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  Dicembre 2012

Articoli n° 09
NOVEMBRE 2007
 


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La sfida del Mezzogiorno riparte
dalla coesione e dall’identitÀ del territorio

Agostino Gallozzi
Presidente Confindustria Salerno


Il workshop organizzato da Confindustria Salerno nei giorni scorsi sulle tematiche dello sviluppo locale e della responsabilità sociale d'impresa ha consentito un'ampia riflessione sulle dinamiche di crescita delle cosiddette "piastre territoriali". L'intervento di Aldo Bonomi, studioso autorevole delle tante identità economiche e produttive che compongono il mosaico italiano e meridionale in particolare, ha favorito l'analisi di alcuni aspetti che la realtà imprenditoriale negli anni scorsi ha in qualche modo "trascurato". Mi riferisco alla necessità di immaginare un percorso di "riappropriazione" del senso di appartenenza al contesto economico, produttivo e sociale del territorio in quanto fattore dinamico di crescita. Un territorio che veda i propri attori avere poca o scarsa coscienza di sé - in quanto elementi fondanti di una comunità - è destinato a perdere il controllo dell'evoluzione che necessariamente dovrà affrontare, guardando in maniera positiva ed equilibrata al futuro.
Intorno a queste tematiche è bene che si svolga un approfondimento che chiami ovviamente in causa le classi dirigenti del Paese, tra le quali si inserisce a pieno titolo anche quella che è stata definita da Bonomi la "neo-borghesia" eticamente responsabile. Al di là di come si vuole indicare questa tipologia di imprenditorialità, mi pare che si possa affermare che sono proprio queste punte avanzate del mondo delle imprese a portare una ventata di ottimismo e di voglia di fare anche al Sud. Anzi, forse in misura maggiore al Sud. Credo, infatti, che la presenza diffusa di crescenti esempi di impresa etica e globale nel Mezzogiorno siano il segnale di una piena consapevolezza con la quale occorre guardare alla sfida dei mercati nell'ottica della competizione basata sulla competitività e sulla capacità di proporre innovazione di prodotto e di processo. In altre parole: la qualità dei beni e dei servizi si associa ad una visione senza frontiere, pronta a recepire in tempo reale il cambiamento della domanda e ad adeguare l'offerta, accettando la sfida anche in aree del mondo spesso individuate solo come competitors e non come potenziali nuovi mercati da conquistare. Ma in molti casi manca un tassello importante.
La competizione tra aree del mondo si basa sulla "costruzione" di "piastre territoriali" coese e strategicamente orientate a proporre un'offerta complessiva ed organica. É necessario, cioè, rendere i sistemi locali più forti, maggiormente "infrastrutturati", dotati di una macchina pubblica capace di creare le condizioni migliori per fare crescere le imprese. E, soprattutto, in grado di interagire - sia dal punto di vista dei collegamenti logistici che sotto il profilo delle reti immateriali - con i mercati maggiormente attrattivi.
Senza la "messa a fuoco" di un'identità precisa di che cosa siamo e di che cosa vogliamo diventare - è questo l'argomento di fondo - sarà, però, difficile giocare un ruolo da protagonisti nell'economia dei prossimi anni.

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