SUD: INNOVAZIONE É COMPETITIVITÀ
Il Mezzogiorno riveste un ruolo ancora marginale
in termini di transazioni tecnologiche internazionali, dimensione aziendale e infrastrutture
Francesco Saverio Coppola
Direttore SRM
info@srmezzogiorno.it
L’Associazione Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (Soci Fondatori: Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo, Banco di Napoli, Compagnia di San Paolo, IMI Investimenti, Intesa Sanpaolo, Istituto Banco di Napoli Fondazione) ha realizzato una ricerca dal titolo: “Il Sud in competizione: l’innovazione nei settori produttivi e la crescita delle imprese emergenti” che analizza i meccanismi di competitività del Mezzogiorno illustrandone le potenzialità innovative.
Ci si è infatti chiesti alla luce dei recenti dati positivi del Mezzogiorno dell’export, delle imprese attive, dell’occupazione e del credito se si è avviato un processo di sviluppo.
I settori più rilevanti sono tutti in graduale crescita; il Made in Italy vende perché in parte ha saputo riconvertirsi in prodotti tipici e prodotti di alta gamma sebbene i dati di nati-mortalità mostrano una severa selezione di impresa nel Manifatturiero tradizionale. Il Sud Italia sta anche innovando in una buona parte delle sue filiere produttive ed incomincia ad avere un numero rappresentativo di imprese innovative che è all’incirca pari al 15% dell’Italia. Alle poche luci, però, si alternano molte ombre e, difatti, un primo importante elemento negativo è che il Mezzogiorno pur essendo sede di una quota significativa di attività produttive, riveste un ruolo ancora marginale in termini di transazioni tecnologiche internazionali, dimensione aziendale e infrastrutture.
L’industria meridionale presenta gap negativi (rispetto al resto di Italia) nella produzione di brevetti e nella bilancia tecnologica dei pagamenti. A questo si aggiunge una netta prevalenza di settori Low Tech e Medium Low Tech (incidenza addetti complessiva = 77%) che, dato l’emergere crescente di economie low cost, mettono in seria difficoltà le imprese. I settori caratterizzati da un’intensità tecnologica superiore sono, pertanto, sicuramente in minoranza nel Mezzogiorno. Tuttavia non mancano elementi peculiari che rendono tali tipologie settoriali in alcuni casi interessanti e con potenzialità di ulteriore sviluppo, che, data la trasversalità delle tecnologie, possono dare dei benefici al sistema innovativo meridionale. Esempi sono offerti dall’industria aeronautica e da quella farmaceutica che, sotto alcuni aspetti, presentano elementi positivi e potenzialità di crescita. I settori High Tech, offrono un prodotto/servizio che contiene un elevato valore aggiunto ed un ulteriore sviluppo di questi settori potrebbe finalizzarsi in una crescita economica dell’intero territorio. Ciò non deve tralasciare l’importanza che settori appartenenti a comparti tecnologicamente meno avanzati (Alimentare, Tessile, Mobilio). Essi sono settori portanti del nostro sistema economico, e devono trovare la giusta strada per la competizione che, stando alle analisi, richiede un giusto mix nell’efficienza della gestione complessiva e investimenti in innovazione.
Dall’analisi di bilancio (effettuata su medie 2003-2005) emerge che il comparto High Tech presenta un elevato valore aggiunto e buoni livelli di efficienza, che, tuttavia, a causa di una generale elevata intensità di capitale non generano elevati livelli di redditività (RoE=2,5%). Il comparto meno redditizio sembra essere il Medium High Tech (RoE=1%) che trova proprio in uno dei maggiori settori (Autoveicoli - RoE=0%) le maggiori difficoltà).
Il Medium Low Tech è il comparto più redditizio trainato in particolare dalle performances positive del settore dei combustibili (RoE=13%), del vetro (e materiale non metallifero - RoE=7%) e cantieristico (RoE=6%). Male il metallurgico (ricordiamo settore più importante per addetti impiegati nel Medium Low Tech). Il Low Tech non è posizionato male in termini di redditività anche se occorre dire che due settori importanti il Tessile ed il Mobilio presentano situazioni difficili con un RoE rispettivamente del meno 2% e meno 3%.
In estrema sintesi la ricerca di SRM mostra che i dati interessanti di alcuni, si disperdono in un sistema di imprese e territorio statico. E allora esistono dei centri di eccellenza, almeno potenziali, nel Mezzogiorno?
La risposta è molto complessa ma c’è qualcosa che emerge.
C’è il polo elettronico dell’Etna Valley, il distretto aerospaziale della Campania e quello di Grottaglie (Taranto), oltre ai materiali polimerici della Campania. Poi ci sono numerose altre realtà legate in filiera o in cluster, o anche ai parchi scientifici e tecnologici, ai centri di competenza e agli spin-off accademici.
La sfida della ricerca è stata quella di costruire un modello quali-quantitativo in grado di racchiudere tutte queste realtà evidenziandone anche le potenzialità in un’ottica dinamica.
Esistono dunque delle realtà in sviluppo potenziale che in alcuni casi stanno avviando delle relazioni con i centri di ricerca pubblici e privati, ma non si può ancora parlare di veri e propri sistemi consolidati.
La ricerca, mostra, dunque tutti i limiti legati alla mancanza di un vero fermento di impresa, ossia di un processo di nuove imprese che nascano, e che soprattutto resistano e si solidifichino sul mercato. Quello che manca veramente è la spinta ad uno spirito di impresa che coinvolga tutti. Ci sono delle realtà ad uno stato embrionale di sistema ma potenziale.
I processi di innovazione e gli schemi concettuali attraverso i quali definire le relative dinamiche stanno subendo una profonda trasformazione. Partire dai problemi dell’industria e della società per ricercare una soluzione nella scienza è nel Mezzogiorno un’azione non ancora attuata in concreto.
Far sì che nasca un modello applicativo in grado di replicare la “Tripla Elica”, è la nuova sfida. Certo è che tale modello, una volta costruito, influirà direttamente sulla struttura e sull’azione dei singoli attori: le imprese agiranno sempre più a rete; le università si svilupperanno anche in una visione “imprenditoriale”, mentre i governi si potranno concentrare sulle “regole del gioco” in una azione tesa a favorire lo sviluppo delle condizioni di contesto più idonee all’innovazione. Il nuovo modello, nel riconoscere che lo sviluppo delle nuove conoscenze avviene su scala nazionale e internazionale, assume però la consapevolezza che i processi di innovazione, le applicazioni concrete delle conoscenze avvengono su scala regionale e anche sub-regionale.
Il Mezzogiorno, pur in ritardo, sembra comunque rendersi conto del cambiamento. Le azioni a sostegno della nascita di nuove imprese dalla ricerca pubblica (spin-off), la realizzazione di laboratori pubblico-privati, gli interventi a favore della nascita e potenziamento di distretti regionali di alta tecnologie ne rappresenteranno la diretta applicazione.
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