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  Dicembre 2012

Articoli n° 05
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Il MANIFESTO Unitario delle rappresentanze categoriali della provincia di Salerno


Il MANIFESTO Unitario delle rappresentanze categoriali della provincia di Salerno

Si apre una nuova stagione di impegno civico delle Associazioni del territorio

di Gaia Longobardi, Ufficio Studi e Comunicazione Confindustria Salerno, g.longobardi@confindustria.sa.it - 089/200818



La conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa

Lo scorso 29 maggio è stato presentato, nella sede associativa di Confindustria, il "Manifesto Unitario della rappresentanze categoriali della provincia di Salerno." Il documento, firmato da Confindustria Salerno, Casartigiani, Confcommercio, Confesercenti; Coldiretti, CNA, Unimpresa, Unione degli Art. e P.I. CLAAI, Confartigianato Imprese ALI, Confcooperative, Cidec, Ance, C.I.A. e Confagricoltura, nasce sulla base di un rinnovato impegno civico nel diffcile contesto economico, sociale e produttivo nel quale ormai da anni si dibattono il Mezzogiorno e l'intero Paese.
«Con questo documento si legge nella premessa del "Manifesto" intendiamo lanciare un segnale di coesione nuovo, basato su valori e principi che ci accomunano. Un cambio culturale del nostro modo di essere insieme classe dirigente».
Un mutamento che si rende particolarmente necessario soprattutto in momenti di crisi e di diffcoltà gravi e complesse.
É proprio in questi momenti che chi ha responsabilità di rappresentanza deve trasmettere a se stesso e agli altri il convincimento che non bisogna assolutamente regredire, ritraendosi di fronte alle diffcoltà, quanto piuttosto tentare ogni strada utile per avanzare, non lasciandosi sfuggire alcuna opportunità». Poi uno dei passaggi salienti: «(…) Partiamo dalla consapevolezza che non esiste differenza tra il grande imprenditore e il piccolo artigiano; siamo uniti dalle stesse origini, dalla stessa voglia di fare, dalle stesse diffcoltà e condividiamo l'ambizione di contribuire al rilancio del territorio».
Il "Manifesto" chiarisce bene il ruolo delle associazioni di categoria: «Le nostre associazioni si sottolinea nel documento non devono fare politica: di tutto il nostro Paese ha bisogno meno che della confusione di ruoli, di rap‑porti, di competenze. Ma più ampia della sfera dei partiti è la sfera politica; più ampia della sfera politica è la sfera pubblica e più ampia ancora della sfera pubblica è la sfera civile.
A questa noi sentiamo di appartenere in quanto cittadini, in quanto imprenditori, in quanto rappresentanti di associazioni datoriali». Chiaro e netto il riferimento al bilanciamento tra diritti e doveri: «Il nostro Paese vive un profondo appannamento dell'etica pubblica e bisogna essere, a questo riguardo, intellettualmente onesti: esso non riguarda solo la cosiddetta casta del ceto politico, perché le incrostazioni "castali", le inerzie, gli sprechi, le ineffcienze e i privilegi toccano a volte anche la società ci vile.
É illusorio credere che se d'incanto potessimo rimuovere l'intera classe politica, se potessimo liberarci delle bardature di questo sistema, allora riprenderemmo a correre. Purtroppo le cose non stanno così: non dobbiamo cedere a questa semplificazione». «É vero, invece così prosegue il ragionamento che le rappresentanze politiche non sembrano più in grado di svolgere quella funzione di "integrazione" di cui il Paese ha bisogno per funzionare bene».
Il documento si articola in quattro ambiti di riferimento.

1. Per una nuova stagione della rappresentanza.
In questo articolato contesto il ruolo della rappresentanza fortemente in crisi deve essere rimodulato, partendo dalla consapevolezza che «(…) essa non può e non deve essere autoreferenziale e non deve seguire logiche di divisioni simil‑partitiche. Chi assume ruoli di rappresentanza datoriale deve, necessariamente, essere al servizio dei propri iscritti, deve rappresentare gli interessi diffusi della propria categoria, senza sovrapporre a questi interessi di natura personale. Per fare ciò chi sceglie la strada della rappresentanza dovrà avere un elevatissimo grado di autonomia nella sua azione. Siamo in una fase in cui le associazioni datoriali dovranno svolgere più azioni "sindacali", cogliendo le necessità dei propri iscritti, infondendo loro un nuovo senso dell'appartenenza».

2. Per una politica al servizio del territorio. É uno dei nodi cruciali da sciogliere "(…) In una provincia in cui, dietro ad ogni scelta, talvolta, si in‑
travede o si vuole intravedere una "simpatia" politica o addirittura una preferenza partitica, non è mai sufficiente ribadire l'indipendenza delle associazioni datoriali nelle scelte e nelle azioni che si intraprendono». Occorre sollecitare fortemente il recupero della piena e leale collaborazione tra le Istituzioni che insistono sul territorio. Basta, cioè, con «(…) l'evidente e continua contrapposizione tra i palazzi della politica salernitana" che "penalizza, inevitabilmente, il già precario tessuto economico, mettendo a serio rischio la competizione tra territori cui, ormai, dobbiamo abituarci se vogliamo ancora competere con le nostre imprese».
E ancora: «assistiamo, in queste settimane, con alterna intensità, al dibattito sulla riforma della legge elettorale. Tanto riteniamo che essa sia improcrastinabile da dichiarare, in maniera convinta, che se dovessimo ritrovarci alla prossima tornata elettorale con le medesime regole, non esiteremo a valutare la possibilità di non esercitare affffatto il nostro diritto di voto».

3. Per una cultura della legalità sempre più diffusa. Altro punto cruciale si individua nella riaffermazione del principio di legalità e di assoluto rispetto delle leggi. «Il valore della legalità assume è ribadito nel "Manifesto" il senso della credibilità stessa delle nostre attività.
Legalità intesa, innanzitutto, come lotta al malaffare». «Vogliamo scrivono le categorie imprenditoriali evidenziare in maniera chiara e inequivocabile che siamo per la difesa delle nostre realtà imprenditoriali da qualsiasi forma di illegalità criminale. Siamo consapevoli che una delle porte per la criminalità organizzata per controllare il territorio siano le nostre aziende. Diffonderemo sempre più tra i nostri associati la cultura della difesa della legalità che equivale alla difesa della propria libertà».

4. Per una burocrazia effciente ed effcace. «É inutile ricordare a questo proposito che il cattivo funzionamento della macchina burocratica è tra le prime cause di mancata attrazione del nostro Paese. Siamo consci che le procedure di molti Enti sono dettate da specifiche disposizioni normative di livello nazionale o regionale, ma ciò non può essere un alibi per giustificarne le diseconomie che possono pregiudicare seriamente la competizione dei territori cui tutti siamo chiamati.
Per questo c'è bisogno di un cambio di rotta totale». Le conclusioni.
Lo sguardo inevitabilmente è rivolto al futuro e alle giovani generazioni. «Vogliamo infondere fiducia nei nostri iscritti e in tutti coloro che, in momenti come questo, si sentono soli e a cui, talvolta, manca anche solo una parola di conforto e di confronto. Vogliamo dare segnali di speranza ai tanti giovani che si sentono frastornati e insicuri. Trasmettere loro la convinzione che a Salerno c'è una classe imprenditoriale sana che vuole essere in campo, seppur tra mille difficoltà, e che considera come una propria sconfitta che un giovane lasci, per necessità, il proprio territorio per realizzarsi altrove».

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