di Raffaella VENERANDO
L'interVISTA - «Turismo al Sud,
una “rete”ci salverÀ» - CON Vincenzo Lombardi
L'intervISTA -«Napoli deve puntare
ad un turismo alto» - CON TERESA NALDI
L'intervISTA -«C’È bisogno di cooperazione
tra pubblico e privato» - CON Lorenzo Cinque
L’effetto Campania sul turismo
Oltre alla concorrenza agguerrita di nuovi e vecchi competitors, l'Italia deve confrontarsi
con i contraccolpi e i danni di immagine causati dall'emergenza rifiuti
Il Governo Berlusconi ha davanti a sé, con l’inizio di una nuova legislatura per il Paese, una serie di problemi cui far fronte: dalla sicurezza ai bassi salari, dalla legalità alla storica carenza infrastrutturale, solo per citarne alcuni. A questi nodi irrisolti - che negli anni hanno assunto a tratti carattere di emergenza - va ad aggiungersi la difficile situazione che sta vivendo il comparto turistico italiano che, sebbene nel 2007 abbia fatturato oltre 150 miliardi di euro, pari al 10,5% del PIL nazionale, registra oggi segnali di evidente crisi. Da più parti infatti - tanto tra gli addetti ai lavori, quanto negli istituti preposti agli studi di settore - si grida all’allarme: il turismo in Italia pare inevitabilmente avviarsi al declino e questo dato non può che creare preoccupazione se si tiene conto che l’intero comparto è un fattore dinamico fondamentale nella composizione del prodotto interno lordo.
Il Belpaese negli ultimi anni ha perso molte posizioni nello scacchiere dell’offerta turistica mondiale, dove segna basse performance in termini di competitività rispetto a più agguerriti competitors anche emergenti. Nella classifica stilata lo scorso marzo dagli esperti del World Economic Forum (Wef) l’Italia è infatti risultata al 28°posto per la competitività nel settore “Viaggi e Turismo”, preceduta da paesi come Portogallo, Grecia, Cipro, Malta, Estonia e Belgio. Nonostante sia un Paese dotato di una ricchezza eccezionale in termini di molteplicità di alternative turistiche (mare, montagna, città d’arte, ecc.) e risulti il primo Paese al mondo per il più alto numero di siti inclusi nella lista dei Patrimoni dell'Umanità dell'Unesco, l'Italia è maglia nera per la scarsa competitività dei prezzi (si attesta solo al 124 posto) e per la sostenibilità dello sviluppo dell'industria turistica (113). Come lo scorso anno poi, l'Italia non eccelle neanche alla voce “Politiche e regolamentazioni”, dove risulta cinquantasettesima, a causa delle forti restrizioni alla proprietà straniera (102/a) e alle regole relative agli investimenti diretti (109/a). In più anche rispetto alle politiche governative il nostro Paese si posiziona male poiché il settore turistico non sarebbe - si legge nel rapporto del Wef –prioritario (97/a). Il Wef sottolinea anche il necessario ammodernamento delle infrastrutture dei trasporti terrestri (40/a) e alcune preoccupazioni legate alla sicurezza (81/a), settori che viaggiano di pari passo in un’ottica di offerta turistica integrata.
Pesano quindi fortemente sulla situazione economica del comparto la mancanza di una programmazione politica nazionale; la frammentarietà ed i troppi localismi; una debole collaborazione tra il settore pubblico e quello privato, cui si aggiunge una troppo scarsa presenza di investitori stranieri e un uso ancora troppo scarno degli strumenti di comunicazione attuali, a partire da internet, divenuto fuori dei nostri confini nazionali uno strumento fondamentale nell’attrarre turisti e visitatori.
Tutto ciò concorre nel realizzare un’immagine chiara, anche se a tinte fosche del turismo italiano, definibile come “caro” e “di carente organizzazione”. A incidere pesantemente sull’immagine del nostro Paese negli ultimi mesi poi non poco ha contribuito il drammatico battage sui rifiuti campani che, in modo particolare a livello regionale, ha portato con sé conseguenze disastrose.
Le prenotazioni relative alle vacanze di Pasqua, ad esempio, sono precipitate del 35-40% in tutta la Campania; sono questi numeri di una crisi che Federturismo-Confindustria Campania non ha esitato a paragonare a quella del colera, nel lontano 1973. Anche secondo l’analisi di Unioncamere Campania l’emergenza ambientale ha determinato negative ripercussioni sul settore turistico della nostra regione con una maggiore instabilità del risultato economico d’esercizio delle imprese campane, registrato sia nel 2007 che nei primi mesi del 2008, comportando un generale peggioramento della situazione. Il bilancio di questo primo scorcio di stagione infatti è tutt’altro che incoraggiante, in modo particolare se si tiene conto che le famiglie in generale stanno “sforbiciando” non poco il budget per le vacanze con l’intenzione di privilegiare soluzioni di vacanza a prezzi più modesti rispetto a quanto accadeva in passato. Cresce invece la fascia alta del mercato che non risente della crisi.
Tra le aree prodotto, le città sono quelle che risentono maggiormente dell’emergenza ambientale, mentre le destinazioni balneari sembrano quelle meno interessate dalla crisi. Le proporzioni sono sconcertanti: tradotta in numeri la crisi dei rifiuti ha spinto oltre 12 milioni di italiani (vale a dire circa un quarto della popolazione) a dichiarare che l’emergenza sta influenzando – in negativo - la scelta della Campania come destinazione di vacanza, e anche gli operatori confermano un calo evidente sia sul mercato italiano che su quello straniero (in particolare per gli arrivi dalla Germania e dagli Stati Uniti), dove sin dai primi mesi del 2008 si è registrato un calo rilevante delle vendite. Di quei 12 milioni che ritengono l’emergenza rifiuti un deterrente notevole nella mancata scelta della Campania come destinazione turistica, per il 56% dei casi i rifiuti rappresentano un fattore che causa la rinuncia netta alla vacanza; il 33,2% deciderà comunque di recarsi in Campania evitando le zone direttamente colpite, mentre il restante scarso 10% andrà comunque in Campania in vacanza in Campania, ma con un certo margine di riserva rispetto al passato.
Rispetto alle tipologie di vacanzieri, l’emergenza ambientale colpisce nettamente il segmento leisure, mentre pesa meno su quello business. La provincia di Salerno è quella che è riuscita a contrastare in modo più massiccio questa situazione, che qui non ha mai toccato livelli di guardia: più del 55% delle imprese turistiche indica un risultato economico stabile rispetto al 2006, le perdite sono condivise da appena il 36,5% degli imprenditori, e addirittura l’8,4% indica una crescita.
Dicevamo che se già l’andamento del 2007 segnalava elementi preoccupanti e di crisi, l’inizio del 2008 conferma e anzi rafforza questa situazione. Sempre stando alle previsioni dell’Istituto Nazionale di Ricerche Statistiche di Unioncamere Campania dello scorso marzo, le tendenze dei risultati economici dei primi mesi del 2008 hanno evidenziato che la maggior parte degli operatori economici (circa il 65%) dichiarava il peggioramento e appena il 20% la stabilità rispetto all’anno precedente. Su tale situazione l’incidenza percentuale dell’emergenza rifiuti ha registrato un peso significativo nella provincia di Napoli (31,4%), in primis, seguita da Caserta (29%) e Salerno (27,8%). Benevento e Avellino sono le province in cui l’emergenza rifiuti ha inciso meno sul risultato economico del 2008.
Ma qual è la percezione degli addetti ai lavori? La grande maggioranza degli operatori ritiene che l’immagine della regione Campania è stata decisamente danneggiata dall’emergenza rifiuti: l’83% risponde, infatti, «molto» o «moltissimo». Appena il 10% ritiene queste vicende ininfluenti (poco, per niente). Gli imprenditori della provincia di Salerno sono i più ottimisti e tra di loro ben ¼ sostiene che l’emergenza rifiuti non ha influenze negative. Per fare fronte all’emergenza rifiuti le misure adottate dagli imprenditori nell’immediato hanno portato ad agire sulla leva dei prezzi, mediante politiche promozionali di sconti, oppure ad un aumento della pubblicità, anche attraverso internet. Ma quali saranno le strategie da adottare nel lungo periodo? è innegabile che il turismo in Campania, ma in tutta Italia, abbia bisogno di un deciso colpo di reni che può arrivare esclusivamente se il comparto stesso sarà ritenuto a livello politico una priorità su cui intervenire e investire con progetti definiti e condivisi: sono urgenti incentivi, un più ridotto prelievo fiscale sull’energia i cui prezzi sono destinati a rimanere su livelli alti con conseguenze negative sugli spostamenti e sui costi delle imprese. È poi importante che le forze politiche si impegnino con decisione per ottenere in sede europea il taglio dell’Iva per le attività del settore turistico. A corollario di questi interventi poi molto si dovrà mettere fare nel campo delle infrastrutture, specialmente nel Sud. Senza moderni collegamenti infrastrutturali, così come senza massicci investimenti nelle reti telematiche sia il turismo italiano sia quello campano non potranno mai raggiungere i numeri che meritano. Resta poi da superare l’impasse della stagionalità che interessa da sempre l’offerta turistica del nostro Paese, puntando a internconnettere tante piccole micro-reti locali che, con organicità e sistematicità possono valorizzare lo straordinario patrimonio archeologico, artistico, culturale, ambientale, paesaggistico, enogastronomico che forma l'offerta dei turismi di cui la Campania e in nostro Paese dispone, consentendo così agli ospiti un soggiorno gradevole anche nei mesi dell’anno meno battuti dai vacanzieri.
Ovviamente a tutto questo va aggiunta un’azione efficace di risanamento dei centri urbani e di qualificazione dell’ambiente senza la quale è impossibile creare un contesto utile a rafforzare sul piano della qualità l’offerta turistica. Serve dunque, ora e adesso, una seria politica di programmazione, un piano di impegni che coinvolga pienamente Governo, Regioni, Comuni, associazioni ed imprese perché il turismo nella nostra regione e nel nostro Paese torni ad essere quel volano prezioso per lo sviluppo economico, l’occupazione e la stessa immagine dell’Italia.
La vacanza si compra in rete
Il turismo on line sta vivendo, negli ultimi dieci anni, un periodo di crescente espansione. Aumentano infatti gli utenti che si rivolgono al web per pianificare le proprie vacanze in pochi clic. La febbre dello shopping in rete ha indotto quindi gli operatori economici del settore ad elaborare strategie sempre più sofisticate e puntuali per attirare i potenziali clienti della grande rete. Oggi, infatti, anche nel nostro Paese è frequente che nella scelta della destinazione, così come nella decisione della tipologia di soggiorno, il turista ricorra ai motori di ricerca, piuttosto che - come una volta - fare affidamento al passaparola di amici o parenti quando si tratta di organizzare la propria vacanza.
Questo trend è confermato da una recente ricerca dell’Eiaa online shoppers, secondo cui i prodotti turistici sono la categoria di prodotti più acquistata on line: il 54% degli intervistati coinvolti nel sondaggio ha dichiarato, infatti, di aver comprato almeno un biglietto aereo durante il 2007, mentre il 42% ha trovato sul web il proprio pacchetto vacanza. Nelle vacanze brevi (pasqua, primo maggio e due giugno) che hanno coinvolto gli italiani negli ultimi due mesi tanti hanno prenotato le proprie vacanze proprio ricorrendo ai circuiti telematici.
Le statistiche più recenti affermano che oltre il 55% dei navigatori visita siti di viaggio e turismo, con tempi di permanenza media di mezz’ora. I siti che riscontrano maggiore successo tra gli utenti on line sono Lastminute.com ed Expedia, anche se l’acquisto più frequente fatto in rete si limita ad essere quello di biglietti di compagnie aeree low cost. Ancora molto da fare resta circa la vendita di veri e propri pacchetti viaggio, in quanto quasi il 60-70% dei clienti preferisce affidarsi tuttora alle Agenzie (dati emersi da uno studio del Politecnico di Milano). Comprando in rete infatti il turista non riesce ancora a sentirsi del tutto sicuro, specie per quegli acquisti più dispendiosi. |
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