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  Dicembre 2012

Articoli n° 02
MARZO 2008
 


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Lavoro e scuole
per chi accetta la discarica

I numeri dell’industria culturale

Logistica, un’opportunitÀ di sviluppo

Zone franche urbane: È falsa partenza

di Antonietta Sanseviero

I numeri dell’industria culturale

La ricerca del Centro Studi di Palazzo Partanna
su un settore ancora sottodimensionato


 Diego Guida

Il settore culturale, con le sue 3.421 imprese, rappresenta solo il 2% del totale delle attività economiche della provincia di Napoli (172.922) e impiega poco più dell’1% degli addetti (690.830). Sono dati che emergono da uno studio contenuto nel volume “Cultura”, presentato lo scorso 28 gennaio presso la Camera di Commercio di Napoli.
La ricerca è stata realizzata dal Centro Studi dell’Unione Industriali di Napoli, guidato da Diego Guida, e finanziata dall’ente camerale provinciale.
Sono circa 1.780 le imprese culturali presenti nella città di Napoli (Istat 2001), pari al 52% delle unità culturali di tutta la provincia, e 7.010 gli addetti, pari al 62% del totale. Il 22% delle aziende si occupa di “Creazioni e interpretazioni artistiche e letterarie”, il 13,54% di “Commercio al dettaglio di giornali, riviste e periodici”, l’11% di “Altre stampe di arti grafiche”. Un’elevata presenza di addetti si registra nelle sezioni “Attività di musei e conservazioni dei luoghi e dei monumenti storici” (18% circa), “Creazioni e interpretazioni artistiche e letterarie” (14%), “Altre stampe di arti grafiche” (11%).
Nei comuni della provincia di Napoli sono 1.641 le aziende culturali: il 41% si occupa di “Attività ricreative, culturali e sportive”, il 30,53% di “Editoria, stampa e supporti registrati” e il 28,46% di “Commercio all’ingrosso e al dettaglio”. I comparti appena citati registrano, rispettivamente, il 45,66%, il 40,28% e 14,06% dei lavoratori totali (4.310). Nel 2006 sono state 244 le unità culturali della provincia di Napoli che hanno dato inizio alle loro attività e 371 quelle cessate, con un saldo negativo pari a 127.
Per quanto riguarda l’editoria, il comparto conta in Campania appena 92 imprese, di cui 60 napoletane.
Una presenza esigua, se si pensa che in città come Milano, Roma e Torino operano rispettivamente 274, 271 e 118 case editrici. L’editoria partenopea è altresì caratterizzata da una forte polverizzazione: oltre il 90% degli editori è alla guida di aziende di piccole e medie dimensioni e solo 5 sono a capo di grandi imprese. Il settore dei musei statali ha registrato in Campania, nel 2006, 949.283 mila visitatori. Di questi ben il 78% ha visitato i musei partenopei (744.985). Elevata è stata anche l’affluenza di visitatori presso i monumenti e le aree archeologiche: oltre il 90% del totale dei turisti campani (4.926.381).
Segnali positivi giungono da alcuni segmenti dell’artigianato artistico. Si tratta di specifiche attività sartoriali, ovvero quelle relative a “confezioni di vestiario esterno, su misura di vestiario, di abbigliamento di indumenti particolari”, che rappresentano circa il 40% delle imprese dell’artigianato artistico della provincia di Napoli, pari a 1.909 unità (Istat 2001), e danno occupazione al 44% degli addetti totali (4.288).
La ricerca fornisce, tra l’altro, dati sul grado d’istruzione della popolazione, un fattore che può influenzare la determinazione dell’offerta dell’industria culturale. Nella provincia di Napoli sono 2.834.290 i residenti con un’età superiore a 6 anni: il 31% possiede la licenza di scuola media inferiore o di avviamento professionale, il 24% il diploma di scuola secondaria, l’11% è alfabeta senza un titolo di studio e il 2% è analfabeta. I laureati e coloro che hanno un diploma universitario sono rispettivamente il 6% e l’1%.
All’incontro di presentazione del volume sono intervenuti, oltre a Diego Guida, il Docente di Sociologia dell’Arte e della Letteratura presso l’Università Federico II di Napoli, Luigi Caramiello, la docente del Dipartimento Statistica e Matematica per Ricerca Economica dell’Università Parthenope di Napoli, Margherita Pagliuca, i Sociologi della Facoltà di Sociologia della Federico II, Rosaria Cirello, Vito Marcelletti e Monia Calia.

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