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  Dicembre 2012

Articoli n° 04
MAGGIO 2008
 


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PROGETTO CSR
Marketing sociale e filantropia strategica per le imprese

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“PiÙ autonomia, piÙ responsabilitÀ,
piÙ valutazione”

“Abbattere per Ricostruire”

di Gianfelice Rocca,
Vice Presidente per Education di Confindustria


“PiÙ autonomia, piÙ responsabilitÀ,
piÙ valutazione”


Confindustria suggerisce come riformare il sistema dell’istruzione in Italia
per consentire ai nostri giovani di partecipare e incidere sull’economia che verrà

Agire sul reclutamento degli insegnanti, premiare i meritevoli e sanzionare gli incapaci, può costituire la vera riforma della scuola più di ogni intervento sui programmi didattici


Scuola, università e ricerca sono le chiavi di volta del benessere e dello sviluppo.
Infatti la reale capacità competitiva futura non risiede negli interventi di politica fiscale - che si esauriscono nel breve periodo - ma negli investimenti in educazione, ricerca e innovazione, tre elementi chiave del benessere nel nostro secolo.
Tuttavia, in questi settori c’è bisogno di continuità e le riforme necessarie devono essere applicate in tempi che non possono essere quelli della politica. Ecco perchè mi sono impegnato per fornire un contributo utile al dibattito, indicando azioni concrete e subito cantierabili per il nuovo esecutivo.
In particolare, nel corso del mio incarico di Vice Presidente di Confindustria con delega all’Education, mi è stato possibile promuovere, in momenti successivi e per approfondimenti incrementali, Piani di azione per la Scuola e l’Università che indicano orientamenti e linee guida auspicabili dalle imprese.
I nostri Action plan hanno stimolato il dibattito e posizionato un riflettore sul mondo dell’education, spesso dimenticato dai politici e segnalato dalla carta stampata solo per i fenomeni di bullismo giovanile.
Lo scorso dicembre il Rapporto del Centro Studi di Confindustria ha denunciato la grave carenza di competenze tecnico scientifiche nel nostro Paese: la scarsità di diplomati nelle discipline tecnico scientifiche è già una strozzatura per lo sviluppo.
Lo diventerà sempre di più sia perché l’offerta non crescerà nemmeno in misura sufficiente a tener testa al turnover, sia perché la domanda è destinata a salire rapidamente: le nuove produzioni sono a crescente intensità di conoscenza e capitale umano.
Per superare l’emergenza occorre incrementare il numero di giovani che intraprendono gli studi tecnico scientifici sia alle superiori che all’Università e intensificare gli scambi culturali scuola/università/impresa.
In tale ambito rientrano le numerose iniziative realizzate dal sistema associativo di Confindustria per favorire e orientare i giovani verso la scienza e la tecnica, quali, ad esempio, la Giornata annuale Orientagiovani o la partecipazione al Progetto Lauree Scientifiche.
Tuttavia, il vero cuore di una rinnovata attenzione alla scuola e all’università nel nostro Paese non può prescindere dal più generale approccio al tema del riconoscimento del merito che - in ogni settore e superando barriere ideologiche e steccati corporativi - deve essere posto al centro del rilancio competitivo della nostra economia.
Con uno slogan è possibile così sintetizzare una possibile revisione dell’education: “più autonomia, più responsabilità, più valutazione”. Attraverso 10 azioni indirizzate da tali linee guida abbiamo costruito un Decalogo per l’education che potrà costituire un utile base di confronto per l’immediato futuro.
Per esempio: è necessario che vi sia nella scuola maggiore autonomia nel reclutamento degli insegnanti e, al tempo stesso, che si escluda un acritico inserimento della massa di precari che affollano le liste dei supplenti.
Sono proprio le graduatorie nazionali delle supplenze ad aver favorito una sorta di “attesa all’ingresso” che, negli anni, è diventata un limbo per molti giovani precari della Pubblica amministrazione. La scuola, con un milione di dipendenti, rischia di diventare un apparato burocratico dove la super legificazione e la difesa di interessi corporativi diventano freni al cambiamento. Agire sul reclutamento degli insegnanti, premiare i meritevoli e sanzionare gli incapaci, recuperare - in sintesi - la possibilità di verificare e governare le performances dell’istruzione, può costituire la vera riforma della scuola, più di ogni intervento sui programmi didattici.
Com’è noto, infatti, se confrontiamo l’Italia con la Germania vediamo come non sono gli insegnanti che mancano (in Germania il rapporto insegnanti/alunni è decisamente inferiore all’Italia), ma la loro selezione. A fronte di isole di eccellenza e di tanta volenterosa capacità e - a volte - abnegazione del corpo docente, scontiamo un diffuso assenteismo, una cronica incapacità di aggiornamento, una vetusta attenzione alla procedura più che al risultato. Le imprese hanno bisogno invece di giovani motivati e tecnicamente preparati ad affrontare un futuro sempre più competitivo e globalizzato, dove le organizzazioni che si burocratizzano vengono liquidate dai ritmi incalzanti dettati dall’innovazione e dalla ricerca e spesso costituiscono un grosso freno alla crescita e al benessere diffuso.
Allo stesso modo è necessario affrontare un serio esame della realtà universitaria italiana nel confronto con il resto del mondo: quindi occorre premiare gli atenei di successo.
Le Università che offrono qualità didattica, ricerca e innovazione devono potersi distinguere dalle altre e ricevere, in maniera differenziata, contributi aggiuntivi e non solo l’ordinario fondo di finanziamento. Inoltre, se si volesse puntare su una particolare attività di ricerca o se si volesse rilanciare un filone di studi a livello internazionale, ogni Ateneo dovrebbe essere messo in condizione di selezionare e reclutare i migliori professori provenienti anche da altri paesi.
Ecco perché Confindustria ritiene che rilanciare le nostre Università attraverso un selettivo piano di finanziamento (i nostri Atenei sono oggettivamente sottofinanziati) e incidere sulla qualità delle docenze e della ricerca superando le tradizionali barriere in ingresso siano le azioni di maggiore impatto nel medio periodo per migliorare il posizionamento competitivo del nostro sistema universitario.
Da ultimo, è bene ricordare quanto gli scarsi risultati finora raggiunti dall’insieme del sistema educativo italiano siano dovuti al timido e sempre rinviato avvio di un reale e robusto sistema di valutazione indipendente: la rinuncia alla valutazione dei risultati a favore di un controllo sui procedimenti ha ingessato e fatto arretrare la nostra istruzione, favorendo la mediocrità e mortificando il merito.
Invertire questa tendenza è la sfida che ci attende per i prossimi anni.

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