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Come crescere sui mercati internazionali
Come crescere sui mercati internazionali
La relazione di Massimo Ferracci al centro di un incontro promosso
dai Giovani Imprenditori a Palazzo Partanna
di Bruno Bisogni
Internazionalizzazione, non basta la parola. «Serve la conoscenza delle tecniche più moderne, molto importante se si intende davvero creare i presupposti per un salto di qualità nelle nuove generazioni di imprenditori meridionali e nelle loro aziende impegnate sui mercati esteri». Così Andrea Bachrach, Presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali di Napoli, ha introdotto l’incontro svoltosi presso la sede di Palazzo Partanna, lunedì 19 ottobre, sul tema “Le operazioni con l’estero: profili giuridici, finanziari e operativi”. L’iniziativa, promossa dal Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Campania, presieduto da Mauro Maccauro, è stata organizzata in collaborazione con l’azienda Bartolini Corriere Espresso. Focus dell’incontro, a cui sono intervenuti fra gli altri anche il Consigliere Incaricato per l’Internazionalizzazione dei Giovani di Confindustria, Antimo Caputo, e la Delegata all’Internazionalizzazione dei Giovani di Confindustria Campania, Nunzia Petrosino, è stata la relazione di Massimo Ferracci, Docente di Finanza internazionale e della Business School de “Il Sole 24 Ore”, nonché Consulente di alta direzione per la finanza e l’internazionalizzazione d’impresa. Ferracci ha rimarcato come per i Paesi vi sia un interesse strategico alla presenza stabile delle aziende nei territori d’oltre confine. Di conseguenza, le politiche d’incentivazione si indirizzano solo verso la penetrazione commerciale o produttiva e non verso il mero export. La presenza internazionale delle imprese italiane è meno diffusa di quella di altri paesi. Le potenzialità di incremento ci sono e sono legate all’espansione di settori già fortemente impegnati sul fronte degli scambi o al rapido decollo di comparti innovativi. Allo stato vi sono tre settori, agroalimentare, abbigliamento e arredamento, che da soli per valore rappresentano circa il 60% delle esportazioni di prodotti e servizi made in Italy. Si tratta di settori tradizionali ma che hanno innovato profondamente processi e modelli organizzativi e si sono riproposti con rafforzata determinazione all’attenzione dei mercati di sbocco. Comparti il cui incremento, anche in direzione della presenza stabile all’estero, è favorito dalla crescita di aree come il Bric (Brasile, Russia, India, Cina), particolarmente interessate ai prodotti dello Stivale.
Diversi i soggetti privati e pubblici preposti all’internazionalizzazione, che possono agevolare l’espansione delle aziende campane. Tra questi, grandi le potenzialità offerte nei territori extra-Ue da Simest, come ha ricordato Ferracci. Dalle agevolazioni per la realizzazione di studi di prefattibilità e fattibilità, agli investimenti di penetrazione commerciale, fino all’ingresso nel capitale di rischio. |