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  Dicembre 2012

Articoli n° 05
GIUGNO 2012
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«Bisogna spostare la spesa pubblica verso i SETTORI piÙ produttivi»

La SPENDING REVIEW: cosa È, a cosa serve, come si dovrebbe fare

I DATI per una spending review SANITARIA in Europa

Diritti acquisiti, EQUITÀ e PRODUTTIVITÀ


«Bisogna spostare la spesa pubblica verso i SETTORI piÙ produttivi»

La riduzione dovrebbe essere pari ad almeno un 10/15% del nostro Prodotto Interno lordo

di Raffaella Venerando


Alberto Bisin Economista

Con il governo Monti si torna a parlare di spending review.
L'obiettivo è di realizzare 4,3 miliardi di risparmi, innanzitutto per evitare il già programmato aumento dell'Iva che scatterebbe dal prossimo mese di ottobre.
Una buona notizia, non crede?

Ritengo sia alquanto improprio definire la manovra cui sta lavorando l'Esecutivo come una spending review vera e propria.
Del resto, lo stesso Ministro Giarda lo ha ammesso nella sostanza ed è pertanto, al momento, opportuno abbassare le aspettative di risultato rispetto a interventi lontani da una concreta rivisitazione di tutto il bilancio dello Stato, visto che, in realtà, recuperare appena 4 miliardi di euro significa giocare al margine delle spese.
Certo, potrebbe non essere facile nemmeno conseguire questo obiettivo, ma la domanda fondamentale ovvero come e perché lo Stato italiano riesca a spendere il 50% del proprio Pil mi pare che il Governo non se la sia posta con cognizione.
Provare a risparmiare qualche euro laddove si annidano sprechi ed inefficienze è un'operazione che anche altri governi in precedenza hanno tentato, ma questo lo ribadisco non equivale a interrogarsi con serietà sul perché pur offrendo ai propri cittadini servizi pubblici pessimi, lo Stato italiano riesca a spendere fatte le debite proporzioni sul Pil quanto l'efficiente Svezia. Per risparmiare davvero, infatti, bisognerebbe fare scelte impopolari e non credo che questo Governo, per quanto tecnico, se ne voglia fare carico.

Semplificando ed estremizzando, quella del Governo Monti sarebbe un'operazione di maquillage?
Esattamente. Mi sembra con buona evidenza che si sia deciso di non intervenire con decisione e serietà sulla spesa pubblica in modo sistematico.

Allora se si fosse trattato di una spending review autentica…da dove bisognava partire con la revisione perché questa potesse rispondere al principio di equità?
Non c'è un punto specifico da cui iniziare. Andava (e va) rivoltato il bilancio dello Stato come un calzino, provvedimento senz'altro difficile e impopolare ma Monti aveva individuato la persona meglio deputata a farlo proprio perché il Ministro Giarda è profondo conoscitore del bilancio e delle casse dello Stato, dalla prima riga all'ultima. Enrico Bondi, invece, pur avendo un curriculum di grande rispetto ed una reputazione di professionista serissimo è del tutto estraneo a certi meccanismi.
La rivisitazione del bilancio di uno Stato è un lavoro che richiede anni perché bisogna capire i punti fondamentali in cui lo Stato stesso spende male. Anche il Governo precedente con Tremonti si occupò di tagli, quei famigerati tagli lineari operati senza capire esattamente in quale parte del sistema si annidassero sacche di inefficienza, come accaduto per la scuola dove i tagli orizzontali scriteriati hanno prodotto per certi aspetti risultati anche peggiori della situazione iniziale.
Entrando più nello specifico, ritengo che occorra intervenire sui salari dei dipendenti pubblici, del tutto fuori rotta rispetto a quelli dei privati e cresciuti senza regole negli ultimi dieci anni; altro punto, poi, sono le spese dirette dello Stato, specie quelle relative alla sanità, troppo elevate ed eterogenee nel Paese; infine, bisognerebbe meglio regolare i trasferimenti al Sud, serviti negli ultimi tempi non a far crescere un'area svantaggiata, ma a creare profittevoli intermediazioni e dipendenze. Sono sprechi questi che il Paese non può più permettersi.

A cosa, invece potrebbe essere destinato il ricavato dei tagli, quei quattro miliardi tornerebbero utili al risanamento parziale del debito pubblico?
Il punto è questo: è relativamente poco. Non è che 4 miliardi incidono sulla riduzione del debito pubblico in maniera sensibile quindi immagino saranno destinati al solito a tappare qualche falla qua e là.

Ma rivedere la spesa significa necessariamente tagliare?
In un Paese come il nostro che spende il 50% del Pil in spesa pubblica rivedere la spesa significa sicuramente tagliare e molto. Ma non solo. Bisognerebbe anche riqualificarla la spesa pubblica, perché a causa di tagli sbagliati perorati per anni ci sono parti della macchina amministrativa centrale che, pur funzionando bene, sono strozzate dalla mancanza di fondi. Quindi sì tagliare, ma anche redistribuire le risorse a disposizione con maggiore efficienza.
Un esempio su tutti: nelle università bisognerebbe premiare quei docenti che fanno ricerca rispetto a quanti invece sono dediti al solo insegnamento perché i primi vivono un contesto di maggiore apertura e concorrenza e, di rimando, avrebbero diritto a un salario adeguato proporzionalmente. Questo in Italia non si verifica. Indipendentemente dalla quantità di ricerca prodotta, il salario di un ricercatore è lo stesso di un accademico tradizionale che non fa ricerca.
Tagliare quindi i salari di questi ultimi "passandoli" a chi invece contribuisce con i propri studi al progresso scientifico porterebbe a un duplice positivo traguardo: si risparmierebbe denaro e si incentiverebbe la ricerca. Già rivedere questo aspetto sarebbe utile. Ma l'esempio dell'università può adattarsi anche ad altri contesti ed ambiti: il senso ultimo è spostare la spesa pubblica verso i settori più produttivi.
È questo il presupposto imprescindibile per qualsiasi discorso sulla spending review.

Ma se Giarda è il Ministro giusto per mettere mano concretamente alla rivisitazione della spesa pubblica, viene da chiedersi perché allora non si passi ai fatti…
Credo che sia una questione politica. Il Governo ha vincoli politici che probabilmente gli impediscono di agire con fermezza. Questa è ovviamente la mia interpretazione, ma non vedo altre plausibili letture della questione.

Come giudica quindi il coinvolgimento degli altri tre tecnici Giavazzi, Bondi e Amato?
Bondi è persona validissima, seria, etica, ma non ha mai fatto questo lavoro. Gli occorreranno un paio di anni prima di capire come funziona da vicino il bilancio pubblico. Per questa ragione, ritengo che la sua nomina sia figlia di una logica sostanzialmente rimandista. Anche Giavazzi offre garanzie di solidità e competenza, ma anche il suo compito non è semplice e immediato, se non avrà il sostegno necessario e indispensabile per capire con precisione dove tagliare i sussidi alle imprese. Sulla terza nomina, invece, ho più di qualche perplessità relativa ai trascorsi smaccatamente politici di Amato.

La spending review poteva essere la strada per la crescita?

Non ha alcun senso parlare di crescita come se il Governo stesse semplicemente perdendo tempo nell'azionare un bottone lì pronto all'uso.
Così non è perché la crescita è complicatissima da ravviare e non dipende da un solo fattore. Ridurre la presenza dello Stato in Italia sarebbe utile, ma non sufficiente.
Occorrono sistemi più facili per creare nuove imprese, un mercato del lavoro flessibile, banche vere che non agiscano in condizioni di oligopolio, e altro ancora. Questo governo può fare molto per snellire e rendere il nostro Paese più moderno e vivo, ma non va dimenticato che sono 15 anni che non cresciamo e la mancanza di sviluppo non è riconducibile all'austerità della crisi. Siamo un Paese economicamente inefficiente da troppo tempo e pensare che potremmo riprendere a crescere proprio in questa fase è, a mio avviso, una pia illusione. In molti abbiamo sperato che Monti ci traghettasse fuori dalla crisi imperante, ma di fatto questo non sta avvenendo anche se non è chiaro di chi ne sia la colpa, se del Governo stesso, se dei partiti, se nostra.

Potrebbe essere l'Europa ad aver bloccato Monti?
Sarebbe l'alibi perfetto, ma Monti che chiede all'Europa di fare un po' di investimenti pubblici mi sembra un'autentica follia. Non che il Paese non ne abbia bisogno, ma non è questa la priorità. Gli investimenti pubblici non sono il primo fattore di crescita. E nemmeno il secondo. Gli investimenti pubblici poi bisogna farli; in Italia essi sono stati quasi sempre un paravento per nascondere piani per regalie e cattedrali nel deserto. No, ripeto: un'autentica follia.

Quali allora gli interventi più urgenti?
Nel breve periodo, la riforma del mercato del lavoro così come era in origine poteva essere un buon volano, poiché consentiva il passaggio da un sistema di protezione contro il licenziamento a un sistema di protezione del licenziato con varie forme di tutela. Un altro intervento indispensabile dovrebbe interessare le banche che oggi godono di un potere di mercato eccessivo che rende il sistema finanziario inefficiente impedendo di fatto la competizione. Infine, si dovrebbe ridurre la spesa pubblica di almeno un 10/15% del Pil, grazie a un federalismo fiscale ben congegnato e non di certo come lo aveva ideato la Lega.

Tradotto in soldoni, sta dicendo che il Paese ha perso una triplice opportunità?

Da qui al 2013 senz'altro. Se questi cambiamenti si faranno dopo le elezioni, ad oggi nessuno può dirlo. Certo, possiamo augurarcelo nell'interesse del Paese.

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