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  Dicembre 2012

Articoli n° 05
GIUGNO 2012
ENERGIA - Home Page
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GRID PARITY ovvero la competitivitÀ dei prezzi dell'energia solare rispetto a quella tradizionale

Con una seria prospettiva basata sullo sviluppo delle rinnovabili i nuovi occupati potrebbero arrivare a 250mila unità

di Vincenzo Pellecchia, Sustainable Manager

Per Grid Parity si intende una condizione economica caratterizzata dalla parità o inferiorità del costo del kWh fotovoltaico con il costo del kWh prodotto da fonti convenzionali. Il ragionamento si può estendere alle fonti rinnovabili in genere che saranno sempre più competitive rispetto ai combustibili fossili; la Grid parity è dunque una variabile dipendente sia dal costo della bolletta energetica, sia dal sito dove viene collocato l'impianto fotovoltaico di produzione specie di quelli che si trovano in località ad alta radiazione solare soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia ed è tale da generare una redditività sufficiente da rendere l'investimento vantaggioso anche senza incentivi statali.
Negli ultimi quattro anni, è bene ricordare, i costi del kilowattora solare si sono dimezzati: nel 2007, nel pieno del secondo (maxi incentivato) Conto Energia, un impianto costava in media 7000 euro per KW di potenza e con kwh prodotto al costo dai 22 ai 42 centesimi di Euro, a seconda delle zone e quindi dell'irraggiamento solare. Nel 2011 in Italia, con una crescita eccezionale che ha raggiunto circa 13.000 MW di potenza fotovoltaica cumulata e in esercizio e con ben 340.000 unità di produzione, il prezzo medio degli impianti è sceso a 3.500 euro per KW di potenza, con costi del kilowattora dai 12 ai 22 centesimi. In un quinquennio giusto la metà e con previsione, a breve, di 2.000 euro per ogni KW installato.
Da ciò deriva un acceso dibattito dove, da una parte, si sottopone a critica il meccanismo di incentivazione tanto del fotovoltaico, quanto anche dell'eolico: il debito creato, relativamente agli incentivi concessi, vale circa 170 miliardi e dovrà essere pagato da tutti gli italiani, con la bolletta Enel, per 20 anni.
Si punta l'indice sia sulla modesta incidenza sulla produzione industriale nazionale a favore di quella cinese e tedesca, sia sulle carenze strutturali della nostra rete di tipo unidirezionale, che non permetterebbe di sfruttare in pieno tutta l'energia prodotta dalle rinnovabili e che andrebbe gestita attraverso il sistema delle "smart grid": ovvero una rete intelligente in grado di accogliere flussi di energia bidirezionali, in grado di supportare picchi e buchi di tensione prodotti da una generazione distribuita di energia elettrica in piccole centrali di autoproduzione da energie rinnovabili, con caratteristiche di aleatorietà quali eolico e fotovoltaico, garantendo al contempo il costante dispacciamento assieme alle grandi centrali elettriche di produzione.
La grid non è una singola rete, ma un insieme di reti che hanno il compito di mettere in contatto diverse strutture dei produttori di energia (con il principio della maggiore efficienza energetica quando gli impianti sono più vicini agli utenti finali).
Stiamo parlando dei cosiddetti sistemi efficienti di utenza (SEU); in questi sistemi, appunto, l'energia prodotta e consumata all'interno della rete interna è esente dai corrispettivi tariffari di trasmissione e di distribuzione, nonché da quelli di dispacciamento e di copertura degli oneri generali di sistema che restano invece applicati all'energia elettrica prelevata sul punto di connessione, ossia all'elettricità che il cliente preleva dalla rete esterna.
Il SEU permetterebbe di realizzare in maniera virtuosa la generazione distribuita, utilizzando le fonti disponibili in luogo, prima fra tutte il solare, ma anche il gas per la cogenerazione. Giova anche ricordare che il Ministro Corrado Passera ha come obiettivo della sua Strategia energetica nazionale «le ingenti riserve di gas e petrolio che l'Italia ha, e che una parte importante di queste riserve è attivabile in tempi rapidi consentendo di soddisfare potenzialmente circa il 20% dei consumi dal 10% attuale»; ciò potrebbe consentire di attivare 15 miliardi di euro di investimenti, con 25mila posti di lavoro stabili e addizionali.
Ma il nutrito gruppo pro rinnovabili considera che tali riserve stimate di 187 milioni di tonnellate agli attuali tassi di consumo, verrebbero consumate in soli due anni e mezzo, mentre i 25mila posti di lavoro ipotizzati corrispondono alla metà delle persone impiegate nel settore delle fonti pulite che, invece, perderebbero il posto.
Diversamente, con una seria prospettiva basata sullo sviluppo delle rinnovabili, i nuovi occupati potrebbero arrivare a 250mila unità, cioè 10 volte tanto. Per ridurre i costi del fotovoltaico possiamo partire dai dati forniti dal GSE e dalla Autorità per l'Energia Elettrica e Gas (AEEG).
Il numero totale degli impianti FV installati ed in esercizio in Italia è di circa 340mila con una potenza complessiva pari 13.000 Megawatt come detto di cui gli impianti residenziali (da 1 kWp a 20 kWp) rappresentano l'88% in numero con il 13% degli incentivi erogati, gli impianti di piccole e medie aziende (da 20 kWp a 200 kWp) rappresentano circa il 9,4% degli impianti installati come numerosità e il 18,5% degli incentivi erogati, i grandi impianti (da 200 kWp a impianti > 5000 kWp) rappresentano circa il 2,76% degli impianti installati come numerosità, ma "pesano" il 68% degli incentivi erogati.
Basterebbe quindi non finanziare i grandi impianti ed il costo diminuirebbe in misura considerevole magari investendo in altre fonti rinnovabili. Il 2011 è stato un anno record per gli investimenti nell'energia pulita in Italia, ammontati a 28 miliardi di dollari, il 38,4% in più rispetto ai 20,2 miliardi del 2010. Ma la distribuzione delle risorse è stata molto sbilanciata verso l'energia del sole: nel quinquennio 2007‑2011, il fotovoltaico ha attratto l'83% degli investimenti, l'eolico il 12% e le altre energie rinnovabili (inclusi i biocarburanti) il 5%.
L'Italia è al primo posto nella classifica dei 20 Paesi (G‑20) per la ricerca e gli investimenti nel campo dell'energia rinnovabile. Inoltre è il primo Paese ad aver raggiunto la grid parity, ovvero la competitività dei prezzi dell'energia solare rispetto alle fonti tradizionali.
Questo è quanto è stato rivelato dal rapporto annuale del Pew Charitable Trust, un osservatorio sociopolitico no profit che si occupa di temi legati allo sviluppo e alla crescita a livello mondiale. Dal rapporto è emerso che nel 2011 gli investimenti globali sulle energie pulite hanno raggiunto i 263 miliardi di dollari, con un aumento del 6,5% rispetto al 2010.
In prima linea ci sono gli Stati Uniti (48 miliardi di dollari), seguiti da Cina (45,5 miliardi) ed Europa (99,3 miliardi) di cui la Germania al terzo posto con 30,6 miliardi e poi c'è l'Italia con 28 miliardi. In relazione al nostro Paese, il "Pew Charitable Trust" ha evidenziato che nessuno Stato, negli ultimi cinque anni, in proporzione all'economia nazionale, ha ricevuto più investimenti di noi. Grazie ai finanziamenti del 2011, uniti a quelli precedenti, l'Italia ha prodotto un tasso di crescita superiore a quello di tutti gli altri Paesi. Ma come sarà il 2012? In Italia, il settore registra già dei rallentamenti, dovuti principalmente all'incertezza sugli incentivi, ma questo dopo un altro record nel 2011 dove si è raggiunto il primato mondiale degli impianti entrati in esercizio con 9,37 GW di potenza, che rappresentano il 44,6% della quota europea, oltre il 33,8% del mondo, contro i 7,4 GW del mercato tedesco.




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