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San Leucio incanta
Paola e Alberto di Liegi
di Antonio Arricale
San Leucio incanta
Paola e Alberto di Liegi
I sovrani del Belgio, ospiti d’onore dell’Antica Colonia Serica creata da Ferdinando IV di Borbone, visitano i telai restaurati guidati dal presidente
della sezione Tessili di Confindustria Caserta, Gustavo De Negri
San Leucio rinverdisce i fasti regali della sua origine e torna ad essere dimora reale per un giorno. L’antica colonia ferdinandea, infatti, il 12 aprile scorso ha ospitato i sovrani del Belgio Paola e Alberto, che sono rimasti letteralmente rapiti dall’imponenza del luogo e, più ancora, dal fascino della storia legata alla nobile arte della tessitura.
«I sovrani del Belgio si sono presentati con molta semplicità e nella massima discrezione», ricorda, ancora emozionato, Oreste Natale, presidente della Pro Loco, che ha fatto gli onori di casa assieme al direttore del Complesso monumentale Agostino Tenga e al presidente della sezione Tessili di Confindustria Caserta, Gustavo De Negri.
La visita è stata organizzata dall’avvocato Franco Petrella e dal dottore Aldo Antonio Cobianchi, i quali, al di là della conoscenza con i sovrani del Belgio possono onorarsi di vantare una buona amicizia, cementata appunto dalla ripetuta entusiastica descrizione - alla prima buona occasione - della monumentalità della colonia serica, della preziosità dei manufatti antichi e moderni ivi prodotti, del racconto minuzioso delle ferree regole imposte all’epoca alla comunità operaia dal Re Ferdinando, dell’incanto del Belvedere la cui imponenza non sempre è resa nella giusta luce dalle pur belle fotografie pubblicate sulle guide turistiche: accendendo - evidentemente - con questi racconti una tale curiosità in Paola e Alberto di Liegi che, alla fine, non hanno più resistito all’invito di visitare, con la più famosa Reggia Vanvitelliana, appunto, anche il Real Sito di San Leucio.
Una visita privata, dunque, per i sovrani del Belgio che erano accompagnati dal marchese Alfredo Diana e dal diplomatico Carlo Knight con le rispettive consorti, organizzata - si diceva - nella massima discrezione e al riparo, per quanto possibile, dalla stampa e dai fotografi. Al Belvedere gli illustri ospiti - sotto la guida di Gustavo De Negri, industriale serico discendente di una delle famiglie che hanno fatta la storia della tessitura a San Leucio - hanno ammirato il gigantesco torcitoio realizzato sui disegni degli ingranaggi di Leonardo da Vinci, visto di nuovo all’opera gli antichi telai ristrutturati (a cura di De Negri e di un’altra delle famiglie industriali storiche del luogo, quella dei Cicala), chiesto caratteristiche e differenze dei preziosi damaschi, dei lampassi e dei velluti. A conclusione, il presidente degli industriali Tessili, anche a nome del presidente di Confindustria Caserta, Carlo Cicala, ha fatto omaggio alla regina Paola del classico tableau leuciano realizzato in pura seta, riproducente - nel caso - un cestino di fiori in una cornice di oro. Tableau che, incorniciato, viene utilizzato, secondo tradizione, come semplice elemento di arredo e, più ancora, come capo-letto.
A conclusione della visita al complesso monumentale e agli antichi telai i reali del Belgio sono rimasti ospiti dell’Associazione culturale “Malachia”, insediata presso una delle antiche case degli operai, dove - accolti da una rappresentanza della Pro Loco del Real Sito di San Leucio - hanno gustato pietanze preparate con ricette locali e apprezzato una mostra di manufatti serici provenienti dalla collezione privata di Luigi Bologna. Sempre qui, infine, prima della visita al più famoso Palazzo Reale, al parco e al giardino inglese, ai sovrani Paola e Alberto di Liegi, a nome della comunità leuciana, il presidente della Pro loco ha offerto un prezioso drappo in seta appositamente prodotto e donato dal setificio Bologna e Marcaccio ed una copia anastatica dello Statuto Ferdinandeo.
Quella dei sovrani del Belgio - è appena il caso di dire - non è la prima visita di teste coronate alla città. Infatti, dalla regina d'Inghilterra a Gioacchino Murat, ai Borbone del ramo di Ferdinando Pio, Caserta ha sempre attratto i rappresentanti di dinastie regnanti o anche soltanto di ex regnanti, affascinati dalla storia della città, dalle sue emergenze culturali, soprattutto dalla sua tradizione industriale serica. «Forse perché la città, ma più ancora San Leucio, con tutto quello che il Real Sito appunto rappresenta - commenta Gustavo De Negri - è un concentrato di storia e modernità, di tradizione e innovazione, di forte identità e spiccata propensione evolutiva che è di grande fascino e richiamo. Un patrimonio, aggiungo, che non ha probabilmente molti eguali e su cui - aggiunge ancora De Negri - come hanno ben compreso da qualche anno a questa parte Confindustria Caserta e le aziende associate del comparto serico, bisogna investire per assicurare un ritorno sia dal punto di vista turistico, che dell’industria tessile».
Non sarà un caso, del resto, se dal punto di vista turistico la città esercita un forte richiamo su visitatori così illustri; mentre le preziose sete di San Leucio arredano sontuosi Palazzi: dal Vaticano, al Cremlino alla Casa Bianca.
Dalla mente di un sovrano illuminato
un centro manifatturiero d’avanguardia
La Colonia serica di San Leucio nasce nel 1789 per volere di Ferdinando IV di Borbone. L’idea che muove il sovrano è quella di creare un centro manifatturiero che rappresenti la punta avanzata della nascente politica industriale del regno. Non a caso, infatti, all’istituzione della colonia per la manifattura della seta si accompagna la promulgazione di uno Statuto, che ne delinea non solo lo scopo, ma addirittura ne regolamenta la vita interna in tutte le sue manifestazioni. Ferdinando dà molta importanza al settore, lo adegua alle nuove tecniche che arrivavano d’oltralpe.
Il monarca intuisce che solo un'adeguata preparazione degli operai addetti alla lavorazione serica può portare adeguati risultati. Da qui l’istituzione, dopo qualche anno, di una scuola per i figli dei contadini ai quali viene insegnata l'arte della lavorazione della seta. Negli anni precedenti, infatti, nel cortile del Belvedere, sorto sulla collina che il padre Carlo III acquistò nel 1750 dai principi Acquaviva di Caserta per farne una riserva di caccia e una serie di residenze secondarie per lo svago della Famiglia Reale, era stato installato un piccolo impianto tessile. Quindi, erano stati eretti magazzini, filatoi, incannatoi e tintorie. Ed erano sorte anche nuove abitazioni, via via che il minuscolo nucleo operaio cresceva.
Attratti da questa nuova prospettiva di lavoro, nella colonia entrarono nuovi addetti, provenienti da tutte le parti del Regno e anche dall'estero. Ferdinando aprì le porte a tutti, ma a una condizione, severissima: lavorare bene.
La colonia di San Leucio crebbe fino a raggiungere qualche migliaio di persone. Fu questo il momento di dettare nuove leggi scritte. Nacque lo Statuto della colonia serica. O meglio: “Origine della popolazione di San Leucio e suoi progressi fino al giorno d’oggi colle leggi corrispondenti al buon governo di essa di Ferdinando IV re delle Sicilie”, dal nome della pubblicazione licenziata dalla stamperia reale, in Napoli, appunto nel 1789. Atto normativo a presidio di un’organizzazione del lavoro che può definirsi, per l’epoca, davvero rivoluzionario. E che, pure coevo alla tumultuosa trasformazione socio-economica che contemporaneamente avveniva in Francia, qui si realizzò senza spargimento di sangue.
Dalla Colonia gemmò, nel tempo, una fiorente industria serica ed un significativo indotto. Nella metà del secolo scorso si arrivano a contare oltre 100 aziende, che sono andate via via scemando, prima per un inevitabile processo di ristrutturazione, quindi per effetto della destrutturazione del settore cui non è estraneo anche il fenomeno della globalizzazione.
Oggi il comparto conta poco più di una decina di aziende, che danno occupazione a circa 650 dipendenti e muovono un fatturato complessivo stimato sui 50 milioni di euro, con una produzione orientata per il 60-65% all’export. |
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