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  Dicembre 2012

Articoli n° 02
MARZO 2010
 


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Mezzogiorno e sviluppo
Viespoli: «Il Paese paga il conto delle scelte mancate»”

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TALENTI E IMPRESE

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bit 2010 timidi segnali di ripresa per il turismo

Imprese salernitane ancora nella morsa della crisi

EMERGENZA ABITATIVA in Campania
Il fenomeno ha raggiunto proporzioni ragguardevoli

 

Imprese salernitane
ancora nella morsa della crisi

Forte concorrenza, lentezza burocratica, difficoltà di accesso al credito, costi energetici elevati, diffusa carenza di legalità e ritardi nell’incasso di crediti scaduti restano le note ancora dolenti per il sistema industriale

cura dell’Ufficio Studi di Confindustria Salerno


L’onda lunga della crisi continua ad abbattersi sull’economia della provincia di Salerno, ma si delineano segnali - sebbene confusi ed ancora difficili da decifrare - di uno scenario meno negativo rispetto al secondo semestre del 2009. Gli indici previsionali generali dell’indagine (quelli realizzati sull’intero campione degli intervistati) per il primo semestre del 2010 sono eloquenti: produzione -5,33; fatturato -5,09; ordinativi -11,4; occupazione -5,87; esportazioni 5,89. Insomma, il segno prevalente è ancora quello meno, ma - scendendo nel dettaglio per macro-settori e comparando gli indici inerenti il secondo semestre 2009 con quelli del primo semestre 2010 - si coglie l’inizio di un trend importante (tranne che per l’occupazione) nel manifatturiero: produzione da -11,63 a 22,12; fatturato da -10,04 a 17,73; ordinativi da -10,66 a 7,50; occupazione da -28,29 a -3,91; esportazioni da 2,81 a 10,46. Picco negativo (tranne che per l’export), invece per il terziario: produzione da 10,65 a -36,83; fatturato da 42,36 a -26,93; ordinativi da -20,72 a -29,82; occupazione da 8,02 a -5,24: esportazioni da -69,39 a -28,24. Preoccupa, altresì, la sofferenza prolungata delle aziende fino a 15 addetti che evidenziano valori previsionali tutti negativi: produzione -17,9; fatturato -13,63; ordinativi -24,08; occupazione -14,70; esportazioni -44,81. Dato comune alle diverse classi di addetti resta quello sull’occupazione che nella fascia 16-50 si attesta a -10,46 ed in quella oltre 50 a -3,02. Un quadro, dunque, che ripropone una situazione di difficoltà con il manifatturiero - trascinato soprattutto dall’agroalimentare - in lenta e difficile uscita da una spirale del tutto negativa, ancora densa di incognite anche in considerazione della persistente segnalazione di una stagnazione della variabili congiunturali principali. Per il primo semestre del 2010 la produzione sarà stazionaria per il 37,7% degli intervistati ed in diminuzione per il 24,6; il fatturato sarà stazionario per il 40% ed in diminuzione per il 27,7%, gli ordinativi stazionari per il 37,7% ed in diminuzione per il 30%; l’occupazione stazionaria per il 56,9% ed in diminuzione per il 23,8%. Numeri, comunque, migliori rispetto al consuntivo del secondo semestre 2009, sebbene ancora ampiamente inseriti nel quadrante negativo delle previsioni. Nella seconda parte del 2009 la produzione è stata stazionaria per il 26,9% degli intervistati ed in diminuzione per il 33,8%; il fatturato stazionario per il 29,2% ed in diminuzione per il 43,8%; gli ordinativi stazionari per il 30,8% ed in diminuzione per il 39,2%, l’occupazione stazionaria per il 60,8% ed in diminuzione per il 30,8%.
La strategia delle imprese
Le problematiche segnalate dalle imprese del campione messo a fuoco da Confindustria Salerno sono in linea con le precedenti rilevazioni, anche se pongono l’accento sulla maggiore spinta concorrenziale riscontrata sui mercati. La prima criticità si configura, infatti, nella forte concorrenza, seguita dalla lentezza burocratica e dalla difficoltà di accesso al credito e ancora dagli elevati costi dell’energia, dalla diffusa carenza di legalità e dai ritardi nell’incasso di crediti scaduti. Rispetto a questo difficile contesto operativo le imprese salernitane hanno messo in campo diverse azioni di contrasto. In primo luogo attivando investimenti nella ristrutturazione dei processi organizzativi e puntando su nuovi prodotti e servizi. Grande attenzione è stata riservata all’aumento della capacità produttiva e all’avvio di progetti di R&S. Di pari passo è stato ritenuto prioritario individuare nuovi mercati di espansione, mirando ad efficaci iniziative di internazionalizzazione, tenendo conto della crescente esigenza di favorire i processi di aggregazione di imprese. Nel complesso, quindi, il sistema produttivo locale ha elaborato risposte in larga parte già sperimentate anche in altre zone del Centro-Nord, confermando una buona capacità di tenuta senza, peraltro, venire mai meno all’esigenza di provare a conservare il capitale umano in dotazione alle singole aziende. Un aspetto di sicura rilevanza sostenuto con grande energia e convinzione da Confindustria Salerno impegnata a favorire ogni buona pratica di coesione sociale. Alla luce di tali considerazioni il ricorso agli ammortizzatori può essere interpretato come il segnale della volontà imprenditoriale di mantenere inalterato il potenziale produttivo in attesa di dinamiche di mercato meno punitive.
Il focus: “I nuovi business”
All’interno dell’indagine è stato realizzato un “Focus” sull’attivazione di nuovi business da parte delle imprese “campionate”. Tra le diverse strategie di risposta alla crisi - soprattutto in zone a forte vocazione distrettuale - inizia a palesarsi il trend di diversificazione del business da parte delle aziende che vedono restringersi il proprio campo di “core”. In altre parole, al fine di ridurre il costo gestionale si prova ad “internalizzare” o a curare direttamente attività prima considerate “terze”. Oltre il 20% degli intervistati ha dichiarato di avere già intrapreso nuovi business ed un altro 20% circa si è detto disponibile a seguire questo percorso. Si tratta di percentuali non secondarie che stanno a segnalare un “movimentismo” di base che conferma la mobilitazione del sistema locale di produzione per uscire da una situazione ritenuta grave. Non è un caso che la quota principale di chi ha attivato nuovi business si concentri nei servizi. Seguono: lo stesso settore di appartenenza, l’immobiliare e l’energia, il plastico-chimico, l’alimentare e l’industria del freddo, le infrastrutture ed il credito. Importante per comprendere la valenza del fenomeno l’analisi delle forme di diversificazione: operazioni in partnership, creazione di nuove imprese e solo in ultima ipotesi l’acquisizione di aziende già esistenti.

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