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  Dicembre 2012

Articoli n° 01
GENNAIO/FEBBRAIO 2011
 
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Il richiamo dell' AFRICA

Balcani e Mediterraneo piÙ VICINI per le imprese salernitane

Il richiamo dell' AFRICA

Diversificare gli strumenti finanziari per competere: tre proposte di Simest


Noi scontiamo la totale asimmetria tra la nostra capacità esportativa e la bassa capacità di investimento diretto in quest'Area. Abbiamo un PIL in crescita per la nostra capacità esportativa. Sono dell'idea che dobbiamo riconvertire questa nostra naturale tendenza all'export in una capacità di competere sul mercato locale

a cura di Ely Szajkowicz, Responsabile Informazione e Comunicazione Assafrica Mediterraneo-Confindustria


Giancarlo Lanna

Un pomeriggio, a fine dicembre 2010: molte imprese, nessun palco, una Tavola Rotonda tra Istituzioni e aziende anche fisicamente "vicine".
Il clima è disteso, quasi da question‑time, non ci si parla sopra e neanche addosso. Sullo sfondo il futuro dell'impresa italiana e del Sistema Italia.
In una fase storica in cui, con un colpo di reni, il Mediterraneo sembra avviarsi verso nuovi percorsi politici, sociali ed economici, emergono molti spunti importanti per le imprese durante l'Assemblea per i Trent'anni di attività di Assafrica & Mediterraneo il 15 dicembre scorso, l'incontro che si svolge a Roma presso Confindustria.
Emerge, soprattutto, una lucida percezione del Mediterraneo da parte delle imprese. Un Mediterraneo reale, spesso diverso da come stampa e televisione lo veicolano.
Ma non solo Mediterraneo. Dopo la crisi, oltre la crisi: l'imperativo per tornare a crescere è agganciarsi a chi cresce di più. Cambiano gli attori: c'è la nuova Africa delle indipendenze mature (cinquant'anni, quest'anno) e dei grandi mercati di consumo, il Mediterraneo candidato a Terzo polo di sviluppo mondiale, il Medio Oriente dalle molte facce, non solo oil & gas.
C'è anche voglia di idee nuove e di strumenti adeguati. A tal proposito, riportiamo di seguito l'intervento che il Presidente di Simest, Giancarlo Lanna, ha tenuto nel corso dell'Assemblea Pubblica di Assafrica & Mediterraneo: una serie di proposte e considerazioni su cui riflettere con attenzione. Per tornare, finalmente, a produrre benessere, come auspica con vigore la Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.


***

Per anni l'attenzione dei media e del mondo dell'economia ha ritenuto che l'espansione del Paese dovesse essere rivolta soltanto verso i Paesi BRIC perdendo di vista un'opportunità concreta, immediata, facilmente "realizzabile" quale era quella del Mediterraneo.
Qui oggi abbiamo una capacità esportativa di 22 miliardi di euro con un trend in crescita, mentre nei Paesi dell'Africa, soprattutto dell'Africa Sub‑Sahariana, abbiamo una scarsa capacità di impatto relativamente alle esportazioni, poiché i nostri prodotti ad alto contenuto tecnologico e quelli di consumo trovano un mercato non ancora pronto a recepirli. Si devono dunque diversificare gli strumenti finanziari che il Sistema Paese può mettere in campo a sostegno delle imprese per competere su questi mercati.
Abbiamo un forte appeal, una forte capacità di essere riconosciuti come Paese in grado di offrire un livello qualitativo di prodotto superiore, contribuendo ad un miglioramento complessivo del livello di vita di questi Paesi. Noi scontiamo la totale asimmetria tra la nostra capacità esportativa e la bassa capacità di investimento diretto in quest'Area.
Abbiamo un PIL in crescita per la nostra capacità esportativa. Sono dell'idea che dobbiamo riconvertire questa nostra naturale tendenza all'export in una capacità di competere sul mercato locale. Il nostro sistema delle PMI ha una compatibilità totale con le realtà imprenditoriali e la logica della joint‑venture che SIMEST sta portando avanti registra un interesse particolarmente significativo nell'Area: 130 operazioni per un investimento complessivo per oltre 3 miliardi di euro, a dimostrazione che c'è evidentemente un humus territoriale, una capacità di assorbimento del territorio adattissima al nostro sistema delle PMI.
In questo scenario è opportuno favorire l'aggregazione delle imprese coordinando le azioni dei soggetti preposti all'internazionalizzazione non solo in termini di sportello unico, ma anche individuando nuove forme di intervento, di SIMEST, di SACE, di ICE, e soprattutto delle Regioni, e delle Camere di Commercio. Infatti, la potestà concorrente in materia di commercio estero, a seguito della riforma del Titolo V della Costituzione, è nella disponibilità delle Regioni, che concorrono insieme allo Stato a determinare la politica commerciale del Paese.
Va riconosciuto che se il centro per le politiche del Mediterraneo in Italia è Milano, e non Napoli o Palermo, dipende dal fatto che una serie di risorse locali vengono utilizzate nell'individuazione di politiche accompagnatorie del sistema delle imprese, che vanno a radicarsi nelle realtà territoriali del Paese che maggiormente hanno la capacità di sviluppare politiche commerciali.
Questo ovviamente è un forte limite delle Regioni per esempio meridionali e su quest'aspetto Simest ha una serie di proposte concrete. Innanzitutto, l'attivazione di fondi di venture capital regionali.
La legge consente di utilizzare risorse regionali, per istituire fondi di venture capital dedicati specificamente alla crescita territoriale delle imprese locali. La legge consente l'utilizzo di questi fondi in ausilio alle disponibilità finanziarie di Simest fino al 70% dell'investimento in capitale per le Regioni Obiettivo 1, e per le altre fino al 49%, senza garanzie. Infatti, le operazioni in venture capital che facciamo per conto dello Stato vengono effettuate senza chiedere obbligo fidejussorio in accompagnamento alla quota in equity ordinaria di Simest. È una misura concreta e immediata, di qualificazione della spesa pubblica, soprattutto per il sistema delle PMI che ha difficoltà a conoscere e utilizzare gli strumenti a sostegno dell'internazionalizzazione per carenze di management, di struttura e per gli scarsi rapporti con le banche, che peraltro sono nostre partner nella gestione di questo tipo di attività. La recente Riforma della legge 394/1981, per la penetrazione commerciale, in base alla quale finanziamo fino a 2 milioni per singole imprese e fino a 3 milioni per i consorzi di imprese, ha ridotto considerevolmente l'elemento fidejussorio ad una scarsissima percentuale, determinando maggiori livelli di anticipazione e un tasso totalmente competitivo rispetto agli altri partner europei. Per rispondere all'esigenza di miglioramento delle PMI abbiamo un nuovo strumento con il quale stiamo operando con buoni risultati. La misura prevede di poter patrimonializzare fino a 500.000 euro, facendole diventare società di capitali, piccole e medie imprese che nell'ultimo triennio abbiano esportato almeno il 20% del loro fatturato.
Questo strumento, messo a punto anche grazie al concreto supporto di Confindustria, consente oggi di elevare la patrimonializzazione delle imprese consentendo alle stesse di poter competere sui mercati rompendo quel circolo vizioso per il quale le banche non concedevano finanziamenti alle aziende non patrimonializzate e queste non riuscivano a raggiungere le soglie minime richieste in quanto non finanziate. Ultima considerazione che vale per alcuni Paesi della Sponda Sud del Mediterraneo ed in misura quasi totale per i Paesi dell'Africa.
Per entrare in questi mercati, è strategica la nostra capacità di competere attraverso l'export delle macchine utensili di cui, con i tedeschi, siamo i maggiori produttori ed esportatori. In generale siamo leader incontrastati nei settori della lavorazione del marmo e del legno ed in tutta la filiera dell'agroalimentare ed in alcuni paesi come Egitto, Marocco e Tunisia, per la presenza di imprese italiane, anche di macchinari ed impianti più complessi. Questo risulta importante nei paesi che, dotati di risorse finanziarie, intendono diversificare rispetto all'oil&gas avviando processi di industrializzazione. L'Africa rappresenta un'opportunità importantissima non solo per singole aziende ma per reti e filiere che operino in ambienti funzionali e con un forte supporto di servizi e logistica. Il posizionamento strategico e gli investimenti diretti facilitano anche l'export, basti pensare alle piattaforme per depositi e manutenzione. Dobbiamo dunque utilizzare un approccio integrato a più livelli tra investimenti diretti ed export anche per far crescere una molteplicità di nuovi imprenditori e una occupazione qualificata.

Giancarlo Lanna, Presidente di SIMEST

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