L’economia FRENA, ma cresce l’export:
presente grigio e futuro incerto per Terra di Lavoro
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L’economia FRENA, ma cresce l’export:
presente grigio e futuro incerto per Terra di Lavoro
L’esame congiunturale dell’Istituto Tagliacarne per la VI Giornata dell’Economia
colloca la provincia di Caserta tra quelle cosiddette “ad alto impatto”
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Rallenta sensibilmente la crescita del Pil, cala l’occupazione, il turismo è in stallo. Il tradizionale rapporto elaborato dall’Istituto Tagliacarne per Unioncamere fotografa uno scenario a tinte fosche per l’economia di Terra di Lavoro. L’unico dato rassicurante è quello relativo all’export che fa registrare un incremento del 20,2%.
Per il presidente della Camera di commercio, che il 9 maggio scorso ha illustrato i dati congiunturali relativi alla provincia di Caserta, nel corso della tradizionale Giornata dell’economia «la provincia di Caserta si trova nel gruppo delle province cosiddette “ad alto impatto”, cioè tra quelle che potrebbero risentire in misura significativa del rallentamento dell’economia italiana previsto per il 2008».
Come a dire, che se il presente è grigio, il futuro immediato non appare certo più roseo.
É una relazione improntata al realismo quella di Mario Farina, che fa riferimento peraltro alla congiuntura negativa che coinvolge l’economia mondiale. «Nel 2007 - afferma - l’Italia ha registrato il tasso di crescita più contenuto tra i Paesi più industrializzati, attestandosi all’1,5%, a fronte di una media del G7 del 2,3%. Per il 2008 le previsioni sono ancora più critiche: l’oscillazione dovrebbe essere tra lo 0,3 e lo 0,6%. E Caserta è destinata rimanere in questo ventaglio».
E la ragione - secondo il presidente della Camera di commercio - va ricercata soprattutto nella struttura del tessuto produttivo di Terra di lavoro, all’interno del quale, «oltre ad imprese ad elevato contenuto tecnologico, ce ne sono tante che operano in settori ormai maturi». Per rimettere in moto o sviluppo, dunque, occorre in primo luogo «rafforzare il ruolo della provincia nel sistema degli scambi e dei traffici internazionali». Ciò vuol dire, «non solo dotarsi delle infrastrutture necessarie, ma anche integrarle con una offerta di servizi logistici», come precisa il consigliere Salvatore De Biasio, agganciandosi all’argomento tematico della VI Giornata organizzata da Unioncamere, quello delle infrastrutture, appunto.
«Risulta perciò determinante il consolidamento dell’interporto di Maddaloni-Marcianise, attraverso la creazione di un centro intermodale connesso con la rete infrastrutturale», sottolinea il presidente dell’Interporto Sud Europa. «All’interno dell’Ise - argomenta - sono già insediati operatori nazionali ed internazionali capaci di offrire il più ampio spettro di servizi. E sono già in fase di realizzazione ulteriori ampliamenti. Dal completamento dell’opera deriveranno concreti benefici per l’intera economia del territorio, e nuove opportunità per le piccole e medie imprese. Non tenere conto di questi aspetti significa impedire la crescita economica e sociale dell’intera provincia», sottolinea De Biasio, con riferimento tutt’altro che velato alla Regione Campania, cui imputa evidentemente, per usare un eufemismo, una scarsa attenzione verso questa opera.
Ma vediamo nel dettaglio le cifre elaborate dall’Istituto Tagliacarne.
Tra il 2006 e il 2007, in provincia di Caserta, il prodotto interno lordo è aumentato solo dello 0,6% fronte dell’1,7 della media nazionale e del 3,8 di quella nazionale. Ma la difficoltà del sistema economico provinciale nel produrre ricchezza appare ancor più evidente prendendo in considerazione il valore del Pil pro capite (15mila 568 euro), che colloca Caserta al 96esimo posto nella graduatoria delle 103 province italiane e al penultimo posto tra quelle campane: è una cifra che risulta inferiore di mille euro al dato regionale (16.570) e di 10mila a quello nazionale (25 mila 862). Vale a dire, che un cittadino casertano produce appena il 60,2% di un connazionale medio.
Nel 2007, comunque, la ricchezza complessiva ha sfiorato i 14 miliardi di euro. A far da traino, come al solito, le costruzioni, che - tra il 2003 e il 2006 - sono cresciute del 28,5%. Buona anche la performance dei servizi (+11,8%). Mentre l’industria in senso stretto ha subito una flessione (-0,7%), comunque inferiore all’andamento regionale (-5,8%), e in controtendenza al dato quello nazionale (+4,6%). Tiene, invece, l’agricoltura (+3%).
Anche la vitalità del tessuto produttivo sembra piuttosto appannata: solo di 423 unità il saldo attivo nel 2007: è il più basso in assoluto degli ultimi anni, anche a causa dell’elevata mortalità. Per rendere l’idea, nel 2006 era di 1782; nel 2005 di 2051. Ne risente, ovviamente, l’occupazione: nel 2007 si sono persi 5mila posti di lavoro. La popolazione in età lavorativa sfiora le 279mila unità: gli occupati sono il 42% (-1,2%); il tasso di disoccupazione è dell’8,6%.
Nota positiva, come si diceva all’inizio, solo per l’export. Invero, la capacità di orientare le produzioni verso i mercati esteri cresce in maniera notevolissima in provincia di Caserta: +20,2%, dopo che era aumentato dell’11,7 anche lo scorso anno. Germania, Regno Unito, Francia e Svezia e Spagna, i principali mercati di riferimento. Le tlc, la plastica, l’agroalimentare, i settori trainanti.
In forte stallo, infine, il turismo: sono stati appena 49mila i viaggiatori stranieri che hanno raggiunto Caserta nel 2007. Hanno speso complessivamente circa 27 milioni di euro, con 506mila pernottamenti. Ma il confronto è impietoso: Napoli ne ha avuto 1 milione 853 mila; Salerno, 387mila. Pochi anche gli arrivi italiani (109mila). E la colpa non può essere certo attribuita all’emergenza rifiuti, che è scoppiata solo negli ultimi mesi dell’anno.
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