di Raffaella VENERANDO
L'interVISTA - «Turismo al Sud,
una “rete”ci salverÀ» - CON Vincenzo Lombardi
L'intervISTA -«Napoli deve puntare
ad un turismo alto» - CON TERESA NALDI
L'intervISTA -«C’È bisogno di cooperazione
tra pubblico e privato» - CON Lorenzo Cinque
«Napoli deve puntare
ad un turismo alto»
Teresa Naldi,
Presidente Sezione Turismo
Unione Industriali di Napoli
Presidente, cosa si aspetta dall’estate 2008?
Il turismo napoletano è in crisi. I danni prodotti dall’emergenza rifiuti sono pesanti ancora di più per Napoli città che per il resto della provincia, anche se è evidente che, essendo Napoli l’hub della provincia, gli effetti negativi per il comune capoluogo si ripercuotono su tutta l’area metropolitana. Ma quello che è peggio è che se gli operatori stanno attualmente lavorando meno, non hanno ancora toccato con mano le reali dimensioni del problema. La vera crisi si avvertirà nel 2009. I tempi di programmazione dell’industria turistica hanno infatti un arco di almeno uno-due anni. L’allarme mediatico inevitabilmente lanciato a seguito della crisi dei rifiuti spinge i tour operator, come le organizzazioni congressuali, a escludere Napoli dalle mete consigliate. Per attenuare i contraccolpi di quanto sta accadendo bisognerebbe immediatamente progettare e dare attuazione a tutti gli interventi necessari a ripristinare la normalità superando l’emergenza, documentando e comunicando tale attività con la stessa enfasi usata dai media per descrivere la crisi attuale.
Come è cambiato il modo di scegliere la vacanza?
In effetti la crisi napoletana accentua nel nostro territorio le tendenze negative in atto a causa della cattiva congiuntura internazionale. Il numero di turisti diminuisce, mentre quelli che si mettono in viaggio spesso riducono i periodi di permanenza. Gli annullamenti di prenotazioni sono maggiori che in passato. Dal canto loro, gli operatori non possono che prendere atto di questo fenomeno oggettivo, cercando quotidianamente di limitarlo. Inoltre, sulla base delle esigenze determinate dalla crisi economica, le politiche di marketing hanno dovuto prevedere anche un abbassamento medio dei prezzi.
La stagionalità è da sempre uno dei limiti del turismo nella nostra regione e non solo. Ma un turismo per tutte le stagioni sarebbe possibile realizzarlo?
Per quanto riguarda Napoli, la stagionalità è un limite che condiziona prevalentemente la provincia, in cui si realizza una grossa fetta del turismo balneare. In provincia il problema non è solo la stagionalità, ma anche la nuova o accresciuta concorrenzialità di zone come Sharm el-Sheikh. Non è un problema facile da risolvere, si deve puntare sull’offerta di servizi sempre più qualificati e con costi concorrenziali ma parametrati a ciò che si offre. Per limitare i danni occorrerebbe inoltre adeguare il calendario scolastico italiano a quello europeo. Circa il 50% del nostro turismo è costituito da italiani, che si muovono di solito durante le vacanze scolastiche. Se si facesse come in altri paesi europei, limitando le vacanze estive a un mese e fissando altri periodi di 15 giorni nel corso dell’anno, cambierebbero le abitudini degli italiani e si allungherebbe la stagione. Diverso è il discorso per Napoli città, che invece può e deve mirare a un turismo “alto”, di matrice culturale. La città, come anche siti archeologici quali Pompei o Ercolano, ha componenti di attrazioni fortissime nella storia e nella cultura, non solo nel leisure. Il suo non è dunque un turismo stagionale. Le potenzialità non ancora sfruttate tuttavia sono enormi. Basti pensare a quanti flussi aggiuntivi di turisti potrebbero concretizzarsi con la realizzazione della struttura da 5.000 posti prevista alla Mostra d’Oltremare. Ma il discorso cade soprattutto sulle criticità di base che non rendono ancora fruibile adeguatamente Napoli e che, finché non verranno risolte, continueranno a impedire il dovuto sviluppo di tutte le tipologie di turismo. |