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  Dicembre 2012

Articoli n° 05
GIUGNO 2012
EDITORIALE - Home Page
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CATEGORIE e TERRITORIO: un Manifesto per uno sviluppo condiviso

In gioco c'è la costruzione di una nuova e più forte coscienza civica, la realizzazione di una nuova governance del Paese che si fondi su un rinnovato patto fiduciario tra cittadini, imprese e Istituzioni

Che cosa significa intraprendere questo percorso condiviso? Siamo chiamati, ognuno per la parte che gli compete, a mettere in campo un sistema di valori solidi, profondi, sentiti, intorno ai quali elaborare contenuti in grado di riqualificare il senso della nostra missione sociale: essere parte integrante della classe dirigente che dovrà guidare il cambiamento

Mauro Maccauro
Presidente Confindustria Salerno


Fin dall'inizio del mio mandato ho più volte ribadito di avvertire fortemente la necessità di essere protagonisti di un nuovo dibattito culturale.
Ho ritenuto importante coinvolgere, in prima istanza, le associazioni categoriali che insistono sul territorio. Ci siamo, così, riuniti intorno ad uno stesso tavolo, per confrontarci, per ricercare un nuovo modo di pensare e intravedere prospettive di sviluppo. Abbiamo avuto quattro incontri, molto partecipati, con l'obiettivo di metter a fattor comune il nostro sentire, le nostre idee, i valori e i principi che ci contraddistinguono.
Ne è scaturito un documento, il "Manifesto" unitario delle rappresentanze categoriali della provincia di Salerno, che abbiamo inviato a tutti gli stakeholders del territorio. Non è una dichiarazione d'intenti, non è la lista delle cose da fare, quanto piuttosto un ragionamento ad alta voce, che intendiamo sviluppare, volta per volta, tematica per tematica, con i diretti interessati, invitandoli ad un incontro franco, aperto, finalizzato a trovare soluzioni.
Che cosa significa intraprendere questo percorso condiviso? É evidente che ci troviamo in un contesto più che congiunturale, strutturale: siamo di fronte a cambiamenti epocali che impongono iniziative adeguate, serie, lontane da tatticismi o da disegni di breve respiro. Al contrario siamo chiamati, ognuno per la parte che gli compete, a mettere in campo un sistema di valori solidi, profondi, sentiti, intorno ai quali elaborare contenuti in grado di riqualificare il senso della nostra missione sociale: essere parte integrante della classe dirigente che dovrà guidare il cambiamento. Ritengo, inoltre, che oltre ad essere sindacato delle imprese dobbiamo allargare la nostra visione alle istanze che il territorio propone con insistenza, senza raccogliere, purtroppo, risposte. Ecco che, allora, redigere un manifesto diventa un atto pragmatico che intende indicare una direzione da seguire sulla base di una piattaforma di presupposti ineludibili.
Ed è altrettanto importante che non vi siano in questo manifesto progettualità già strutturate, ma "soltanto" indicazioni di valori che si richiamano ad un'etica del proprio impegno pubblico lineare, trasparente, specchiato.
Ciascuno deve fare la propria parte, ma mettendo accanto alla domanda dei diritti, l'assunzione piena dei doveri. É in questa realtà di idee e di principi che le associazioni di categoria possono aspirare ad un ruolo di interlocuzione non condizionabile con le Istituzioni e con la politica che le governa. É questo lo snodo più delicato e sensibile, ma anche quello destinato a rendere il cambiamento qualcosa di concreto. C'è in gioco la costruzione di una nuova e più forte coscienza civica, la realizzazione di una nuova governance del territorio che passa ineluttabilmente attraverso una forte spinta ideale, che si fonda su un rinnovato patto fiduciario tra cittadini, imprese e Istituzioni. É in questa accezione che il manifesto è anche un atto politico. Ma politico in senso alto e mite. É un atto, cioè, eticamente dovuto per chi intende governare il futuro piuttosto che essere un reduce del passato.

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