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  Dicembre 2012

Articoli n° 02
MARZO 2009
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IL CUCCHIAINO

di Raffaella Venerando



Le Cinque Porte

Via Iannielli, 18 - Penta di Fisciano (SA) Tel. 089.958774 - Chiuso domenica sera e lunedì

Cinque sono le vocali, cinque le punte di una stella, cinque le dita di una mano, cinque i sensi. Cinque sono anche gli ingressi che conducono a Penta, una piccola conurbazione semi-rurale del Salernitano che ospita il ristorante che abbiamo visitato in una fredda ma soleggiata domenica di febbraio, il cui nome - “Le Cinque Porte” - è per l’appunto un sentimentale omaggio al paesino che lo accoglie.
La sala - a “elle” - è essenziale ma di atmosfera, con le pareti tinteggiate di un rosa salmone caldo e sprazzi di mosaici di ceramica in bella mostra. Qui tutte le sere - tranne la domenica e il lunedì - si officia una cucina di stampo mediterraneo, leggera, fantasiosa, frutto di contrasti e consistenze davvero particolari, opera del giovane ma competente Ferdinando Cuomo.
Seguiti nell’itinerario gastronomico dal sorridente e professionale maître Nicola, il nostro pranzo è cominciato con un goloso pre-appetizer: una crespella di ceci con ripieno di rucola e ricotta che ben ci ha predisposti al tris di antipasti che di lì a poco avremmo gustato. “Di lì a poco” è proprio uno dei punti di forza di “Le Cinque Porte”: tra una portata e l’altra non abbiamo mai atteso più del dovuto, anzi. I tempi rasentano la perfezione.
Tornando ai piatti, tutti e tre gli antipasti - una millefoglie di patate con carciofi di Paestum e podolico, un babà rustico napoletano con salsa a base di mozzarella di bufala e un carpaccio di bufalo con tegole di parmigiano e insalata di soncino e puntarelle condita con olio di nocciole tostate di Giffoni - sono stati una piacevole sorpresa per il palato.
Stessa gradevolezza per i due primi, su cui abbiamo bevuto un Pollenza del 2003 dal corpo pieno: una lasagna bianca con carne trita, ricotta, speck e carciofi in omaggio al periodo carnevalesco - croccante e saporita - e orecchiette fatte a mano al pesto di noci, pancetta, julienne di radicchio, con scaglie di formaggio di bufala.
Entrambi i primi piatti erano opulenti ma assolutamente gustosi, di buon livello per pulizia e nettezza dei sapori.
Con i secondi, Nicola ha fatto brillare sulle tovaglie un altro rosso granato carico: un Amarone della Valpolicella «Il Bosco» del 2003, cantina Cesari.
I secondi, dicevamo…secondi a cosa? Sono loro - a nostro modesto avviso - i re del pranzo, l’oggetto del desiderio, un buon motivo per andare a Le Cinque Porte e un altro migliore per farvi ritorno.
Ferdinando ha preparato per noi - in un’escalation di sapore - delle costolette di cinghiale con papaccelle, dei cubi di vitello impanati con purea di patate e chips di carciofi e, per finire, dei bocconcini di cervo brasati alla birra doppio malto e porcini.
Gioco perfetto di consistenze, temperature, gusto; piatti rimarchevoli per la tenerezza burrosa delle carni e per la dolcezza bilanciata delle salse.
Altro segreto di questa cucina, forse “il segreto”: lo chef non esagera mai, si mantiene sempre sul filo dell'equilibrio, senza uscire da un registro armonico appropriato con tutte le note ben posizionate sul pentagramma dei fornelli, senza traccia alcuna di ripetizioni di mestiere.
Per finire i dolci, così dolci da lasciarci il cuore: una coppa di mousse di cioccolato bianco con spuma e gelatina di frutto della passione, un tortino caldo con composta di arance, un semifreddo al torroncino, una creme brulè aromatizzata con agrumi e zenzero servita con frutti di bosco.
Provatelo “Le Cinque Porte”. Assaggerete e sorseggerete una cucina buona davvero cui di certo si può “battere il cinque”.

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