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  Dicembre 2012

Articoli n° 05
GIUGNO 2008
 


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Agostino Gallozzi
Relazione Assemblea dei Soci 2008

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a cura dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico-Ispesl


Salute e sicurezza sul lavoro

Il danno economico dovuto alla mancata prevenzione
in Italia è superiore al 3% del PIL

di Antonio Valenti, Esperto in politiche di prevenzione ISPESL - Dipartimento di Medicina del Lavoro
Bruna Maria Rondinone, Statistico ISPESL - Dipartimento di Medicina del Lavoro
Sergio Iavicoli, Direttore ISPESL - Dipartimento di Medicina del Lavoro
antonio.valenti@ispesl.it


Il problema della salute e sicurezza sul lavoro ha assunto, ormai, una notevole importanza sia nell’ambito sociale e pubblico sia in quello aziendale, dato l’elevato onere che grava sulla collettività italiana a causa degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Le malattie e gli incidenti sul lavoro possono comportare costi umani, sociali, economici, per numerosi e differenti gruppi o persone: lavoratori, aziende, compagnie di assicurazione, sistema sanitario e previdenziale, ecc..
Mentre i costi umani sono rappresentati dalla perdita di vite umane, i costi sociali si distinguono in: costi diretti, indiretti e intangibili. I costi diretti includono la cura del paziente, i servizi del medico, i farmaci; i costi indiretti comprendono produttività ridotta, tempo impiegato dal paziente nel richiedere i servizi medici e reddito perso dalla famiglia; i costi intangibili, invece, comprendono i costi psicologici associati ad invalidità, isolamento sociale, cambiamenti nelle funzioni sociali e nelle attività quotidiane. Per quanto concerne i costi economici, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) ha stimato che la perdita di PIL globale conseguente a decessi, infortuni e malattie legati al lavoro è circa 20 volte maggiore degli aiuti ufficiali allo sviluppo. Se i costi economici sono molto elevati (il 4% del PIL mondiale), le perdite umane, le sofferenze fisiche e il dolore sono difficilmente quantificabili. In particolare, in Italia, il danno economico degli infortuni e delle malattie professionali, che si affianca a quello sociale e alle sofferenze individuali e delle famiglie, è superiore al 3% del PIL. Questo è quanto risulta da un’analisi svolta dall’INAIL sulla base degli eventi lesivi del 2003, in base alla quale il costo totale della mancata prevenzione nei luoghi di lavoro è risultato pari a 41,6 miliardi di euro (circa 35 mld per gli infortuni e 6,8 mld per le malattie professionali). Parliamo della quantità di soldi che l’azienda Italia, nel suo complesso, ha speso o sta spendendo a causa degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali verificatisi in un solo anno (2003). Il costo complessivo risulta essere la somma di varie componenti: prestazioni erogate (8,5 mld per gli infortuni e 2 mld per le malattie professionali), costi di prevenzione (rispettivamente 10,9 mld e 2,3 mld), costi indiretti a carico delle aziende e delle vittime e quelli per la perdita della produzione e danni all’economia in generale. Nel calcolo sono stati considerati gli eventi che hanno colpito non solo gli assicurati, ma anche quelli che hanno riguardato i lavoratori non soggetti ad assicurazione, il lavoro sommerso e le nuove categorie tutelate dall’Inail.
Secondo gli ultimi dati INAIL, riferiti al 2005, il costo totale della mancata prevenzione nei luoghi di lavoro è di quasi 45 miliardi e mezzo. Nello specifico i costi assicurativi sono stati solo 11.7 miliardi di euro, a fronte di 14.3 miliardi per gli interventi e i dispositivi di prevenzione e di ben 19.3 per le altre spese legate ai danni da lavoro: si va dal tempo perduto dai colleghi delle vittime per il soccorso all'addestramento dei sostituti, dai guasti alle macchine alla perdita di immagine da parte dell'azienda.
Il principale strumento di riduzione degli infortuni e delle malattie professionali, quindi dei costi ad essi correlati, è rappresentato dalla prevenzione sui luoghi di lavoro. La prevenzione, che potrebbe essere percepita dall’azienda esclusivamente come un costo da sostenere, rappresenta un investimento, dato che il vantaggio economico che si ricava dalla riduzione dei costi è, quasi sempre, superiore all’impegno finanziario prevenzionale. Una buona strategia di SSL (salute e sicurezza sul lavoro) in termini di redditività degli investimenti, infatti, può rendere anche dodici volte l’investimento (ossia 12 euro di profitto per ogni euro investito). La prevenzione degli infortuni sul lavoro, delle lesioni e delle malattie professionali non porta soltanto ad una riduzione dei costi, ma contribuisce anche a migliorare il rendimento dell’impresa. I benefici in termine di produzione ed efficienza possono derivare da: maggiore quantità e qualità produttiva, numero minore di assenze per malattia, meno danni e meno rischi di responsabilità civile, riduzione dei premi assicurativi. Il risultato è un incremento del valore economico aziendale e dell’affidabilità e della notorietà che vengono riconosciute dal pubblico all’azienda.
Tuttavia, non è sempre chiaro quali costi sono da ricollegarsi alle malattie e agli infortuni sul lavoro, anche perché spesso non si conoscono i benefici potenziali di una buona gestione della SSL, oppure tali benefici differiscono da una situazione all’altra. Da ciò deriva l’importanza e l’utilità della valutazione economica della prevenzione degli infortuni sul lavoro che permette di rendere evidenti i costi e i benefici della salute e gestione della sicurezza sia a livello nazionale che aziendale, consentendo l’individuazione di aree di criticità e di potenziale miglioramento. Per ottenere il massimo da una valutazione economica, essa dovrebbe essere frutto di un’attività congiunta tra i lavoratori, gli specialisti in materia di sicurezza e salute sul lavoro, gli esperti finanziari e i responsabili dei processi decisionali. Non esiste un elenco definito delle voci di costo da includere nella valutazione, tuttavia dalla pratica e dalla teoria sono emerse alcune voci di costo imprescindibili, rispetto alle quali si possono fare aggiunte o modifiche a seconda dell’obiettivo della valutazione, del sistema di sicurezza sociale di un determinato paese e così via. Nonostante negli ultimi anni si siano sviluppati vari metodi e strumenti per stabilire i costi della SSL, non esiste ancora un reale strumento di stima data la complessità e la molteplicità di fattori da prendere in considerazione. Inoltre, emerge una scarsa conoscenza sul tema della stima dei costi della prevenzione data la carenza di progetti e ricerche condotti a livello nazionale ed internazionale.
Nell’ambito internazionale possiamo menzionare il documento “Tutelare la salute del lavoratore”, pubblicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità all’interno del Programma Globale per la Salute sul Lavoro. Le linee guida contenute nel documento forniscono un modo per effettuare una valutazione adatta alla situazione considerata; questo documento, quindi, tratta dei dubbi e delle domande più importanti e dei metodi più comunemente utilizzati nelle valutazioni economiche a livello aziendale. Non si vuole in nessun modo prescrivere una procedura, ma presentare le intuizioni più attuali e un modo possibile e logico di procedere per utenti che non hanno esperienza di analisi economica. Nel contesto nazionale, invece, le Regioni Emilia Romagna e Toscana hanno istituito uno specifico Osservatorio (“Monitor-Osservatorio Sicurezza Grandi Opere”) per il monitoraggio degli effetti sulla salute e sicurezza dei lavoratori addetti alla costruzione della linea Alta Velocità, al fine di orientare le azioni preventive e disporre di un sistema informativo completo.

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