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  Dicembre 2012

Articoli n° 01
GENNAIO/FEBBRAIO 2011
 
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In Municipio non vedono non sentono e…non intervengono

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In Municipio non vedono non sentono e…non intervengono

Imprenditore denuncia il racket ma il clan non dimentica e gli riempie il piazzale della fabbrica di percolato. Che a distanza di mesi il C omune di Sessa Aurunca stranamente non rimuove ancora

di Vincenzo M. Arricale

Antonio Picascia

Imprenditore coraggio. Di più, un simbolo contro la camorra. Antonio Picascia è l'imprenditore che nel 2008 fu scelto da Confindustria come testimonial nazionale della Prima Giornata della legalità celebrata a Caserta.
A lui però tutte queste definizioni stanno strette. Nel senso che, dal suo punto di vista, da quello di un cittadino che sa di possedere forte il senso civico del dovere, il suo è semplicemente il comportamento di un cittadino normale.
Anche se, purtroppo, non tutti reagiscono alle vessazioni della camorra come Antonio Picascia.
Imprenditore che dal nulla ha costruito a Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, un'azienda di detergenti (la Cleprin), nel gennaio del 2007 Picascia come si ricorderà denunciò due tentativi di estorsione. Quattro uomini del clan locale furono arrestati, sottoposti a giudizio e condannati. I clan, però, hanno la memoria lunga e aspettano il momento propizio per vendicarsi.
In questi quattro anni, in un modo o nell'altro, l'imprenditore ha sempre continuato a sentirne l'alito sul collo. E spiega: «Può essere lo sguardo minaccioso di uno che incroci mentre cammini con la tua famiglia o un'auto che ti segue.
Ma anche una lettera anonima inviata al sindaco per denunciare presunti abusi edilizi o violazioni ambientali. Informazioni che possono essere note solo a chi possiede referenti importanti nella macchina burocratica dell'ente».
E, a Picascia, è accaduto anche quest'ultima cosa. L'estate scorsa quasi ogni notte, per tutto agosto, un camion ha svuotato centinaia di litri di percolato maleodorante nel piazzale antistante il suo opificio. Nuova denuncia alle forze dell'ordine, filmati con telecamere nascoste e appostamenti.
Il 4 settembre vengono tratti in arresto, in flagranza di reato, due dipendenti della società che svolge il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani nel Comune di Sessa Aurunca. «Mi dissero che entro 10‑15 giorni quello sconcio sarebbe stato ripulito racconta l'imprenditore ma sono passati più di 4 mesi ed è ancora tutto lì.
Per un po' si sono rimpallati le responsabilità della bonifica, alla fine è stato chiarito che spettava al Comune. Io chiamo ogni settimana il dirigente del settore, il quale mi risponde con cortesia, prospettandomi problemi e difficoltà.
Ma così non posso più andare avanti, non posso continuare ad accogliere clienti in queste condizioni. Peraltro, si tratta di uno sfregio eloquente: non certo un bel messaggio per la gente del posto, e più in generale per tutti quelli che vogliono ribellarsi al racket».
Sicché, qualche giorno fa, per rompere gli indugi, Picascia ha preso carta e penna e ha rivolto un appello al prefetto Monaco, chiedendogli un incontro.
È stato, invero, prontamente ricevuto da due alti funzionari, cui ha raccontato ancora una volta la sua storia.
«Lo Stato mi è sempre stato vicino in questi anni: non smetterò mai di ringraziare l'ex pm della Dda, Raffaele Cantone, e l'ex comandante provinciale dei carabinieri, il generale Burgio, che hanno fatto in modo che non mi sentissi mai solo».
E però c'è come un retrogusto amaro nelle parole di Picascia: «Beh, se devo dirla tutta, sul territorio di solidarietà ne ho raccolta davvero poca».
Così come anche l'intervento di chi istituzionalmente dovrebbe, talvolta è di una lentezza esasperante. Per dire: a tutt'oggi la bonifica del piazzale non è stata ancora fatta.
E la causa, forse, non è della solita burocrazia.
Ma Antonio Picascia, fortunatamente, non demorde, deciso ad andare avanti per la sua strada e facendo fino in fondo il suo dovere di cittadino. Appunto.

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