di Alfonso Amendola,
Docente di linguaggi audiovisivi - Università di Salerno
Quando la musica diventa
modello di organizzazione culturale
L’artista, l’opera, il pubblico - dialoghi d’artista e laboratori didattici
Complesso Monumentale di Santa Sofia, Salerno
Un esasperante luogo comune vuole che il “lavoro intellettuale” sia vocatamente snob e noioso. È vero che queste aggettivazioni hanno caratterizzato e (in alcune sacche di resistenza “intellettualoide”) tuttora caratterizzano diverse produzioni culturali, ma è pur vero che svariate tracce di un movimento che sa essere brioso e sensibile, colto ed appassionato e soprattutto intelligentemente trasversale, da qualche tempo sul nostro territorio si sta muovendo. Faccio riferimento alle attività dell’Associazione “Seventh Degree” (guidata da Liberato Marzullo, con la direzione artistica di Antonello Mercurio) che da un pugno di anni sta spingendo l’acceleratore verso una dimensione d’organizzazione culturale veramente vivace ed articolata. Un’organizzazione che proprio in quest’anno ha avuto il suo più forte momento di rappresentazione e coesione territoriale. L’associazione, che nasce nella specificità musicale (centrale è l’attività dell’Ensemble Vocale dell’Università di Salerno diretta da Ermenenziano Lambiase) nel tempo ha cominciato a muoversi verso tutte le esperienze culturali.
Proponendo una sorta di modello d’eccellenza per le attività produttive nate dalla tensione creativa. Non solo musica quindi, ma anche arti visive, teatro, letteratura, cinema e formazione. Tra gli eventi che hanno segnato quest’ultima stagione primaverile voglio ricordare la seconda edizione degli “Incontri d’Ateneo” (tra marzo e maggio). Un’iniziativa di matrice didattica e formativa che “utilizza” la musica nella sua dimensione contaminata ed interattiva con le più svariate forme artistiche e del sapere. Questa seconda edizione degli “Incontri d’Ateneo”, decisamente ricchi ed originali nella proposta transgenerazionale dei relatori, è stata un invito all’ascolto che ha saputo intrecciare dialoghi tra le differenti espressioni (il cinema; l’estetica di Aby Warburg) ed i supporti diffusivi (la radio); i maestri del Novecento (Edgar Varese) e la ricerca delle matrici narrative che si nascondono dietro la musica (il tango); la contaminazione tra teatro e musica (“Il pallone aerostatico”) ed il rapporto tra parole e musica (la critica); l’omaggio ad un grande musicista salernitano (Franz Carella) e le derive elettroniche e digitali della nostra contemporaneità (il glitch sound)… Insomma la musica come motore generativo e di riflessione. Altro capitolo che ha abitato la nostra città in maniera densa e produttiva sono stati gli incontri “Arti di maggio”, promossi nell’ambito delle manifestazioni di “Salerno a porte aperte”, dove la sensibilità musicale si è trasformata in un vero e proprio modello d’organizzazione culturale. E qui le proposte, che hanno trasformato tanti luoghi del centro storico in palcoscenico, hanno attraversato l’ambito della produzione pittorica (con le esposizioni di Danilo Maestosi, Antonio Masini e Pier Paolo Lista), il teatro audio-visivo (con la performance di fakta/framedada), la musica classica (da Mozart a Morricone, passando per il flamenco e il jazz). La forza trainante, entusiastica ed aggregante che è riuscita a realizzare tutto questo è sicuramente indicata nella persona di Antonello Mercurio un musicista e docente del Conservatorio con una marcata propensione verso l’organizzazione culturale (tra le altre cose con Erminia Pellecchia ha diretto la sezione “musicale, letteraria ed artistica” di “Quello che passa al Convento” un raffinato laboratorio d’incontri culturali presso il Convento di San Michele che da febbraio a maggio ha donato alla nostra città un importante spaccato culturale di respiro nazionale).
La centralità organizzativa di Antonello Mercurio è quella di sentire e saper trasmettere la fenomenologia del “lavoro intellettuale” come un’energia per scoprire non soltanto il bello ed il piacere, ma anche la valorizzazione attiva della propria città e la voglia di condivisione (un agire che soltanto chi vive nel profondo la visionarietà, la concretezza e l’incantesimo della musica può realizzare). |