanti in quei Paesi. Ciò contribuirà a "spiazzare" la tradizionale attività di intermediazione, vale a dire il credito documentario. Sulla sponda sud del Mediterraneo, che è il nostro bacino di attività, si affacciano una ventina di Paesi. Da alcuni di questi (Libia, Algeria, Iran e altri.) l'Italia importa notevoli quantità di petrolio e gas, e qui la nostra bilancia commerciale risulta in forte deficit. Negli altri Paesi dell'area (Egitto, Turchia, Marocco), il nostro Paese esporta e con essi la nostra bilancia commerciale risulta perennemente in attivo. In un'ottica consolidata ciò costituisce un dato positivo: importiamo cento ed esportiamo altrettanto. Nei fatti, però, non è così, perché mentre siamo obbligati a importare petrolio e gas da Paesi che assorbono le nostre esportazioni in quantità ridotta, dobbiamo andarci a conquistare i mercati per il nostro export in Paesi dai quali importiamo poco o nulla. Al di là delle normali difficoltà concorrenziali, ambientali e operative, i nostri esportatori devono ben cautelarsi anche nei confronti del rischio di mancato pagamento che può assumere le diverse sfaccettature del rischio controparte (normale), del rischio-paese e del "fatto del Principe". Tali rischi sono assicurabili con la SACE con pagamento di un premio assicurativo e a condizione che esista spazio nei plafonds stabiliti per ciascun Paese. Quando questo non c'è o è minimo, o quando l'entità del premio pagabile porta la transazione fuori mercato, l'imprenditore si rivolge alla Banca d'affari specializzata, in grado di assumere rischi paese e commerciali nei Paesi prima individuati. Il mercato, però, sta cambiando. Giustamente i Paesi emergenti si aprono sempre più ai capitali internazionali e ciò comporta una drastica e benvenuta diminuzione del rischio-paese e del rischio politico. Un esempio significativo di tale evoluzione nel Mediterraneo è rappresentato dalla Tunisia, un Paese maturo, che si avvale di un'ottima struttura socio-economica in un contesto di apprezzata democraticità e certezza del diritto. Il Paese, cioè, non ha bisogno di intermediare il suo rischio, in quanto esso è molto basso e limitato. Ma necessita di servizi bancari avanzati, che non presuppongono la copertura del rischio ma la somministrazione di know-how in campo finanziario e commerciale. Nel futuro assisteremo nel Mediterraneo a una sempre più marcata disintermediazione degli Istituti di Credito dalla gestione classica del rischio, mentre l'offerta ai Paesi emergenti di servizi di natura consulenziale e di ricerca di partners dovrebbe assumere, da parte delle banche, dimensioni sempre più importanti. Il processo permetterà di assicurare ai Paesi emergenti da un lato l'accesso ai capitali internazionali e dall'altro il soddisfacimento delle più svariate esigenze locali. È in quest'ambito che si colloca anche la recente Convenzione per lo scouting d'affari firmata tra UBAE-Arab Italian Bank e Assafrica & Mediterraneo, che costituisce un modello, ripetibile anche in altri ambiti, di superamento del confronto tra banca e impresa, aprendo viceversa la strada alla cooperazione tra queste per l'internazionalizzazione del Sistema Paese.

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