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  Dicembre 2012

Articoli n° 01
GENNAIO/FEBBRAIO 2011
 
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TURISMO in CAMPANIA «Necessario un piano strategico regionale»

VERSO LA FILIERA Un nuovo modello di management per il comparto

TURISMO in CAMPANIA «Necessario un piano strategico regionale»

Semplificare, ridurre gli sprechi, investire in infrastrutture e servizi, ma anche pianificare le innovative regole dell'ospitalità per dare nuova linfa al settore


di Raffaella Venerando

Lorenzo Cinque Presidente Raggruppamento Industria Turistica Confindustria Campania

Presidente, che anno si profila per l'industria turistica nella nostra regione?
Inutile nascondere che, a causa della crisi economica, anche il comparto turistico ha subito pesanti contraccolpi, specie nella nostra regione dove ai problemi nazionali si sono aggiunte anche emergenze di carattere territoriale. Nonostante il turismo rappresenti il 10% dell'economia nazionale, la sua rilevanza non viene ancora riconosciuta e la cultura dell'ospitalità non perseguita in modo ideale. In molte regioni italiane infatti si continua a promuovere il turismo come un'azione staccata dalle regole basilari di qualità di vita territoriali, senza tener conto di una massima fondamentale: "proteggendo la nostra qualità di vita quotidiana, si protegge l'ospite". I riconoscimenti dell'UNESCO al "Territorio" e alla nostra "dieta Mediterranea", le attrattive culturali in grado di intercettare il desiderio di conoscenza, la natura che è sicuramente destinazione e rifugio per un turismo "antistress", queste insieme a molte altre sono le motivazioni che mi spigono a ritenere che il turismo punterebbe a risolvere gran parte dei drammi della Campania e del Mezzogiorno d'Italia. Per il 2011, le prospettive ci avvertono della crescita di alcuni mercati a discapito di altri; tendenzialmente, crescono i visitatori europei a svantaggio del turismo oltre continente. Ovviamente, mi auguro che nel corso dell'anno anche i mercati delle nuove economie riescano a manifestare maggiori interessi per il prodotto campano.

Ma quali azioni sono ormai indispensabili per potenziare l'attrattività dei territori campani?
Le stesse di cui necessitano anche altri settori della nostra economia: occorrerebbe un sostanziale aiuto in termini di semplificazione, una drastica riduzione degli sprechi e una consistente accelerazione dei processi decisionali per recuperare il tempo perso negli ultimi anni. La nostra regione non sta sfruttando a pieno il proprio potenziale turistico e diventa, pertanto, fondamentale definire gli obiettivi di sviluppo del turismo da raggiungere sulla base di un Piano strutturato e strutturale, che ci consenta di tornare leader internazionale per capacità di attrazione turistica. Ad esempio non è immaginabile lanciare un "prodotto" turistico locale, se il territorio è difficilmente raggiungibile. Il sistema aeroportuale non è certo il più appetibile che il mercato proponga, i nostri competitors europei per questo sono molto avvantaggiati, la mobilità su strade secondarie è qui da noi in parte la stessa del primo dopoguerra, il "trasporto pubblico", che molti ospiti preferiscono, ha ricevuto drastici tagli. La dimensione del problema però come detto non è squisitamente regionale, ma tocca e interessa l'intero circuito turistico italiano.

Un problema nazionale, prima ancora che regionale, quindi.
Ma perché l'Italia è anche sotto il profilo turistico meno competitiva?

Innanzitutto perché il settore paga lo scotto di essere ancora considerato come la "cenerentola" dell'economia nazionale, e non come un comparto che se messo in condizioni di competere sarebbe capace di grandi numeri. Da troppo tempo infatti si rimandano essenziali investimenti in infrastrutture e servizi, premesse indispensabili per facilitare l'accesso dei visitatori e offrire loro collegamenti rapidi ed efficienti. Inoltre, solo nel nostro Paese sono presenti tassazioni inaudite che di certo non agevolano la vita di chi fa industria. Le industrie del comparto, quindi, cosa chiedono alla politica? Azioni concrete come la riduzione dell'Iva turistica, la rivalutazione agevolata degli immobili a destinazione turistica, agevolazioni per quelle località con spiccata propensione turistico‑ricettiva, potrebbero essere solo alcune delle misure in grado di rilanciare i numeri delle aziende del settore.

Lei ha dichiarato di voler lavorare per una strategia turistica unitaria, ma prima ancora non sarebbe necessario migliorare l'identità e il carattere dell'offerta del territorio, tenendo conto delle molteplici "anime" della nostra regione?
Innanzitutto occorre modificare l'offerta e la promozione del turismo in Campania, oggi eccessivamente frammentate e dispersive. Quest'obiettivo lo si può conseguire solo se ci sarà un forte impegno per pianificare le nuove "regole dell'ospitalità". Ci auguriamo infatti che la Regione riesca a "riassettare" quelle condizioni che innalzano la quotidiana qualità di vita Lucia Scapolatiello Presidente Gruppo Alberghi, Turismo e Tempo libero di Confindustria Salerno

Presidente, quali attività vedranno impegnato il suo Gruppo nei prossimi mesi?
permettendo poi alle aziende campane una migliore competitività nell'esportare il proprio prodotto. È tempo che tutta la filiera produttiva si stringa attorno ad un tavolo, focalizzando un'unica lobby legata alla tutela del territorio e individuando un'unica missione la qualità di servizi allo scopo di ristabilire forti motivi attrattivi per la destinazione Campania Felix. Questa la strada giusta da percorrere privilegiando e incentivando quegli interventi che puntano a superare l'elevata stagionalizzazione di cui soffre il nostro comparto. Basti pensare ai 286 Musei Campani che, se messi in rete, potranno sicuramente veicolare forte richiamo di pubblico, alle potenzialità dell'enogastronomia, al turismo rurale delle aree interne che porterebbe risorse sufficienti affinché siano protetti castelli, manieri, masserie ormai quasi in abbandono. Ma penso anche all'organizzazione di grandi eventi e di mostre permanenti, funzionali a colmare fenomeni di cali di presenze che si registrano nei mesi invernali. Senza tale impegno "collettivo" è inutile parlare di sviluppo del turismo, di valorizzazione del territorio e di organizzazione integrata. C'è necessità di avviare un serio confronto tra soggetti pubblici e privati che punti ad una reale concertazione con l'obiettivo di rendere i nostri territori più attraenti e più appetibili per gli investitori stranieri.

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