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  Dicembre 2012

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n° 6 Luglio 2004
 




     INSERTO ASSEMBLEA DEI SOCI GENERALE 2004 RELAZIONE DEL PRESIDENTE ANDREA PRETE
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MARKETING TERRITORIALE
LA CERTIFICAZIONE DEI PIANI URBANISTICI

CONGRESSI SCIENTIFICI A SALERNO
LE RICADUTE SU RICERCA E TERRITORIO

LA GENOMICA FUNZIONALE E IL GEAR
LA RICERCA APPLICATA ALLA SALUTE

CONGRESSI SCIENTIFICI A SALERNO
LE RICADUTE SU RICERCA E TERRITORIO
Alcune considerazioni a margine del Symposium “Advances in Automotive Control”

Gianfranco Rizzo
Ordinario di Macchine e Sistemi Energetici, DIMEC - Facoltà di Ingegneria Meccanica Università di Salerno
Vice Chair della IFAC TC "Automotive Control" - Presidente Musicateneo

grizzo@unisa.it

 

A qualche mese dalla conclusione del Symposium "Advances in Automotive Control", svoltosi dal 19 al 23 aprile 2004 presso l'Università degli Studi di Salerno con la partecipazione di circa 200 ricercatori provenienti da 5 continenti, provo a trarre alcune considerazioni sulla ricaduta che l'organizzazione di eventi come questo può comportare sull'ateneo, il territorio e il tessuto industriale. Qualche dato sul Symposium (www.ifac04.unisa.it): sponsorizzato da enti e aziende di rilievo sia regionale che internazionale (Università di Salerno, Università del Sannio, ELASIS, CRF, dSpace, AVL Italia, SAE Naples Group, Regione Campania, Provincia di Salerno, Comune di Salerno), è stato promosso dalla Technical Committee "Automotive Control" dell'IFAC (International Federation of Automatic Control).

Il controllo automatico, disciplina dalle marcate connotazioni applicative, svolge un ruolo primario nella integrazione tra meccanica ed elettronica, che ha portato ad una riduzione delle emissioni dei veicoli per oltre cento volte rispetto agli anni '70. Le tecniche del controllo sono presenti in molti degli ambiti innovativi discussi nel Symposium: dai veicoli ibridi, alle fuel-cells, al controllo attivo delle sospensioni, alle tecniche drive-by-wire, alla integrazione con i sistemi satellitari, al progetto e alla diagnostica di motori e veicoli. Questo evento prese l'avvio nel 1995, presso il Politecnico di Zurigo, con l'obiettivo di riunire ricercatori dell'università e dell'industria, con due altre edizioni organizzate dalla Ohio State University (1998) e dalla University of Karlsruhe (2001). Per la quarta edizione la scelta è caduta sulla Università di Salerno, dove è presente un nucleo di ricercatori composto, oltre che dallo scrivente, da Cesare Pianese, Ivan Arsie e diversi dottorandi, che opera in collaborazione con Magneti Marelli, ELASIS e Centro Ricerche FIAT.

Grazie a queste attività e al loro riverbero formativo, molti degli ingegneri laureati a Salerno lavorano nel settore automobilistico, sia in Italia che all'estero. Il settore "Automotive Control" si colloca in quello spazio al confine tra meccanica, elettronica e software (meccatronica) che, a detta di osservatori quali Sylos Labini, rappresenta una delle nuove direttrici di sviluppo dell'economia italiana (La Repubblica, 04/05/2004). In ambito regionale, la ricerca legata ai temi della mobilità sostenibile riveste un rilievo particolare sia per l'elevata densità antropica che caratterizza la Campania, che per la presenza di importanti strutture industriali e di ricerca, quali ELASIS, Istituto Motori, CRF e Centro Regionale di Competenza "Trasporti". A livello nazionale, nonostante una certa vivacità della ricerca, testimoniata tra l'altro dal fatto che questa edizione sia stata organizzata nel nostro paese, il settore "Automotive Control" opera al di sotto delle sue potenzialità, sia per un diffuso sottodimensionamento dei finanziamenti per la ricerca che per un riflesso della recente crisi FIAT.

La stessa natura interdisciplinare di questo settore, mentre da un lato rende la ricerca particolarmente produttiva, dall'altro rappresenta un ostacolo a causa di una organizzazione accademica ancora basata sostanzialmente sulle "cattedre" e su una suddivisione rigida in settori scientifico-disciplinari. L'organizzazione di eventi scientifici quali il Symposium IFAC, che a giudizio di molti dei partecipanti si è rivelato un grosso successo, può rappresentare una importante risorsa, oltre che per le ovvie ricadute in termini turistici, soprattutto per la promozione dell'università e degli stessi rapporti con l'industria (e con i dovuti distinguo da certi eventi congressuali dove l'elemento turistico sia l'elemento prevalente se non esclusivo). I collegamenti internazionali che ne derivano, oltre a rappresentare anticorpi utilissimi contro i ricorrenti pericoli di auto-referenzialità accademica, offrono a studenti e ricercatori una finestra verso il mondo della ricerca avanzata e opportunità per contatti personali e scambi culturali.

La presenza di qualificati esponenti della ricerca accademica e industriale aumenta la visibilità dell'Ateneo, sia in termini di strutture che di risorse umane, aprendo la strada a collaborazioni e finanziamenti. L'esigenza di formare laureati, dottorandi e ricercatori con un livello di preparazione adeguato per collaborare a progetti di ricerca e lavorare in aziende a tecnologia avanzata costituisce per i docenti un incentivo reale verso il miglioramento della didattica, più efficace di tanti controlli burocratici. Questi elementi favoriscono l'attivazione di un circuito virtuoso tra ricerca, didattica e industria, anche a livello locale, e il consolidamento di gruppi che considerino la ricerca come una risorsa anche in termini professionali ed economici, e non soltanto un dovere o, peggio, un accidente sulla strada della propria carriera accademica (e l'idea che nelle nostre università meridionali non potesse che essere così, anche nelle facoltà a forte vocazione applicativa come ingegneria, era fino a tempi recenti tanto radicata da rasentare il luogo comune). In altri termini, la presenza di attività di ricerca in ambito nazionale e internazionale favorisce le ricadute sull'industria locale, innescando quei circuiti virtuosi e quei processi di radicamento dei gruppi di ricerca che il nostro fragile tessuto industriale non potrebbe in molti casi avviare. Ovviamente il quadro descritto è sintetico e parziale, e non tiene conto per esempio del ruolo giocato dalle politiche di Governance, discusse da Pasquale Persico in questa rubrica (Costozero, Marzo 2004); il tema della ricerca e delle sue ricadute territoriali è assai vasto e coinvolge attori diversi, ma viene raramente trattato in maniera sufficientemente approfondita nonostante i numerosi convegni sull'argomento. Per organizzare eventi al passo con le aspettative di ospiti internazionali bisogna però anche fare i conti con evidenti carenze strutturali, dai trasporti alla comunicazione. Non so se e quando l'aeroporto di Pontecagnano potrà essere fruibile, ma nel frattempo dovremmo assicurare collegamenti pubblici decenti tra Salerno e l'unico aeroporto internazionale della regione.

E, a proposito di comunicazione e di web, è sintomatica la mancanza di un sito in lingua inglese dedicato alla Schola Medica (ma questo è un problema diffuso, dato che anche nelle Università lo sviluppo del Web e della comunicazione è più affidato allo sforzo di pochi che ad una pianificazione sistematica, con risorse spesso inadeguate all'importanza e al ruolo che oggi riveste una comunicazione professionale). La disponibilità di un territorio a forte attrattiva turistica e culturale e di un Campus moderno e vivibile rappresentano una importante risorsa per organizzare eventi quali il Symposium IFAC, per il quale si è sempre cercato di unire un'alta qualità scientifica con un'atmosfera conviviale e amichevole. E, dato che uno dei punti in comune tra l'Università di Salerno e il Politecnico di Zurigo, che ha organizzato la prima edizione, è proprio la presenza di un'orchestra jazz, il compito di sciogliere il clima un po' "ingessato" che a volte caratterizza questi incontri è stato affidato ad un concerto congiunto delle due orchestre durante la cena al Casino Sociale di Salerno: scelta gradita da tutti, eccetto che dagli autisti dei bus che hanno dovuto fare un paio di ore di straordinario per i numerosi bis richiesti dai convegnisti.

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