Occupazione 2010: un nuovo “magazzino” di competenze ICT
Roberto TRIOLA
Il futuro delle imprese del settore dipenderà
da quanto le politiche governative sosterranno il rilancio della ricerca
L’attuale scenario dell'ICT mondiale ed italiano ci presenta un settore a "geometria variabile" che si ridisegna giorno per giorno a causa delle continue ondate di evoluzione tecnologica, dell'incessante riassetto nel sistema dell'offerta e dei fornitori, dell'inevitabile accorciamento del ciclo di vita delle competenze. Per interpretare l'andamento dell'occupazione e delle professioni nell'ICT italiano occorre, quindi, considerare che lo scenario di fondo è caratterizzato da una continua fase di trasformazione del settore. Secondo i dati relativi del rapporto 2006 sull’occupazione e le professioni realizzato da Federcomin, il settore ICT è caratterizzato nel 2005 dalla presenza di 112.600 imprese che occupano 674.000 addetti. Tale comparto si conferma molto vivace in termini di "nascite imprenditoriali" con un tasso di iscrizione di nuove imprese pari a +25,3% a fronte di un tasso del settore Industria e Servizi del 20,9%. A proliferare sono, in particolare, le ditte individuali (+61,1% contro il +32,9% registrato nel settore delle imprese del settore Industria e Servizi).
Per quanto riguarda l'occupazione nel periodo 2001-2005 il settore ICT ha registrato una tendenza a una maggiore flessibilità del mercato del lavoro: la differenza tra addetti totali e quelli a tempo pieno è passata infatti da 28.100 unità a 54.800 (+95%), con un tasso di incremento medio annuo pari a circa il 18%.
È molto probabile che, nel breve periodo, l'occupazione ICT continui a scontare la fase di razionalizzazione che il settore sta attraversando, caratterizzato da un processo di concentrazione attraverso acquisizioni e fusioni tra medie e grandi imprese e una forte natalità di piccole start-up innovative.
Se limitiamo la nostra osservazione alle sole imprese dei comparti IT e TLC, senza includere i media e la distribuzione, notiamo che il più alto tasso d'entrata per le assunzioni previste si registra per le micro-imprese sotto i 10 addetti (+7,6%), che evidenziano altresì il saldo più consistente (+3,4%). Le imprese che esportano o che effettuano innovazioni organizzative o di prodotto/servizio dichiarano i livelli di assunzione più elevati (37-39% rispetto alla media del 23,9%). La modalità di assunzione prevalente dichiarata dalle aziende riguardo alla tipologia di contratto è quella a tempo indeterminato (53,2%). Permane una situazione di difficoltà di reperimento per gli skill più richiesti: 4.510 assunzioni previste (il 25% del totale) riguardano figure difficili da reperire. I dati dimostrano in maniera lampante l'urgenza di "accompagnare" le piccole imprese nei processi di crescita dimensionale, l'unico mezzo che hanno per poter rimanere competitive.
Nel medio periodo il settore non crescerà in linea di continuità rispetto al passato: sarà, invece, caratterizzato da un breakthrough strutturale generato dall'evoluzione delle tecnologie ICT e dalla convergenza che queste stimolano nei comparti del settore. Nei prossimi cinque anni, infatti, l'evoluzione tecnologica e dei modelli di business modificherà profondamente le professionalità richieste dal settore ICT, che dovranno essere sempre più orientate alla multidisciplinarietà, alla tecnologia ma anche alle competenze di processo e di settore. Queste complesse trasformazioni comportano, già da oggi, un approccio "qualitativo" piuttosto che "quantitativo" verso il mercato del lavoro e le risorse umane, con il ricorso da parte delle imprese a nuovi skill nonché ad interventi mirati di formazione continua. Una stima proiettata al 2010 prevede che i nuovi professionisti dell'ICT saranno oltre 21mila (che al netto delle uscite dal settore si tradurranno in un saldo pari a circa 11mila nuovi occupati).
Sembra che le imprese non dovranno più far fronte al noto skill shortage (la carenza di risorse umane altamente specializzate e parcellizzate), quanto allo skill gap (la carenza di professionisti qualificati sì, ma soprattutto trasversali, in grado di superare l'attuale, elevata, parcellizzazione delle competenze).
Le nuove tecnologie che hanno fatto il loro ingresso nei mercati dell'IT, delle TLC e dei Media ci offrono oggi grandi opportunità, poiché sono sempre più facilmente accessibili e utilizzabili. Ma il problema vero, che va risolto anche con il sostegno di nuove politiche industriali, è come trasformare tali opportunità in realtà per favorire una crescita stabile dell'economia, delle imprese e dell'occupazione nell'ICT.
Il futuro delle imprese e dell'occupazione del settore dipenderà, tra l'altro, da quanto le politiche governative saranno in grado di sostenere il rilancio della ricerca, (soprattutto nel segmento software) e di indirizzare correttamente lo sviluppo armonico del comparto delle TLC e di quello dei Media.
Il Presidente di Federcomin, Alberto Tripi ha sottolineato che «ogni giorno la domanda si evolve e le imprese dell'ICT - da sempre sulla frontiera della rivoluzione tecnologica - sono chiamate a trovare continuamente risposte tempestive alla crescente richiesta di innovazione, contenuti, servizi. Questo scenario impone capacità di cambiamento alle imprese e apre nuovi orizzonti all'occupazione. La domanda "nuova" del mercato si traduce infatti in una domanda nuova di competenze, di creatività e di skills da parte delle imprese. Ciò significa che le imprese ICT sono continuamente impegnate a rinnovare il "magazzino delle competenze" rappresentato dai propri addetti, per non essere tagliate fuori dal mercato. L'avanzata irreversibile della Società della Conoscenza rappresenta una grande opportunità di lavoro e di nuovi profili professionali. È questa la prospettiva che si apre e che riguarda soprattutto le giovani generazioni. In una società demograficamente e lavorativamente "anziana", occorre investire sulle risorse giovani e sulla crescita dimensionale delle piccole imprese. Pesano su tutto ciò le criticità e le rigidità di un sistema-Paese ancora poco orientato alla ricerca, all'innovazione e alla formazione delle nuove generazioni. Come dimostra in modo evidente - ha concluso Tripi - il testo dell'ultima Finanziaria».
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