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  Dicembre 2012

Articoli n° 09
NOVEMBRE 2009
 


SPECIALE GIOVANI IMPRENDITORI - Home Page
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Mediterraneo dall’Europa al Golfo, la rotta verso nuovi orizzonti

Fronte compatto per i Giovani Imprenditori della Campania: il “Mare Nostrum” è un'opportunità
di crescita non soltanto per le aziende, ma soprattutto per il territorio e l’intera cultura del fare impresa

di Raffaella Venerando

Per l’annuale convegno caprese dei Giovani Imprenditori di Confindustria, quest’anno il tema scelto è stato il Mediterraneo e la rotta possibile verso nuovi orizzonti.
La base politica di discussione è stata l’Accordo di Partenariato Euro-Mediterraneo lanciato nella Conferenza di Lisbona del 1995 fra Unione Europea e i 12 paesi della sponda sud del Mediterraneo detti paesi MED (Algeria, Cipro, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Malta, Marocco, Siria, Tunisia, Turchia ed Autorità Palestinese), accordo che aveva l’obiettivo di creare nel 2010 (obiettivo rimandato, ndr) un’area di libero scambio fra quei dodici paesi cui dovrebbero aderire gli stati dell’UE che vi sono interessati.
La scadenza del 2010 è oramai passata ma il traguardo resta di grande rilievo non solo da un punto di vista economico ma anche politico, sociale e culturale. I Giovani lo sanno bene, tant’è che lo scopo dell'intera manifestazione è stato ambizioso: dall'Isola Azzurra si è voluto avviare un dibattito sulla capacità concreta del nostro Paese di creare un "clima favorevole" di natura istituzionale e culturale. L’Italia può assumersi un ruolo da protagonista, ma la vera sfida è proporre il nostro Paese come l’iniziatore e propulsore di una serie di scelte, di linee politiche coraggiose che vanno al di là dell'interesse per i soli scambi commerciali, ponendo l'accento in particolare sulla necessità di dare vita ad un'integrazione sostenibile tra i Paesi coinvolti.
Vediamo - anzi, leggiamo di seguito - come si preparano ad affrontare l’importante sfida gli imprenditori campani under 40.

Petitto: «La crescita dei Paesi del Mediterraneo punto di svolta»

Katia Petitto,
Presidente G.I. Confindustria Avellino


Si è scelto di parlare di sviluppo del Mediterraneo nella XXIV Edizione della Convention di Capri.

Il tema portante di questa edizione sarà lo sviluppo commerciale, politico e sociale dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, dal Nord-Africa al Medio Oriente. L’obiettivo è riflettere sulla possibilità che l’Italia ha di presentarsi come leader nell’interazione tra Europa e Mediterraneo, diventando una delle nazione protagoniste all’interno della rete di scambi economici, culturali e diplomatici di quest’area geopolitica.
Molti di noi hanno mercati di sbocco soprattutto in Cina ed India.
Bisogna iniziare a guardare al Mediterraneo come una nuova opportunità di crescita. Questa è una occasione che vede coinvolta tutta l'Europa, ma che, considerata la posizione geografica, vede l'Italia e ancor più il Mezzogiorno, come “naturale” piattaforma strategica per creare nuovo sviluppo.
Come si pone il sistema industriale nei confronti di uno scenario così complesso?
La crescita dei Paesi del Mediterraneo può essere un punto di svolta, soprattutto in questo momento di recessione globale. Il libero mercato per le aziende del nostro meridione, può essere una opportunità concreta, a condizione che il partenariato internazionale, indicato dall'Unione Europea come uno strumento fondamentale delle politiche di allargamento dei mercati, passi attraverso la reciprocità dello sviluppo, che si scelga di armonizzare la promozione dello sviluppo economico con il sostegno allo sviluppo sociale. Certo non si può pensare di proporre una nuova colonizzazione! Credo che il Convegno di Capri possa da questo punto di vista essere utile ai Giovani Imprenditori per identificare obiettivi, metodologie, e buone pratiche per governare questo nuovo processo di sviluppo. Lo sforzo all’integrazione deve essere comune tra Regioni, Enti locali, sistema bancario e produttivo, e Pubbliche amministrazioni dei paesi del Mediterraneo e dei Balcani.
Qual è secondo lei il fattore più importante perché si realizzi questo tipo di partenariato economico e sociale?
L’innovazione della Pubblica Amministrazione come leva imprescindibile per la competitività dei territori. Ormai possiamo dire con certezza che solo pochi territori e poche amministrazioni hanno saputo raccogliere la sfida e innovarsi. Il Mezzogiorno, e in particolare la Campania, secondo il mio parere, non possono più attendere anche perché la struttura produttiva di questa regione ha le potenzialità per poter riuscire. Se tutti gli attori dello sviluppo - ciascuno secondo la propria competenza - si impegnassero ad adeguare i propri sistemi erogando servizi con standard che garantiscano efficienza, efficacia e giustizia sociale, allora si potrebbe pensare di affrontare la sfida dell’innovazione e del cambiamento. Occorre fare una scelta che segni inequivocabilmente una inversione di tendenza, assumendo un ruolo di responsabilità e di regia del progetto di sviluppo, creando così nelle nostre aziende certezza per i piani di investimento.


Pietrantonio: «Le imprese pronte a cogliere la sfida»

Paola Pietrantonio,
Presidente G.I. Confindustria Benevento


Presidente, da dove nasce la scelta del tema di Capri di quest’anno?

Anche quest’anno la scelta del tema caprese arriva dopo una serie di riflessioni e di valutazioni all’interno non soltanto del raggruppamento regionale, ma nazionale.
Il tema al centro del dibattito va affrontato sotto un duplice aspetto: da un lato i risvolti economico-finanziari che si determineranno con la realizzazione di una zona di libero scambio tra le due rive del Mediterraneo e dall’altro - finanche più importante - l’apertura a culture e civiltà differenti.
La conferenza di Barcellona tenutasi nel 1995, che prevedeva la realizzazione di una zona di libero scambio tra i Paesi del Mediterraneo entro il 2010, opera essenzialmente su tre livelli: politico; economico-finanziaria e socio-culturale-umano.
Saranno, quindi, proprio i giovani imprenditori che si troveranno ad operare in mercati sempre più ampi con culture, civiltà ed economie differenti ed è su questi scenari che si giocherà la sfida del futuro.
I giovani imprenditori, infatti, non dovranno farsi cogliere impreparati rispetto a questo importante evento; le imprese potranno avere importanti benefici dagli scenari economici che si andranno a prospettare e la Regione Campania dovrà essere al fianco delle imprese in questo percorso.
Quali saranno le attività, gli obiettivi e le imminenti sfide del Gruppo Giovani Imprenditori di Benevento? Ci anticipa cosa bolle in pentola per il prossimo futuro?
Il Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Benevento negli anni della mia presidenza, in continuità con quanto già realizzato in precedenza, si è fortemente ispirato ai temi dell’orientamento al lavoro e all’imprenditorialità, rivolgendosi a giovani studenti sia delle scuole secondarie, sia della locale Università.
Diverse iniziative sono state avviate in tale direzione, sempre cercando di interagire con gli altri attori locali operanti in tale ambito ed evitando duplicazioni di interventi ma piuttosto attivando sinergie che potessero più facilmente contribuire al raggiungimento del risultato.Tale collaborazione è stata recentemente istituzionalizzata mediante la firma di un protocollo d’intesa tra Gruppo Giovani di Confindustria Benevento, Ufficio Scolastico Provinciale e Provincia di Benevento, finalizzato a consolidare le molteplici iniziative già avviate nel corso degli anni, come “Orientasannio”, che rappresentano un vero e proprio punto di riferimento per i giovani del nostro territorio. Per contribuire al dibattito sul tema dell’orientamento l’anno scorso abbiamo organizzato, in occasione della giornata nazionale di Orientagiovani 2008, un convegno sui temi della ricerca, dell’innovazione e del merito; la giornata ha offerto la possibilità ai giovani studenti, in procinto di fare una scelta decisiva per il proprio futuro, di confrontarsi con autorevoli esponenti del mondo della ricerca, dell’impresa, del sistema confindustriale e delle istituzioni per ampliare il proprio orizzonte di riferimento.



Santoli: «Mediterraneo, opportunità di crescita»


Massimiliano Santoli
Presidente G.I. Confindustria Caserta

«Il tema scelto per il convegno di Capri potrebbe sembrare in prima battuta un tema di casa, meridionale insomma. Non è così: il Mediterraneo rappresenta una opportunità reale, pronta, tangibile per far crescere tutto il nostro Paese». Massimiliano Santoli, presidente del Ggi di Confindustria Caserta, mostra di saperla lunga sull’argomento: «I dati sull'export - sottolinea - confermano la Lombardia tra le regioni più attive sullo scenario mediterraneo. I nuovi assi ferroviari europei, i trans european network, privilegiano non poco l'Italia ed il suo meridione. Credo sia arrivato il momento di guardare al Mediterraneo come un'opportunità di crescita non solo delle aziende ma anche del territorio e della nostra cultura imprenditoriale».
Santoli parla con cognizione di causa, per così dire. Proprio il Mediterraneo è stato, infatti, il focus di una approfondita riflessione sviluppata recentemente nell’ambito del convegno biennale organizzato dai giovani imprenditori di Terra di Lavoro.
Presidente, dal convegno biennale quali insegnamenti avete tratto?
I giovani di Caserta stanno lavorando soprattutto in due direzioni: formazione e cultura d'impresa. In un momento in cui l’economia ristagna, ci siamo dedicati alla crescita culturale ed imprenditoriale del nostro territorio. Lo abbiamo fatto tramite il nostro consueto convegno biennale “Mediterraneo, un mare di opportunità” che ha intravisto già da maggio scorso nel nostro mare comune una significativa valvola di sfogo della nostra economia. Lo abbiamo fatto con l'istituzione di un premio chiamato “Creando impresa” che intende affiancare e coadiuvare tutte le iniziative imprenditoriali giovani e nuove. E, infine, lo faremo con il salone Orientagiovani che terremo nei prossimi mesi, una occasione per fare da tramite a due mondi, quello della scuola e quello dell'impresa, che non sempre lavorano nella stessa direzione.
E intanto? Voglio dire, se dovesse tirare le somme di un primo bilancio di tutta questa attività, che cosa si sentirebbe di dire?
Il nostro Ggi ha lavorato da subito su un asset che ritiene fondamentale: rafforzare la base associativa. In un anno e poco più di insediamento dell’attuale gruppo dirigente abbiamo avuto circa 40 nuove iscrizioni, i nostri direttivi sono diventati aperti a tutti e i lavori condivisi con i soci che non fanno parte dell’organismo direttivo. Crediamo fortemente che la crescita di un gruppo debba essere partecipata, e non solo condivisa, da un gruppo ristretto di persone. Insomma, cerchiamo di guardare al futuro con spirito di squadra, e in questo senso il dialogo e il confronto sono non soltanto di aiuto, ma rappresentano l’elemento portante di un percorso concretamente condiviso all’interno della nostra associazione.
E sempre in concreto, allora, qual è la sfida che il Ggi di Caserta intende cogliere?
Non parlerei di sfide, nel nostro impegno, non fosse altro per il semplice motivo che le sfide si possono anche perdere e segnare magari negativamente l’esperienza di una persona, tanto più di un giovane imprenditore. Parlerei, invece, più opportunamente di crescita. In questo senso, anzi, crediamo fermamente nella necessità di crescita di un gruppo in un territorio difficile, in un momento difficile, in un contesto difficile. Per crescere con questi presupposti c’è bisogno di idee chiare, di una progettazione e di una condivisione: solo in questo modo ci si può assicurare la vittoria. Altro che sfide!, non nel significato individualistico del termine, almeno.


Bachrach: «Senza efficienza politico-istituzionale non c’È competitivitÀ»

Andrea Bachrach
Presidente G.I. Unione Industriali di Napoli


Mediterraneo chiama Europa. In che modo Napoli può inserirsi in questa prospettiva di maggiori relazioni all’interno dell’area?

Napoli da tempo coltiva un’ambizione, senza riuscire a concretizzarla. Mi riferisco alla prospettiva di una metropoli baricentrica, su cui gravitino flussi relazionali, non solo economici, con comune denominatore lo sviluppo dell’area mediterranea. Finora Napoli ha mancato l’obiettivo per colpe proprie, ossia per insufficiente capacità di governo del territorio, carenza di strategie di ampio respiro, ma anche per fattori esterni. La trasformazione in atto di alcuni paesi della costa sud del Mediterraneo può, sotto questo aspetto, modificare le condizioni di partenza, facilitando il conseguimento dell’antico obiettivo napoletano.
La riscoperta di rotte che hanno fatto la storia del vecchio mondo può trainare lo sviluppo della città?
Sì, ma a patto che vi sia un salto di qualità in primo luogo in termini di efficienza politico-istituzionale. Nessuno regala nulla nel mondo globalizzato. Napoli deve imparare a competere. Lo fanno già i suoi imprenditori, con risultati spesso di eccellenza assoluta. Lo deve fare l’intero sistema territoriale. Altrimenti perderemo l’ennesima occasione, a vantaggio di altre metropoli dell’area, da Barcellona a Valencia, a Marsiglia. É comunque confortante il fatto che il capoluogo partenopeo ospiterà nel giro di due anni, dal 2012 al 2013, due grandi appuntamenti internazionali come l’Expo dello Spazio e il Forum Universale delle Culture.
Qual è il bilancio a poco più di un anno dall’inizio del suo mandato?
Ci siamo imposti di selezionare gli obiettivi per priorità d’azione. Formazione, internazionalizzazione, sicurezza sul lavoro. Su ciascuno di questi fronti abbiamo realizzato iniziative non episodiche. Così, ad esempio, la nostra mission a Londra ha consentito a una folta delegazione di iscritti una maggiore conoscenza dell’establishment britannico, delle sue roccaforti economiche e istituzionali, oltre che di alcune importanti realtà preposte all’organizzazione delle prossime Olimpiadi. La mission si è inquadrata in un contesto associativo segnato dall’intensificarsi dei rapporti tra Napoli e il Regno Unito, di cui è stata testimonianza un recente incontro promosso dall’Unione con il Consolato.
Per la sicurezza sul lavoro avete dato via a un intervento puntuale.
Abbiamo formulato proposte dirette innanzitutto a consentire un più ampio controllo del rispetto della normativa vigente, a cominciare dall’utilizzo di sistemi di videosorveglianza “intelligente”. Anche la sicurezza sul lavoro è al centro dell’azione non solo dei Giovani ma dell’associazione nel suo complesso e del Cosila, un organismo consortile promosso dall’Unione e che affianca con lusinghieri risultati le nostre aziende.
La formazione è il cavallo di battaglia del Gruppo.
É il terreno d’impegno sul quale siamo più naturalmente proiettati. Siamo vicini ai giovani studenti, con loro vogliamo costruire il futuro. Con le scuole medie superiori realizziamo un percorso di orientamento nell’ambito del Progetto “Studiare l’Impresa, l’Impresa di Studiare”. Ma abbiamo messo in campo diverse iniziative anche con il mondo accademico, a cominciare dalla Luiss di Confindustria e dall’Aiesec.


Pontecorvo: «Si inauguri adesso la stagione del fare»

Marco Pontecorvo
Presidente G.I. Confindustria Salerno

Presidente, il Sud Italia guarda al Mediterraneo. L’apertura verso questi mercati quali benefici può portare con sé?

Il convegno di Capri quest’anno è stato l’occasione per analizzare le varie opportunità che il Mediterraneo e i Paesi che vi si affacciano potrebbero offrire alle nostre aziende. Il nostro punto di partenza però non ci avvantaggia. Negli ultimi venti anni le regioni del Sud hanno perso terreno anche nei confronti dei Paesi nord africani che, al contrario, hanno vissuto un periodo di crescita molto forte. Una delle cause di questo ritardo è senz’altro ascrivibile alla malaburocrazia che attanaglia il nostro Paese, ancora più inefficiente ed asfissiante al Sud. Tutto ciò fa sì che il Mezzogiorno continui a rimanere un peso, anziché un’opportunità di sviluppo seria e concreta per il mercato interno. La conquista di questi nuovi mercati da parte delle nostre imprese potrebbe essere una buona occasione per uscire dalla crisi. Ritengo però che non basti solo pensare ad una semplice operazione di export verso questi territori. Sarebbe necessario soprattutto strutturarsi con una presenza stabile e quindi con una delegazione ed una propria rete commerciale. Tutto ciò è indispensabile per la crescita delle nostre aziende e per ridurre drasticamente il rischio della dipendenza commerciale da un distributore locale, onde evitare che perso il distributore locale, si perda anche il mercato. Le istituzioni è necessario dovranno accompagnare il cammino delle piccole e medie imprese verso un’internazionalizzazione spinta, perché per ovvie ragioni di organizzazione interna delle aziende stesse, queste ultime spesso non hanno forza sufficiente per poter far fronte a questo tipo di sviluppo. In questo senso, si registra purtroppo un ritardo già piuttosto significativo. Altri Paesi lontani dal Mediterraneo, come la Germania o addirittura la Cina, sono già fortemente presenti in diversi Paesi Africani. È pertanto finito il momento dei buoni propositi e mi auguro che si inauguri presto la stagione del fare. La crisi economica che stiamo ancora subendo ha frenato e fatto slittare l’istituzione dell’area di libero scambio che doveva iniziare nel 2010. Purtroppo la Comunità Europea ha dimostrato tutta la sua fragilità proprio in questa occasione, poiché non si è riusciti a trovare una soluzione comune alla crisi e sono prevalsi gli interessi nazionali. Perché lo sviluppo risulti alla lunga sano e duraturo, le regole e i mercati devono essere chiari e trasparenti, ma soprattutto le norme messe in campo devono essere uguali per tutti, altrimenti l’area di libero scambio sarà una opportunità soltanto per quei Paesi dove i diritti dei lavoratori e le questioni ambientali sono quotidianamente calpestati.
A Salerno quali ambiti di interesse e quali progetti catalizzano le forze dei Giovani Imprenditori?
L’ambiente e la formazione continueranno ad essere due temi molto cari ai Giovani Imprenditori di Salerno. Nei prossimi mesi saremo molto impegnati con le scuole e l’università per la presentazione del nostro manuale di cultura di impresa, attraverso il quale cerchiamo ancora una volta di stimolare un dibattito vivace e proficuo tra studenti e giovani imprenditori. A novembre la nostra sede confindustriale ospiterà l’edizione 2009 di l’Orientagiovani, quest’anno con una formula rinnovata. Si andrà oltre il convegno, trasformando la giornata in una concreta occasione per fornire agli studenti che si affacciano al mondo del lavoro suggerimenti pratici e concreti anche grazie alla collaborazione di una società di lavoro interinale. Gli ultimi mesi dell’anno, poi, saranno dedicati alla realizzazione di un progetto piuttosto ambizioso sull’ambiente, che presenteremo a fine gennaio 2010. In collaborazione con Banca del Verde, stimoleremo un dibattito tra le istituzioni e i giovani imprenditori al fine di diffondere - soprattutto nelle giovani generazioni - una più solida e consapevole cultura ambientale.

Caputo: «L’obiettivo deve essere una maggiore integrazione tra i Paesi che si proiettano sul Mare Nostrum»

 Antimo Caputo
Delegato nazionale GI ai Rapporti Internazionali

Come Consigliere Incaricato per l’Internazionalizzazione, come giudica la tematica proposta dal Convegno di Capri?
Credo che per l’Italia, prima ancora che per l’Europa, il Mediterraneo rappresenti uno sbocco quasi obbligato. In un’epoca in cui le correnti di traffico internazionale privilegiano il Pacifico rispetto alle tradizionali rotte commerciali transatlantiche, dare nuovo impulso alle relazioni verso il nostro mare interno costituisce la migliore opportunità per evitare il declino. La leva su cui poggiare per il rilancio sono i segnali di crescita di alcune zone, dalla Turchia ai Paesi del Nord Africa, che prefigurano futuri ritmi di sviluppo assimilabili a quelli del cosiddetto Bric (Brasile, Russia, India, Cina). É evidente che il Mezzogiorno, in tale quadro, assume un rilievo insperato fino a pochi anni fa. La scelta dei Giovani di Confindustria è quindi un messaggio forte di fiducia verso il futuro. Un avvenire tuttavia mai scontato: sta a noi rimboccarci le maniche per guidare un processo ricco di incognite, valorizzando l’innegabile vantaggio competitivo che il nostro Paese detiene nei confronti di altre aree europee.
Mediterraneo, quindi, come terreno di sfida?
La competizione è un valore di per sé, in quanto fattore di sviluppo. Ma l’obiettivo da perseguire è soprattutto quello di una maggiore integrazione tra i Paesi che si proiettano sul Mare Nostrum. Dobbiamo far sì che l’attuale rete dei rapporti tra le popolazioni all’interno dell’area, sociali e culturali oltre che economici, si infittisca notevolmente, creando i presupposti per la creazione di un business targato Mediterraneo, quasi di un nuovo brand concorrenziale rispetto a quelli propostici dall’attuale evoluzione della geografia economico politica mondiale. La crisi da cui stiamo faticosamente uscendo, spingendo alla ricerca di soluzioni di mercato alternative, può giocare a tal fine un ruolo positivo. C’è bisogno, tuttavia, di rafforzare il terreno comune su cui sviluppare una nuova crescita economica. Di qui la necessità di una diversa sensibilità istituzionale, che accompagni gli operatori economici, come è naturale in un’ottica di sistema, quale è quella che orienta l’economia moderna.
L’esperienza del G8 dei Giovani va in questa direzione?
Si. Per la prima volta abbiamo voluto realizzare, grazie alla determinazione della nostra Presidente Federica Guidi, una convention universale dei Giovani Imprenditori di tutto il mondo. Iniziative del genere sono utili non solo per conoscerci meglio e mettere a confronti diversi modelli culturali economici e imprenditoriali, ma anche per intrecciare relazioni proficue per il futuro. Accelerando la prospettiva di una più ampia articolazione dei rapporti, sul versante Nord-Sud oltre che su quello Est-Ovest. Il G8 dei Giovani, in tal senso, è stato un evento storico, la prima di una serie di iniziative che si prefiggono anche di modificare schemi di business non più al passo con i tempi. I Giovani sono consapevoli dell’importanza di innovare le regole, assicurando più rigore e trasparenza sui mercati, a cominciare da quelli finanziari.


Traettino: «Il Mediterraneo È la nuova frontiera culturale ed economica»


 Gianluigi Traettino
Delegato nazionale GI all’Etica d'Impresa e allo Sviluppo del Mezzogiorno

«Gli equilibri geopolitici si sono modificati, il XXI secolo è e sarà caratterizzato da una ridefinizione degli stessi. La globalizzazione ha rivoluzionato i commerci a vantaggio dei paesi emergenti ed in particolare del BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) e la crisi etico-finanziaria ha messo in discussione la centralità della finanza e dell'economia occidentale nel sistema economico mondiale. Oggi parlare di Mediterraneo significa parlare della nuova frontiera culturale ed economica. Con il Processo di Barcellona del 1995 si avviò a definizione quello che nel 2010 avrebbe dovuto essere una area di libero scambio con un potenziale di quasi un miliardo di consumatori. Nel sistema geopolitico del Mediterraneo l'Italia ed il Mezzogiorno hanno una centralità non sfruttata. Se disegnassimo, tradotte in geografiche, una cartina delle distanze economiche tra i Paesi dell'area, potremmo vedere come l'Italia ed il Mezzogiorno sono incredibilmente molto più lontane dalla sponda sud del Mediterraneo rispetto agli altri Paesi europei. Le potenzialità offerte da questa prospettiva sono enormi, eppure i territori in questione ancora inesplorati. É opportuno, allora, avviare relazioni in modo nuovo per trarne il meglio, per avvicinare giovani e culture diversi. Occorre, insomma, favorire un approccio culturale, magari attraverso le università, e dunque una “contaminazione” feconda tra i popoli. E questo da subito».
Il Gruppo G.I. di Confindustria, anno dopo anno, ambisce a dare una rotta al dibattito culturale e non solo del Paese, ponendo all’attenzione argomenti nuovi e forse anche controcorrente. Il Mediterraneo ed il ruolo del Sud ne rappresentano certamente uno, finannche il più importante. Ritiene, che il Ggi abbia centrato questi obiettivi?
Dallo scorso convegno di Capri abbiamo consolidato ed accresciuto la nostra presenza nel dibattito “politico” del Paese. Il momento culminante si è avuto con il convegno di Santa Margherita Ligure. Sul piano operativo le attività della commissione che presiedo si sviluppano su due direttrici. La prima riguarda la riflessione avviata sui fondi europei: l'analisi dei risultati di Agenda 2000 e la riflessione in prospettiva su Phasng-out 2007-2013. Quindi, con il Patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico abbiamo avviato un road-show partito dal Friuli Venezia Giulia, ad Udine, per continuare nell'arco dei prossimi mesi in tutte le regioni italiane. Nel corso degli incontri è prevista una fase di ascolto sulle testimonianze degli imprenditori locali.
Lei è anche titolare della delega all’Etica.
Sul piano dell'Etica d'Impresa abbiamo avviato con Italia Lavoro una collaborazione sul Progetto PARI che sostiene il reinserimento lavorativo delle fasce deboli. Credo sia importante segnalare tra le attività l'avvio da parte dei G.I. Sicilia della Calabria e della Campania dello sportello Addio Burocrazia. Insomma, di progetti ne abbiamo messi in cantiere e i risultati cominceranno presto a vedersi.
Ecco, in tutta sincerità, quali sono gli obiettivi che sono stati centrati?
Credo sia importante segnalare tra le attività che hanno preso corpo, l'avvio da parte dei G.I. Sicilia, prima, e poi della Calabria e della Campania dello sportello Addio Burocrazia. Si tratta di un segnale forte di cambiamento culturale che è stato richiesto da parte del movimento dei G.I. al Paese.
Quali sono, allora, le sfide che aspettano il Ggi?
Innanzitutto di continuare ad essere coscienza critica nel Paese, in particolare in questa stagione che ha visto una straordinaria crisi economica sociale ed ancor più valoriale. Noi possiamo e dobbiamo avere l'ambizione di mettere al centro del dibattito valori e idee che negli anni si sono affievolite. Non possiamo né vogliamo rassegnarci. Il Paese ha forza, intelligenza e capacità di reagire.

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