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  Dicembre 2012

Articoli n° 01
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A Montella le migliori ghiande degli dei

Il castagno, per secoli, ha sfamato con i suoi "semi" le popolazioni rurali, costituendone la base alimentare. Per questa ragione fu definito "l'albero del pane". Le ghiande degli dei, come le definivano i Greci, dal punto di vista nutrizionale sono simili al frumento e al riso. Fresche hanno un elevato contenuto calorico (circa 160 calorie/100 gr), un buon contenuto di fibre, un eccellente contenuto di zuccheri, una discreta quantità proteica, una bassa percentuale di grassi e buone quantità di sali minerali. Una varietà particolarmente apprezzata di castagne è coltivata e raccolta nel cuore dell'Irpinia, all'ombra dei monti Terminio e Cervialto ad una altitudine compresa tra i 500 e i 1000 m nei comuni di Montella, Bagnoli Irpino, Cassano Irpino, Volturara Irpina, Nusco e Montemarano, tutti in provincia di Avellino. Ma quella di Montella è stata la prima in Italia, nel 1996, a ottenere il riconoscimento di qualità IGP. Appartenente alla varietà della "Palummina" (piccola colomba) di forma rotondeggiante con la faccia inferiore piatta, la base convessa e di pezzatura media, essa rappresenta una delle maggiori fonti di reddito per i paesi dell'area in cui si produce. La produzione ad Avellino è documentata a partire dal VI e V sec. a.C., ma furono i Longobardi, nel 571 d.C. a regolamentare per primi con legge la coltivazione e lo sfruttamento dei castagneti, preziosa risorsa non solo per la produzione di farina, ma anche per l'utilizzo del pregiato legno usato nelle costruzioni e nell'artigianato. Diverse sono le forme di impiego: la consumazione allo stato fresco o secco, intere o sgusciate o attraverso la preparazione di sfarinati. L'essiccazione della castagna, che viene realizzata su circa la metà del prodotto raccolto, ha alle spalle una lunga tradizione. Fino a non molto tempo fa, infatti, in Irpinia le castagne venivano essiccate all'interno delle abitazioni dei contadini, adagiate sul pavimento del solaio per sfruttare il fumo e il calore che arrivava della cucina sottostante. Nasceva così, soprattutto nel periodo natalizio, la Castagna del Prete, fiore all'occhiello della castanicoltura irpina, dal delicato aroma di affumicato che contrasta con il sapore leggermente dolce del frutto.

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