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Progetto Ri-energy: valgono oro gli scarti ortofrutticoli e i rifiuti
Presso Confindustria Caserta è stato attivato un tavolo di concertazione
tra Seconda Università e imprese per l’utilizzo di bioenergia e biocombustibile
di Furio Cascetta, docente Sun delegato del rettore all'Innovazione
e Concetta D'Orio, ingegnere del Centro regionale di competenza Bioteknet
I rifiuti rappresentano la fase finale di ogni ciclo di vita, l'ultimo anello di una catena che congiunge due grandi serbatoi: quello delle materie prime e delle risorse naturali e quello dell'entropia.
Il progresso dell'ultimo secolo ha notevolmente accelerato il prelievo e il consumo di risorse e ha, allo stesso tempo, accorciato la catena dei cicli di vita, portando al paradosso estremo dei prodotti “usa e getta” e “monouso”. Ciò ha determinato uno squilibrio dell'intero “sistema pianeta” e un depauperamento di materie prime ed energia. La sfida di questo secolo sarà quindi quella di riallungare la catena dei cicli di vita e soprattutto tentare di congiungere l'ultimo anello con quello iniziale, per creare un sistema virtuoso autosufficiente, in grado di recuperare le scorie e gli scarti.
In tale contesto si inserisce l'iniziativa avviata dalla Seconda Università degli Studi di Napoli che prevede la realizzazione di un sistema di gestione dei rifiuti integrato, efficiente e moderno e promuove l'utilizzo di fonti rinnovabili per la produzione di energia.
É stato pertanto avviato un tavolo di concertazione presso la sede di Confindustria Caserta tra mondo universitario e sistema produttivo campano per affrontare il problema della gestione integrata dei rifiuti non solo in termini di tecnologie di recupero di energia e di materia, ma anche in termini di appropriate iniziative di tipo gestionale che si inseriscono nella filiera che va della produzione dei rifiuti al loro “smaltimento” nella fase del riciclo in linea con le reali esigenze delle imprese campane che operano nel settore dei rifiuti e delle energie rinnovabili.
L'idea-progetto che si intende sviluppare si basa sulla convinzione che l'emergenza rifiuti che da anni sta martoriando la nostra regione potrebbe finire in tempi non tanto lunghi attraverso una corretta filiera di riduzione, riciclaggio, recupero, riuso dei rifiuti e attraverso l'utilizzo di nuove tecnologie che utilizzino i rifiuti stessi come biomassa per la produzione di materia e di energia.
Le risorse per attuare l'ambizioso, ma importante progetto, potrebbero essere rinvenute nell'ambito della prossima programmazione dei fondi Por che colloca il settore delle fonti rinnovabili tra i settori strategicamente più interessanti per quanto riguarda sia la ricerca scientifica, sia la concreta realizzazione di nuove realtà produttive, in un mercato energetico in continua espansione.
Il progetto potrebbe rappresentare un'importante occasione di riscatto per la nostra regione, ormai devastata dall'emergenza rifiuti dal lontano 1994 e in continua crisi energetica.
L'aspetto innovativo del progetto è rappresentato dall'idea di “riutilizzare” materia prima a basso costo e cioè rifiuti, con particolare riferimento ai rifiuti provenienti da attività agricole, ai rifiuti mercatali e soprattutto a quelli provenienti dalla filiera bufalina, quali il siero di latte, per recuperare materia, producendo biocombustibili ed energia, producendo biogas.
Infatti negli ultimi anni i prezzi del petrolio continuano ad aumentare e la bioenergia è divenuta nuovamente un'opportunità e il fatto che nella maggior parte dei casi i biocombustibili possano essere utilizzati unitamente alla benzina, li rende un'alternativa di facile applicazione. Alcuni paesi, soprattutto in America, hanno cominciato, da tempo, ad implementare ambiziosi piani per riutilizzare la biomassa.
Il mercato bioenergetico si divide tra etanolo, un sostituto della benzina, e biodiesel, un sostituto del diesel. Il mercato dell'etanolo, da 19 milioni di tonnellate, è dominato dal Brasile e dagli Usa. Il Brasile produce 10 milioni di tonnellate di etanolo, in gran parte ricavato dallo zucchero (il 50% della locale produzione totale di zucchero viene convertita in etanolo). Gli Usa producono 8 milioni di tonnellate, in gran parte dal granturco.
L'impiego delle biomasse in Europa soddisfa invece una quota abbastanza marginale dei consumi di energia primaria, rispetto alla sua potenzialità e nel quadro europeo dell'utilizzo energetico delle biomasse, l'Italia si pone in una condizione di scarso sviluppo, nonostante l'elevato potenziale di cui dispone.
Negli Stati Uniti, però l'utilizzo di biomasse per la produzione di biocarburanti e di energia ha fatto crescere notevolmente i prezzi di materie prime importanti, quali appunto il granturco, l'idea quindi di non utilizzare materie prime tradizionalmente impiegate per la produzione di biocombustibili ed energia, ma di riutilizzare scarti provenienti da settori particolarmente sviluppati nella nostra regione appare la soluzione migliore dal punto di vista sia della sostenibilità ambientale, sia della sostenibilità economica.
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