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  Dicembre 2012

Articoli n° 9
NOVEMBRE 2006
 


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abusi e rimedi

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destino dell’area assentita

La conciliazione amministrata dalle Camere di Commercio

La Cassazione sentenzia ancora sul mobbing

Basilea 2: un’opportunitÀ di crescita per le imprese

Basilea 2: un’opportunitÀ
di crescita per le imprese

kDonato PALOMBELLA

Sempre più spesso si parla di quest’accordo. Cerchiamo di capire cosa nasconde

La banca è chiamata a valutare il rischio di investimento
in funzione della organizzazione dell’impresa cliente

gennaio 2007 - salvo proroghe dell'ultimo minuto - sarà pienamente operativo il cosiddetto accordo di Basilea 2 che, pur interessando principalmente il sistema bancario, incide prepotentemente sul sistema-impresa. Appare opportuno attirare l'attenzione sui cambiamenti in atto in quanto si ha l'impressione che le Aziende - nonostante i numerosi convegni susseguitisi negli ultimi anni - non abbiano ancora una chiara percezione del problema.
In sintesi le norme di Basilea sono accordi internazionali tra le Banche Centrali dei paesi aderenti al G10 relativi ai requisiti patrimoniali delle istituzioni bancarie e creditizie. L'accordo obbliga le banche ad accantonare quote di capitale (di garanzia) proporzionali al rischio derivante dai rapporti di credito assunti con i clienti. Si crea, quindi, un rapporto proporzionale tra il "rischio assunto" e gli "accantonamenti": ad un maggior grado di rischio, corrispondono maggiori accantonamenti e, conseguentemente, a cascata, maggiori costi per l'istituto bancario e tassi d'interesse più alti per le imprese. Il Comitato per la Vigilanza Bancaria è stato istituito in tempi relativamente recenti (nel 1974); si tratta di un organo di consultazione che si riunisce a Basilea presso le Banca dei Regolamenti Internazionali. Il Comitato non ha funzioni normative ma formula semplici proposte e linee guida la cui indiscussa autorevolezza, peraltro, acquista valore vincolante per tutte le Banche Centrali.
Il primo accordo di Basilea risale al 1988; il documento introduce un sistema abbastanza semplice basato su un rapporto inscindibile tra il capitale detenuto dalla Banca e le operazioni che questa può finanziare.
L'obiettivo è impedire all'istituto di concedere finanziamenti superiori al proprio capitale per evitare - nell'interesse economico delle nazioni - il possibile fallimento di un'impresa bancaria.
Il primo accordo concentrava l'attenzione sull'operazione da finanziare (trascurando la posizione del richiedente). Ad ogni "categoria di operazione" corrispondeva un "grado di rischio". Col tempo questo criterio si è dimostrato inadeguato rispetto alla necessità di tutelare i mercati finanziari. La banca, infatti, per lucrare un tasso di interesse più remunerativo, poteva preferire di concedere il finanziamento al cliente con un profilo di rischio più elevato.
Il problema è stato evidenziato dalle Autorità centrali che, alla fine degli anni '90 (giugno 1999), hanno iniziato a lavorare per creare uno stretto collegamento tra il rischio assunto dalle banche e le concrete capacità delle imprese: nel 2004 nascevano gli "accordi di Basilea 2". Il nuovo sistema sposta l'attenzione sul soggetto proponente l'operazione; in questo contesto una stessa iniziativa può assumere un grado di rischio più o meno elevato in considerazione del soggetto attuatore. Prende piede il cosiddetto "rischio operativo" definito come «il rischio di perdite dirette e o indirette risultanti dall'inadeguatezza o dalle disfunzioni di procedure, risorse umane e sistemi interni». Viene introdotto il "rating" ovvero un criterio oggettivo di valutazione delle capacità dell'impresa.
In sostanza la Banca è chiamata a valutare il rischio dell'investimento non più in funzione dell'operazione da finanziare ma dell'organizzazione dell'impresa-cliente che la propone; più questa sarà solida ed organizzata, minore sarà il rischio creditizio, maggiore la possibilità di accedere al credito (e quindi più contenuti i costi che l'Azienda dovrà sopportare).
Poniamo che una iniziativa venga proposta da una impresa familiare incentrata sulla figura del singolo imprenditore. Cosa potrebbe accadere se, per una malaugurata ipotesi, l'imprenditore non fosse in grado di provvedere ai bisogni dell'Azienda? Questa cadrebbe in crisi irreversibile! Se, viceversa, fossimo di fronte ad una Azienda organizzata, la sostituzione del management produrrebbe certamente uno scossone che sarebbe peraltro facilmente superabile. Da qui la necessità, per le banche, di valutare la struttura organizzativa dell'Azienda-cliente.
Con l'avvento del nuovo anno tutti saremo costretti a fare i conti con le nuove disposizioni: per le imprese è essenziale organizzarsi per evitare di farsi cogliere impreparate. Occorre considerare, infatti, che il sistema premia l'organizzazione interna della società, più questa è strutturata, maggiori saranno le possibilità di accedere al credito, minore il costo del denaro.
Appare del tutto inutile sottolineare che le PMI - ed ancor più le micro-imprese - saranno fortemente penalizzate, a tutto vantaggio delle aziende di maggior dimensione che, potendo far affidamento non solo su una struttura organizzativa complessa, ma anche su specifiche tecniche di comunicazione finanziaria, saranno agevolate nell'accesso al credito. Occorrerà mettere da parte i concetti relativi alla riduzione dei costi interni per concentrarsi maggiormente su aspetti organizzativi, bisognerà imparare a curare anche la comunicazione finanziaria. Con l'avvento di Basilea 2, infatti, sarà di vitale importanza l'ottenimento di un rating elevato.
Ne consegue un impegno rilevante sia per le Banche che per le Imprese. Queste ultime, se vorranno accedere al credito, dovranno imparare a strutturarsi in maniera diversa rispetto al passato, affinando (o introducendo ex novo) strumenti tesi a migliorare la trasparenza della propria informativa economica, finanziaria e di progetto per permettere alle Banche una valutazione del merito creditizio che ha - rispetto al passato - un margine di discrezionalità ben più limitato.
Appare inutile sottolineare che Basilea 2, influenzando direttamente la misura ed il costo del denaro, è destinato a diventare un elemento cruciale per lo sviluppo strategico dell'impresa. Quindi non una minaccia, ma un elemento di propulsione ed una opportunità di crescita per chi riuscirà ad adattarsi ed a utilizzare a proprio vantaggio le nuove regole.

Giurista di Impresa
dpalombella@dirittoeprogetti.it

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