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  Dicembre 2012

Articoli n° 04
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a cura dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico-Ispesl


L’ergonomia: uno strumento di prevenzione nei luoghi di lavoro ancora poco conosciuto

Negli ultimi anni sono in aumento le patologie muscoloscheletriche
e i problemi collegati alle pressioni psicologiche e all’organizzazione del lavoro



 Adriano PAPALE
Ispesl, Dipartimento Processi Organizzativi
adriano.papale@ispesl.it


Il termine “ergonomia”, anche se è da più di dieci anni che è comparso all’interno della legislazione che riguarda il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro, è ancora poco conosciuto.
In Italia il decreto legislativo 626/94 nel Titolo primo, art. 3, comma 1, lettera f) ha introdotto, tra le misure generali di tutela, l’obbligo per il datore di lavoro del «rispetto dei principi ergonomici nella concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature, nella definizione dei metodi di lavoro e produzione».
Ma che cos’è l’ergonomia? Il termine ergonomia deriva dal greco “ergon” (lavoro) e “nomos” (legge) e fu coniato alla fine degli anni Quaranta dallo psicologo inglese K.F.H. Murrel per indicare «la scienza che cerca di adattare il lavoro all’uomo» in netta contrapposizione alle modalità di lavoro di quel periodo in cui si cercava invece di adattare l’uomo alle macchine. Varie sono state le definizioni di “ergonomia” che si sono succedute nel tempo, particolarmente esaustiva sembra essere la seguente definizione del professor Antonio Grieco, esimio ergonomo italiano: «tecnica che utilizza il metodo della ricerca scientifica per analizzare, valutare e progettare sistemi semplici o complessi, utilizzando conoscenze che derivano da discipline già conosciute (es. discipline politecniche, biomediche, psicosociali) con lo scopo di costruire un’integrazione, una saldatura tra le esigenze dello sviluppo - quantità e qualità - nel massimo rispetto delle risorse naturali: cioè l’essere umano e l’ambiente naturale».
Nella progettazione dei posti di lavoro e nell’organizzazione del lavoro purtroppo ancora oggi il lavoratore non viene visto come variabile fondamentale e centrale del sistema intorno al quale costruire correlazioni “ergonomiche” con gli elementi strutturali che costituiscono la postazione di lavoro, con le mansioni di lavoro, con i processi produttivi e con l’organizzazione della produzione.
Di solito la progettazione degli ambienti e posti di lavoro è il risultato di calcoli tecnici ed ingegneristici che mirano principalmente a garantire la produttività dell’impianto e che non tengono abbastanza in conto il comfort del lavoratore e la vivibilità dell’ambiente di lavoro.
È ormai risaputo, come dimostrano le esperienze di quelle realtà produttive già impegnate nell'ideazione e messa in atto di programmi di prevenzione ergonomici, che l’adeguamento ai principi ergonomici non solo costituisce una valida strategia per prevenire i disturbi muscoloscheletrici, ridurre la fatica fisica e mentale, lo stress e il numero di infortuni, ma è anche un mezzo per incrementare la produttività e l’efficienza in quanto riduce i movimenti non necessari dei lavoratori durante il lavoro e riduce faticose movimentazioni manuali di carichi.
I rischi professionali presenti negli ambienti di lavoro sono cambiati negli ultimi anni a causa dell’introduzione di nuove tecnologie e nuovi cicli di lavoro e della trasformazione dei contratti di lavoro.
Il risultato di questi cambiamenti è la riduzione delle classiche malattie professionali che si avevano in passato (silicosi, ipoacusia, ecc.) e l’aumento invece di altre patologie correlate al lavoro come le malattie muscoloscheletriche e i problemi collegati alle pressioni psicologiche e all’organizzazione del lavoro.
Le cause lavorative che possono portare alla comparsa della stanchezza fisica e dei disturbi muscoloscheletrici sono: l’attività di movimentazione manuale dei carichi, sforzi fisici eccessivi, l’assunzione di posture incongrue, l’effettuazione di movimenti ripetuti, pause di lavoro insufficienti, vibrazioni.
I fattori che possono portare alla stanchezza mentale, fisica e allo stress sono di solito legati all’organizzazione del lavoro: turni, percezione di eccessivo carico di lavoro, conflitti, ambiguità di ruolo, difficile adattamento, ecc..
Proprio su questi fattori agisce l’ergonomia, cercando di ottimizzare:

Spazi di lavoro. L’ergonomia studia e progetta gli spazi ideali delle postazioni di lavoro che permettono al lavoratore di assumere posizioni comode, di muoversi in maniera corretta e di non urtare contro gli arredi. In particolar modo l’ergonomia studia le dimensioni degli spazi di lavoro tali da garantire al lavoratore la comodità durante l’attività lavorativa, sia che essa si svolga in posizione in piedi che seduta, studia le altezze e le profondità delle superfici di lavoro tali da garantire al lavoratore una corretta postura della schiena, delle braccia e delle gambe.

Posture di lavoro. L’ergonomia studia l’anatomia dell’uomo e la fisiologia dell’apparato muscoloscheletrico e fornisce le indicazioni sulle posture, cioè le posizioni del tronco, degli arti, del collo che garantiscono una minore fatica muscolare e un minor sovraccarico funzionale dell’apparato scheletrico e delle articolazioni.

Sedute. L’ergonomia studia e progetta sedute di lavoro (sedie, sgabelli, sedili, eccetera) definendo tutte quelle caratteristiche che devono avere (altezza, profondità, angolo di seduta, schienale, ecc.) per garantire al lavoratore che le utilizza comfort e sicurezza.
Indicatori/segnali/comandi. L’ergonomia studia le posizioni ottimali dove collocare quadranti e segnali affinché gli operatori non debbano assumere posizioni scomode per guardarli e studia la posizione ottimale dei comandi di macchine ed apparecchiature al fine di garantirne la facile raggiungibilità da parte degli operatori, il comodo azionamento e la semplice manovrabilità.

Movimentazione manuale di carichi. L’ergonomia studia i fattori di rischio che possono rendere la movimentazione manuale di un carico rischiosa per l’apparato muscoloscheletrico e fornisce indicazioni su come movimentare i carichi in maniera del tutto corretta e sicura.

Lavoro con le mani. L’ergonomia guarda con particolare attenzione a tutte quelle attività che si svolgono utilizzando i piccoli movimenti delle mani e che, a lungo andare, possono portare a disturbi muscolo scheletrici. In particolare questa scienza prende in considerazione la postura del polso, la forza richiesta, il tipo di presa, la ripetitività e la frequenza delle azioni e fornisce indicazioni per la prevenzione.
Strumenti manuali. L’ergonomia progetta strumenti di lavoro che garantiscano una buona presa, che abbiano una forma ergonomica, che non sovraccarichino le articolazioni ed i muscoli e che non trasmettano eccessive vibrazioni al fine di prevenire disturbi a carico degli arti superiori.

Organizzazione del lavoro. Ritmi eccessivi di lavoro, pause insufficienti, compiti ripetitivi possono portare alla stanchezza mentale, fisica e allo stress: l’ergonomia dà anche indicazioni su come organizzare il lavoro in maniera ottimale riducendo queste tipologie di rischio. Ad esempio nel lavoro al videoterminale è possibile riscontrare una certa difficoltà degli operatori ad utilizzare alcuni software e questo può portare a stanchezza mentale dell’operatore: l’ergonomia studia come rendere migliore l’usabilità dei software.

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