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  Dicembre 2012

Articoli n° 01
GENNAIO/FEBBRAIO 2011
 
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GIUSTIZIA inefficiente e obbligatorietà della mediazione delle controversie

Dal 21 marzo 2011 a regime il tentativo obbligatorio di conciliazione


Marco Marinaro
Avvocato Cassazionista - Arbitro e Mediatore Professore a contratto - SSPL Università di Napoli "Federico II"
www.studiolegalemarinaro.it





In una risoluzione resa pubblica di recente, il Comitato dei ministri europei ha raccomandato alle più alte cariche dello Stato Italiano di mantenere gli impegni assunti sollecitando a tal fine l'adozione di tutte le necessarie misure tecniche e finanziarie al fine di risolvere le croniche inefficienze del sistema giudiziario.
Si tratta dell'ennesimo richiamo che giunge da Strasburgo a circa diciotto mesi di distanza da quello immediatamente precedente nell'ambito dell'azione di verifica che viene svolta regolarmente presso i Paesi membri per risolvere le violazioni riscontrate dalla Corte Europea dei diritti dell'uomo. Sono attualmente circa duemila le sentenze definitive della Corte tuttora non applicate e sono ormai 30 anni che il Consiglio d'Europa chiede all'Italia interventi concreti per rendere efficiente il sistema giustizia senza aver ottenuto sinora risultati apprezzabili.
Nel testo della risoluzione adottata nelle ultime settimane del 2010 si legge che le autorità italiane sono «fermamente invitate» a elaborare «urgentemente una strategia efficace» al fine di risolvere la questione; gli eccessivi ritardi «costituiscono un serio pericolo per il rispetto della supremazia della legge». Il Consiglio d'Europa ha espresso «preoccupazione» perché dall'ultima risoluzione adottata nel 2009, le autorità italiane non hanno fornito le informazioni richieste, che apparivano indispensabili a valutare la reale situazione della giustizia in Italia. In quella risoluzione l'invito era stato quello di «adottare con urgenza misure specifiche per ridurre il pregresso in ambito civile e penale, e a fornire le necessarie risorse per garantire l'implementazione delle riforme».
Nessuna risposta, neanche in relazione all'invito per l'istituzione di un sistema che garantisse nei tempi prescritti dalla legge Pinto gli indennizzi ai cittadini vittime di processi per i quali è stata accertata una durata irragionevole. Sul tema della efficienza della giustizia, che costituisce uno degli obiettivi principali che Confindustria ha indicato nel documento approvato nel maggio 2010 per la modernizzazione del Paese ("Italia 2015"), si segnalano anche i recenti dati forniti con il rapporto annuale "Doing Business 2011" che esamina e compara i sistemi di 183 paesi individuando eccellenze e criticità per le imprese che investono in un mondo ormai globalizzato. Negli ultimi cinque anni, secondo i dati del rapporto redatto da World Bank, l'85% delle 183 economie analizzate ha semplificato il contesto del business in cui operano le imprese.
La graduatoria generale vede saldamente al primo posto da cinque anni Singapore (seguono: Hong Kong, Nuova Zelanda, Regno Unito, Stati Uniti). L'Italia continua a perdere posizioni e per il 2011 è al numero 80 della classifica, mentre nel 2010 era al 76° posto e in quella del 2009 al 74°. I fattori più critici del sistema Italia secondo il report sono la difficoltà nel pagamento delle imposte, la rigidità del mercato del lavoro, l'inefficacia del sistema giudiziario civile, l'accesso al credito.
Si precisa nel rapporto per la situazione dell'Italia che anche per il 2011 si colloca al 157° posto per l'efficienza della giustizia civile che «L'Italia ha ntrapreso riforme che daranno frutti solo nel lungo periodo, come quella del settore giudiziario o della procedura fallimentare» (i dati analizzati nel rapporto sono aggiornati al 1° giugno 2010). In questa prospettiva sembra collocarsi il recente annuncio effettuato dal Ministro della Giustizia Alfano il quale ha comunicato che dopo oltre 30 anni si è registrata una inversione di tendenza circa il numero della cause civili in arretrato.
Ed infatti, il numero dei processi civili pendenti, nel giugno 2010, secondo i dati forniti dal Ministro, è diminuito del 4%, arrivando a 5.600.616: rispetto all'anno precedente sono 223.824 procedimenti in meno. Questa riduzione che si è manifestata soltanto un'altra volta in questi termini secondo quanto dichiarato dal Ministro troverebbe spiegazione nella convergenza di tre fattori: «le riforme in materia di processo civile, la sempre più completa informatizzazione degli uffici giudiziari, le modifiche normative delle spese di giustizia e in particolar modo della disciplina del contributo unificato che ha abbattuto sensibilmente il numero delle opposizioni alle sanzioni amministrative».
In realtà i dati forniti da World Bank, che misurano la durata dei processi civili e che collocano l'Italia in coda alla classifica mondiale (157° su 183 paesi), difficilmente subiranno significative variazioni positive tali da incidere sulla propensione delle imprese ad investire in Italia soltanto per effetto di una riduzione dell'arretrato pari al 4% che in relazione agli oltre 5 milioni di processi pendenti appare davvero poco determinante, tranne se lo stesso davvero non possa segnare una decisa inversione di tendenza che dovrà essere poi verificata nei prossimi anni. Nella direzione segnata si può collocare sia pure in maniera indiretta l'effetto che si produrrà all'entrata in vigore della obbligatorietà del tentativo di mediazione prevista per il 21 marzo 2011.
Le previsioni degli analisti annunciano che circa un terzo delle controversie dovranno preliminarmente transitare in mediazione e si auspica che un numero elevato delle stesse potrà ivi trovare soluzione consensuale. Ciò potrà determinare una sensibile diminuzione del carico giudiziario in relazione ai nuovi procedimenti, evitando un ulteriore appesantimento. Per il consistente arretrato invece non si potrà fare a meno di introdurre serie misure straordinarie che possano poi interagire con una seria riforma strutturale ed organizzativa del sistema giustizia.
E proprio la mediazione "obbligatoria" costituisce sicuramente, tra consensi e critiche, una epocale innovazione che costringerà professionisti, imprese e cittadini a confrontarsi con un nuovo modo di approccio alle liti. Un diverso modo di immaginare la soluzione delle controversie non attraverso la decisione del giudice secondo le norme di diritto, ma mediante la valorizzazione dei contrapposti interessi, con lo scopo di una reciproca soddisfazione mediante l'utilizzo degli strumenti della negoziazione applicati alla mediazione. Una vera opportunità per un profondo ripensamento culturale che mira a ridurre l'elevato tasso di litigiosità attualmente rilevato nel paese e che l'obbligatorietà potrebbe valorizzare o mortificare.
Il diverso e contrapposto esito dipenderà esclusivamente dalla serietà e professionalità degli organismi di mediazione oltre che dalla competenza e dalle capacità dei mediatori. In questo contesto un rinvio della prevista entrata in vigore (richiesta con vigore soltanto da un'ampia parte dell'avvocatura) tra i numerosi limiti più volte evidenziati delle attuali scelte legislative non sembra la migliore soluzione, in quanto condurrebbe ad una sfiducia nella operatività della nuova normativa e rallenterebbe ogni tensione attualmente in essere per l'avvio ormai imminente del meccanismo legato alla obbligatorietà da parte di tutti gli operatori del sistema.


LE MATERIE NELLE QUALI IL TENTATIVO DI MEDIAZIONE SARÀ OBBLIGATORIO DAL 21 MARZO 2011
Condominio; diritti reali; divisione; successioni ereditarie; patti di famiglia; locazione; comodato; affitto di aziende; risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti; risarcimento del danno derivante da responsabilità medica; risarcimento del danno derivante da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità; contratti assicurativi, bancari e finanziari.
(Fonte: Art. 5, comma 1, D.Lgs. 4 marzo 2010 n. 28)

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