Il fenomeno interporti:
tra logistica e intermodalitÀ
Francesco Saverio COPPOLA
Nel Nord est i principali interporti,
ma nel nostro Paese molte sono
le infrastrutture in fase di allestimento
Sull'onda del successo ottenuto con "Le vie del mare: lo sviluppo del sistema portuale meridionale nel contesto internazionale", l'Associazione Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (soci fondatori: Banca OPI SpA, Compagnia di San Paolo, Istituto Banco di Napoli - Fondazione San Paolo, Sanpaolo Banco di Napoli e Sanpaolo Imi Investimenti per lo Sviluppo) sta realizzando la sua prossima ricerca sul tema della logistica integrata, consapevole che la valorizzazione dei porti passa attraverso un più elevato livello di integrazione tra strutture portuali e piattaforme logistiche. Trasformandosi da semplice servizio di trasporto a ciclo integrato, la logistica moderna presuppone l'esistenza e la funzionalità di un sistema intermodale, che trova nell'interporto la struttura che meglio riflette le attuali tendenze evolutive. L'interporto, anzi, può essere considerato la struttura logistica intermodale e integrata per antonomasia, consentendo di soddisfare contemporaneamente due esigenze divenute prioritarie nel trasporto merci: sviluppo dell'intermodalità; offerta di servizi essenziali e completi alle merci, alle imprese e alle persone.
Il suo ruolo di terminale, ossia di centro di cambio di modalità di trasporto, consente, infatti, di concentrare i flussi di merci per poi ottimizzare i percorsi e le consegne mediante l'uso specializzato di differenti mezzi, in modo da migliorarne le rispettive prestazioni e ridurne l'incidenza economica complessiva, fornendo un apporto fondamentale al trasferimento del traffico merci di lunga percorrenza dalla strada alla ferrovia, secondo gli obiettivi dell'Unione Europea in tema di contenimento del sempre più congestionato traffico stradale. Ma all'interno dell'interporto la merce non viene solo movimentata: le attività logistiche si integrano con quelle di produzione e commercializzazione grazie all'offerta di un sistema integrato di prestazioni aggiuntive, che costituisce il reale plus valore in grado di indurre gli operatori logistici a installarsi all'interno dell'area interportuale. Nonostante le strutture operative risultino già ben avviate, gli interporti non costituiscono ancora una realtà consolidata all'interno del panorama nazionale, dove la loro distribuzione ancor più che limitata appare non omogenea, con molte infrastrutture in fase di progettazione o di allestimento.
Dall'esame dei dati risulta che le strutture interportuali sono concentrate soprattutto nel Nord est con 7 interporti esistenti, 4 nel solo Veneto, regione in cui sono ubicati i principali nodi logistici del nostro Paese, sia per traffici che per la qualità dei servizi logistici offerti. Il Quadrante Europa di Verona, realizzando circa il 30% di tutto il traffico combinato nazionale e oltre il 50% del traffico internazionale combinato italiano è, infatti, il primo interporto in Italia per movimentazione di merci su ferro. Anche nel Sud sono presenti 7 interporti che, tuttavia, si trovano per la maggior parte, in una fase di operatività variabile. All'interno del Mezzogiorno si distingue la regione Campania, che grazie alla sua posizione geografica centrale e alla presenza di due interporti in fase di espansione (Marcianise-Maddaloni e Nola) e di uno in costruzione (Salerno-Battipaglia), si candida a diventare la principale piattaforma del Mediterraneo, in vista della zona di libero scambio del 2010. L'interporto di Nola, già operativo dal 2000 è, in particolare, l'unico di rilevanza nazionale a realizzare nel sud Italia la completa interconnessione tra le quattro modalità di trasporto (aria, gomma, acqua, ferro).
Segue il Centro con 6 interporti, tra i quali l'interporto di Bologna, dove lo scorso anno sono state movimentate 4.510.000 tonnellate di merci (di cui 2.210.000 tonnellate di traffico intermodale), con un aumento del 3% rispetto al 2004. Cinque sono, invece, gli interporti ubicati nel Nord ovest, di cui 4 in Piemonte. Le regioni dell'Italia centrale e Nord occidentale si distinguono per il più alto numero di interporti in progettazione che interessano esclusivamente l'area laziale e lombarda. Allo stato attuale, infatti, le due maggiori città italiane, Milano e Roma, non dispongono di un'area immediatamente adiacente dedicata interamente alla logistica e al trasporto intermodale. Per soddisfare le necessità dell'intero territorio nazionale non è sufficiente, tuttavia, aumentare semplicemente il numero degli interporti perché questi vanno approvati ed allocati solo là dove esistono le condizioni di mercato che giustificano un'offerta massiccia e variegata di servizi logistici concentrati in un medesimo luogo. Salvo casi eccezionali, la mancanza di un approccio sistemico a livello normativo ha finito, invece, per favorire una proliferazione di iniziative estemporanee ed esorbitanti, al fine di evitare la quale, nell'ottica di una ormai prossima completa definizione del sistema interportuale nazionale, sarebbe opportuno prevedere, invece, anche la possibilità di una rete di infrastrutture complementari e di supporto agli interporti, che consenta a quest'ultimi di fornire un concreto contributo alla razionalizzazione del trasporto merci ed al riequilibrio modale.
Direttore Associazione SRM
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