| Una buona
riforma locale
da sola non basta
 Giovanni Lettieri
Presidente
Unione Industriali
di Napoli
L’attivazione del nuovo sistema di incentivi alle imprese della Regione Campania costituisce uno stimolo agli investimenti e, per la parte relativa al consolidamento dei debiti, una boccata d’ossigeno per la realtà produttiva locale. Tanto più se si considera che a livello nazionale continua a mancare qualsiasi intervento concreto di politica industriale volto a sostenere lo sviluppo delle aree più svantaggiate. É stato apprezzabile lo sforzo compiuto dall’Assessorato alle Attività produttive per cambiare registro alle tradizionali forme di incentivazione. La riduzione degli strumenti da alcune decine a quattro può da un lato rendere più agevole il loro utilizzo, dall’altra favorire un maggiore monitoraggio, e, conseguentemente, la massima trasparenza. Sono, tutto sommato, soddisfacenti anche le scelte effettuate in termini qualitativi. I contratti di programma possono, se gestiti con accortezza, convogliare sull’area campana investimenti di notevole consistenza, tali da incidere significativamente sulla geografia produttiva locale. Ma i contratti di programma potranno essere utilizzati soprattutto da grandi e medie imprese. Diventa dunque fondamentale riattivare al più presto il credito d’imposta regionale, di cui possono beneficiare tutti, comprese le piccole imprese. Si potrà così restituire alle aziende la possibilità di disporre di un meccanismo agevolativo semplice, automatico, senza spazio dunque per quella discrezionalità dell’amministratore che tanti danni ha prodotto in passato. La scelta di incentivare l’innovazione, inoltre, può sostanziarsi nella capacità dell’ente Regione di finanziare i più meritevoli, quanti sanno competere avendo di mira soprattutto la qualità di prodotti e servizi, il posizionamento strategico nelle fasce medio alte del mercato.
Più ricerca, più innovazione, sono necessarie per assicurare alla Campania, come all’intero Paese, quel recupero di competitività che è indispensabile se non si vuole compromettere nel tempo la saldezza degli asset dell’economia nazionale. Servono a tal fine più investimenti nella ricerca e nell’innovazione, sia pubblici che privati. Lo strumento agevolativo regionale va in questa direzione. Va tuttavia sottolineato come non basti una buona riforma locale per imprimere al territorio la svolta di cui abbisogna. É la cultura di gestione degli amministratori pubblici che deve essere radicalmente rinnovata. Occorre inseguire il risultato piuttosto che il consenso a breve. Solo così si evitano i rischi di nuove vicende tragiche per la nostra immagine e per la nostra economia come quella dei rifiuti. Solo avendo il coraggio di tagliare spese inutili ed elevare la produttività del lavoro è possibile risanare settori come la sanità campana.
Le recenti consultazioni elettorali nazionali hanno determinato un quadro politico molto più snello. Pochi partiti, una larga maggioranza parlamentare, perfino l’apparente possibilità di un dialogo tra governo e opposizione che permetta di approdare a necessarie riforme istituzionali. Il futuro premier Berlusconi ha fatto cenno all’esigenza inderogabile di misure impopolari, che determinino una riduzione della spesa pubblica. Se portati avanti con raziocinio e con la necessaria gradualità provvedimenti del genere potranno essere decisivi per costringere la Campania e il Sud a qualificare la struttura amministrativa locale. É tra l’altro l’unica strada percorribile, essendo in vista l’introduzione, stavolta pare non più rinviabile, del federalismo fiscale.
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