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  Dicembre 2012

Articoli n° 9
NOVEMBRE 2006
 


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Finanziaria, occasione sprecata
La falsa partenza del governo-Prodi



Andrea PRETE
Presidente Confindustria Salerno

La prima legge finanziaria del governo-Prodi impone più di una riflessione, purtroppo, negativa. A cominciare da un'evidenza che è stata constatata da più parti: lo sbilanciamento sul versante delle entrate (e, quindi, dell'imposizione fiscale) rispetto ad un piano di investimenti serio per il rilancio dell'economia. Insomma, se da un lato non si è affatto "tagliata" la spesa, dall'altro si è pensato bene di inasprire i prelievi. L'esatto contrario di quanto dichiarato in campagna elettorale. A dimostrazione di una certa incoerenza tra i programmi e le scelte effettive. Come pure risulta insopportabile lo "scostamento" tra gli annunci del Dpef e la legge di bilancio: due documenti connotati da strategie ed opzioni non coincidenti, a conferma di una instabilità davvero difficile da decifrare per quanti vorrebbero investire e lavorare sulla base di elementi certi e chiari.
Ma il quadro è ulteriormente aggravato da alcune scelte che lasciano percepire una divaricazione molto profonda tra politica, istituzioni e Paese reale. Nella finanziaria la riduzione dei costi nella Pubblica Amministrazione è più formale che sostanziale. E nulla si dice di provvedimenti che pure - a costo zero - avrebbero potuto incidere sul funzionamento della macchina pubblica. A cominciare dalla semplificazione di procedimenti che altro non fanno che aumentare la capacità di interdizione di un certo tipo di "mala-burocrazia". O dell'abolizione di leggi francamente incomprensibili soprattutto sotto il profilo dell'aggravio delle incombenze - in termini di risorse umane da impiegare e di meccanismi "bizantini" da attivare - come, per esempio, quella sulla privacy.
Al di là dei provvedimenti che puntano al contenimento dei tetti di spesa (peraltro in maniera miope, per quanto concerne il cosiddetto patto di stabilità), si assiste al perpetuarsi di "consuetudini" che pesano sulle spalle dei cittadini. Continua, cioè, la girandola di sprechi e di prebende frutto di criteri partitici e clientelari.
L'approvazione del cuneo fiscale non può essere valutata nella sua reale portata senza tenere conto dei limiti imposti dal "de minimis", sebbene adesso sia in fase di rimodulazione in sede comunitaria.
La vicenda, infine, del Tfr lascia spazio ad una serie di argomentazioni che offrono una rappresentazione del rapporto con le imprese non certo lineare. La decisione del Governo di fare confluire in un fondo dell'Inps le liquidazioni non destinate alla previdenza complementare, per quanto, alla fine, emendata e circoscritta, riflette l'idea di coprire mancati tagli di spesa pubblica con l'accesso a risorse terze. Un modo di procedere che palesa un approccio assolutamente non condivisibile.
Se, poi, aggiungiamo a questo quadro generale il contesto campano, individuiamo elementi per sostenere che la situazione è ormai diventata davvero difficile. I casi dell'addizionale Irap e dell'accise sulla benzina già sono un peso improponibile e inconcepibile per un territorio che intende essere competitivo. Per non parlare delle condizioni complessive nelle quali le imprese sono costrette ad operare (illegalità diffusa, inquietante deficit di ordine pubblico, rifiuti, energia eccetera).
E, allora, altro che finanziaria di largo respiro. Ci sembra, invece, che sia prevalsa una concezione massimalista che contraddice in maniera sostanziale l'idea di spingere sulla leva della crescita e dello sviluppo, procedendo sulla strada delle liberalizzazioni e dell'incentivazione di una sana competizione di mercato. Una falsa partenza che, probabilmente, non sarà facile correggere in corsa, mentre il Paese continua a perdere colpi e ad accumulare ritardi.

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