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  Dicembre 2012

Articoli n° 05
GIUGNO 2008
 


Inserto

Agostino Gallozzi
Relazione Assemblea dei Soci 2008

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di Stefano Castelli Gattinara, Architetto

Marrakech, mini guida fuori rotta

Tra contrasti netti e colori nitidi

Prima di affrontare qualsiasi percorso attraverso le città marocchine occorre fissare gli spazi che caratterizzano le città.
Una delle più importanti manifestazioni dell'architettura marocchina è quella religiosa. La moschea è l'edificio in cui i credenti di fede musulmana si trovano per la preghiera, ma è anche il centro della vita della comunità, la scuola e il luogo per i contatti sociali. Le moschee non sono accessibili a chi non è mussulmano, le mederse si. Queste ultime, spesso adiacenti e complementari alle moschee, erano edifici in cui si insegnavano teologia e legge islamica. La medersa è composta da un cortile con al centro la vasca delle abluzioni e in fondo la sala delle preghiere; in alto una galleria corre intorno al cortile e contiene le celle degli studenti. Spesso sono mirabilmente decorate da maestri artigiani con mattonelle chiamate zellij, iscrizioni e stucchi “muqarna”.
Oltre all'architettura religiosa occorre anche citare l'architettura urbana caratterizzata dai suq (o bazar), base della vita commerciale delle città marocchine. La struttura standard del suq consiste in una rete di vie coperte con volte, cupole o tende, mentre alcune aperture provvedono a far entrare la luce mantenendo l'interno fresco e ben areato. La moschea costituisce il punto focale del suq e i negozi sono raggruppati intorno ad essa secondo una rigida gerarchia: più vicini alla moschea sono i venditori di candele, incenso e oggetti per il culto, poi ci sono i librai, i venditori di oggetti di cuoio cui seguono i banchi di stoffe e indumenti che appartengono ai mercanti più ricchi. Successivamente si incontrano i venditori di mobili, di casalinghi, di utensili e di merci comuni nei pressi delle mura della città dove, invece, ci sono i venditori di ferramenta e gli artigiani (sellai, venditori di corda). Di solito fuori delle mura sono ubicati i laboratori di ceramica e le concerie. Discorso a parte va fatto, infine, per quella che è chiamata l'architettura berbera che si esprime nel ksar e nella qasba (o kasbah). Lo ksar è il villaggio fortificato costituito da una zona di forma quadrata o rettangolare cinta da un muro munito di quattro torri e di un solo ingresso che conduce a un viale centrale coperto: lo spazio tra questa via e il muro è colmato da case, vicoli, una moschea e un pozzo. Sia il villaggio che le case sono costruite in pisé (impasto di argilla cotta al sole e paglia). La metà inferiore delle mura difensive è di terra, mentre la parte superiore è in mattoni e presenta caratteristiche decorazioni di fango. Le torri si assottigliano dal basso verso l'alto. Per i sostenitori della bioarchitettura sono costruzioni bellissime, perché ben inserite nel paesaggio, realizzate con materiali naturali locali (la terra), e completamente riciclabili. La kasbah ha una struttura simile allo ksar, perfettamente integrata nel paesaggio e realizzata con materiali naturali.
Le città che esplicitano le caratteristiche dell’architettura marocchina sono senz’altro le quattro città imperiali: Fes, Meknes, Marrakech e Rabat. Devono il loro nome all'opera delle varie dinastie di regnanti che, in tempi diversi, le scelsero come residenza. Tutto questo appartiene alle più note guide consultabili prima di intraprendere un viaggio in Marocco, ma, quello che le guide non riportano sono, forse, gli aspetti più interessanti di questa terra. Per vivere le emozioni di questo paese bisogna essere fortunati e intraprendenti: fortunati nel riuscire ad entrare in sintonia con gli abitanti delle varie città, sempre cordialissimi e ospitali; intraprendenti nell’essere disposti a percorrere itinerari non turistici, alla scoperta di immagini, odori e suggestioni. L’impatto con la città di Marrakech è forse descrivibile così: un flipper. Macchine, motorini e pedoni si intrecciano senza toccarsi, non si rallenta: si suona. Da un punto di vista architettonico, Marrakech è forse meno interessante delle altre città imperiali, ma è una città ricca di vita che non finisce mai di stupire e di divertire. La famosa Piazza Djemaa el-Fna è il cuore della città. É prima di tutto un teatro, un continuo spettacolo all'aria aperta. D'estate, durante il giorno, a causa del caldo torrido, la piazza non è molto frequentata, ma verso la fine del pomeriggio e per tutta la sera si anima dando vita ad uno spettacolo affascinante. Vengono montate file di bancarelle che vendono cibo, mentre nel restante spazio giocolieri, incantatori di serpenti e maghi, fanno di tutto per intrattenere e divertire non solo i turisti ma anche i marocchini. Tra fumi vari, musica e voci che si rincorrono, la notte diventa giorno.
Percorrendo le vie intorno alla piazza ci si può addentrare nel suq e nella medina. Per vivere la vera Marrakech sarebbe opportuno soggiornare in un riad, la tipica abitazione marocchina composta da un ampio cortile attorno al quale ci sono 2-3 piani di stanze che si raggiungono con un ballatoio interno che si sviluppa sui quattro lati. Direttamente dalla ripida rampa delle scale si raggiunge la terrazza che completa l'abitazione. Quelli più affascinanti sono all’interno della medina e sono le ex abitazioni dei nobili, strutture centripete che si sviluppano intorno ad una corte centrale, spesso con presenza d’acqua. Molti di loro offrono ristoranti esclusivi, con terrazze da incanto. É facile, passeggiando per la medina, essere affiancati da marocchini che si offrono come guide. Essendo molte di esse abusive, si accontentano di un’offerta, pattuita prima. Cammineranno davanti a voi per non dare nell’occhio. Se ve la sentite, chiedete ad una di queste guide di portarvi nei luoghi di produzione di tutto ciò che viene venduto nei suq, non solo locali, ed esportato in tutto il mondo. Scoprirete realtà che rimarranno nei vostri occhi. Gran parte della produzione si sviluppa all’interno di agglomerati formati da baracche metalliche con dentro strutture improvvisate. La cosa che più colpisce è la manodopera: bambini - tanti - adolescenti che coordinano e ragazzi che sovrintendono. Sopra, in un ufficio che tale non si può definire, il capo. All’interno di questi agglomerati non manca un forno per la cottura del pane, di solito interrato. Le donne preparano l’impasto nelle loro abitazioni, poi si mettono in fila per la cottura. Al fornaio si lascia, in pagamento, parte del pane cotto. Un consiglio: visitate le “tintorie”, dove lo spettacolo è indescrivibile. Ultima meta la produzione della lana e dei filati. Qui scoprirete che gli accessori in lana cotta sono prodotti con mani e piedi, con abilità estrema da giovani artigiani che non temono l’elevata temperatura del processo di produzione. Tutto questo vi scioccherà, ma vi rimarrà impresso soprattutto per i contrasti netti, per i colori nitidi, per la cordialità delle persone, la loro ospitalità e il sorriso che sempre offrono.

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