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  Dicembre 2012

Articoli n° 05
GIUGNO 2008
 


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Agostino Gallozzi
Relazione Assemblea dei Soci 2008

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Vittorio Paravia
Presidente Fondazione Antonio Genovesi Salerno - SDOA
Vice Presidente ASFOR

Le soluzioni proposte durante la recente campagna elettorale per il rilancio dell'economia, il contenimento dell'immigrazione incontrollata, i bisogni crescenti delle famiglie ed il problema dei rifiuti a Napoli hanno paradossalmente distolto l'attenzione dalla questione meridionale. Il nostro Paese, infatti, è in una tale fase di emergenza per cui nessun politico ha potuto soffermarsi su una lunga serie di problemi irrisolti che non risultano ancora chiari ed evidenti all’opinione pubblica: i movimenti finanziari globali si sono rivelati distruttivi per una economia di scala e molto produttivi per le attività illecite; è in atto una questione settentrionale che andrebbe affrontata in un quadro generale che ci permetta di comprendere chi siamo e ciò che vogliamo essere in Europa; le proposte federative sbandierate in campagna elettorale richiedono chiarezza, equità e nuove strategie; infine andrebbero affrontati i fenomeni legati a territorialità, non solo del Sud, in cui la criminalità condiziona sia il fattore politico ed imprenditoriale che lo sviluppo economico sostenibile. Tuttavia è stato in un certo qual modo confortante rilevare un riferimento al Sud fatto dal leader della coalizione perdente che ha proposto, per uno sviluppo strategico del Meridione, di puntare sulle competenze; la sua “idea” di realizzare una scuola di alta formazione manageriale nel Mezzogiorno, pubblicata sui vari quotidiani nazionali e locali, è stata condivisa dall'assessore delle Risorse strategiche del Comune di Napoli, Enrico Cardillo, che, sulle pagine del Corriere del Mezzogiorno, gli ha ricordato l'esistenza della STOÁ sostenuta interamente dal Comune di Napoli e nata nel 1987 su iniziativa di Romano Prodi, allora presidente dell'IRI; l'assessore Cardillo ha individuato la STOÁ per consolidare e sviluppare una risorsa già esistente sul territorio che opera nella formazione manageriale.
Quale Vice Presidente dell’ASFOR - Associazione Italiana per la Formazione Manageriale e responsabile dello sviluppo della formazione manageriale nel Mezzogiorno, nonché Presidente della Fondazione Antonio Genovesi Salerno - SDOA, a mia volta rammento l'esistenza della SDOA, nata nel 1986, la cui attività formativa, mai disgiunta dal placement, ha contribuito, con i suoi 2000 posti di lavoro qualificati, a risollevare la stasi occupazionale dei giovani laureati del Mezzogiorno; nonostante la scarsa propensione degli Enti territoriali a sostenere questa iniziativa espressione di necessità, preveggenza ed impegno, avulsa dal clientelismo politico e quindi poco sostenuta dalla rappresentanza territoriale, la SDOA, dopo una ventennale attività sul territorio nazionale, si è rivolta, da alcuni anni, anche ad una utenza internazionale con l’intento di rilanciare il nostro territorio e la nostra cultura sul mercato globale; questa nuova ricerca di mercati è nata anche per cercare di contenere la crisi del settore formativo in Italia, ed in particolare nel Mezzogiorno, dovuta alla proliferazione illimitata di corsi post lauream impropriamente denominati Master che risultano essere più accessibili ed economici.
Questi corsi, da alcuni anni, proliferano nelle università italiane sebbene non rispondano ai requisiti di qualità dell’ASFOR, siano privi di placement ed abbiano anche una durata temporale non omogenea; ne è conseguito che per la crisi economica in atto e la legalità dei titoli acquisita anche da questi corsi l’utenza è stata confusa e si è rivelata incapace di valutare un prodotto di qualità da un altro reperibile sul mercato a costi ovviamente minori ma non rispondenti ai requisiti di qualità dell’ASFOR che, ripeto, non solo non danno garanzie di lavoro - il placement della SDOA è tra i più alti in Italia - ma si rivelano, per la maggior parte e fatte le dovute eccezioni, una propaggine dei consueti corsi universitari, più a beneficio del placement dei docenti che degli utenti.
Il giovane laureato che partecipa al Master ha bisogno di confrontarsi con nuovi metodi di lavoro e di apprendimento che gli consentano di deteorizzare quanto ha appreso in sede universitaria e di acquisire capacità analitiche, sintetiche e decisionali che, anche se non possedute nel proprio bagaglio genetico, possono essere sollecitate ed accresciute durante i lunghi mesi di apprendimento: le numerose esercitazioni di problem-solving si pongono, infatti, questo obiettivo.
Si spera che l’attuale Ministro per l’Istruzione possa codificare una normativa per i Master universitari che almeno consenta omogeneità di durata e di contenuti per contenere una situazione che disperde le possibilità occupazionali dei giovani laureati: fino ad oggi nessuna università italiana ha mai dimostrato di poter garantire occupazione.
Ci si augura, inoltre, che il nuovo governo, impegnato a risollevare le sorti di un paese vessato da molteplici problemi creati anche dalla colossale economia cinese ed indiana, possa valutare l’esistente in ogni settore di sviluppo per evitare nuovi feudalesimi che non comportano concretezza e sviluppo ma solo occupazione clienterale; sostenere le scuole di eccellenza che già operano nel settore, favorire la creazione di reti fra le realtà formative esistenti, investire risorse in questo settore immateriale per gli studenti più meritevoli contribuirebbe a risollevare a dignità culturale l'intero sistema formativo: le nostre università hanno perso il loro primato culturale e poiché l'Italia è in serie difficoltà economiche puntare su competenza, con una rete di connessione strategica ed organizzata, potrebbe riportare il nostro paese ad una dignità fino ad oggi oscurata dal debito pubblico, dalla cattiva gestione politica e dei fondi europei e da quanto di negativo si è verificato e si sta verificando a Napoli.
Nonostante la SDOA abbia avuto nel passato un periodo di grande espansione, dovuta anche alla presenza ed al costante interesse del Ministro dell’Università e della Ricerca Antonio Ruberti, non è stato facile, nel corso di questi venti anni, portare avanti tutte le attività.
Il contesto campano, sempre alla ribalta per episodi non positivi, è un epicentro di interessi forti, segmentati, differenziati, stratificati e poco visibili.
La Regione Campania, che oggi mostra le sue nudità, non ha sostenuto le attività della SDOA forse per l’intuibile ragione della vicina STOÁ, sorta un anno dopo di noi e che inspiegabilmente si denomina con un significante simile al nostro ed un significato diverso.
C’è infine un altro motivo: nel Sud non è facile trovare mentalità politiche che siano in grado di rispettare, non dico di sostenere, gli aspetti intangibili del progresso formativo.
Nonostante il fenomeno globale la logica degli interventi oltre che basarsi, com’è giusto che sia, sugli stati di necessità (termovalorizzatori, viabilità ed iniziative per il turismo) non sostiene quelle iniziative che, pur avendo raggiunto notevoli traguardi, non risultano totalmente controllabili da chi gestisce il potere e da chi al potere locale è connesso vuoi per totale dipendenza, vuoi per cointeressi ma anche per incapacità culturale.
Si spera quindi in una ripresa di rapporti costruttivi per favorire l’occupazione giovanile e, di conseguenza, riportare la SDOA ai ritmi del recente passato vanificati, ma non ancora interrotti, da manovre esterne ed interne alla Fondazione in vista di indebiti obiettivi.
Nella realtà italiana le Confindustrie locali contribuiscono a sostenere le scuole manageriali perché la formazione deve essere un processo collettivo per avere effetti concreti nelle realtà organizzative complesse; ma a Salerno…

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